Epoche di cambiamento richiedono approcci innovativi e il coraggio di rivedere anche le tradizioni più consolidate. In un mondo tecnologico fatto di minacce tecnologiche, le Forze armate devono fare un salto di qualità non solo in termini di mezzi ed equipaggiamento, ma anche e soprattutto di forma mentis. Questo quanto è emerso dal Forum sulla formazione che disegnerà il futuro delle Forze armate italiane
Il potenziamento dello strumento militare nazionale passa (anche) dalla formazione. I membri delle Forze armate devono essere messi in grado di affrontare scenari analitici sempre più complessi che richiedono una formazione specifica che permetta loro di muoversi con sicurezza nella vastità del panorama informativo odierno. Questo il tema al centro del primo Forum nazionale della formazione interforze che si è tenuto al Centro alti studi per la Difesa (Casd). L’evento, organizzato su input del sottosegretario alla Difesa Isabella Rauti, ha portato per la prima volta il tema della formazione del personale a livello interforze e ha visto la partecipazione dei vertici delle quattro branche delle Forze armate. Presenti al forum erano infatti il capo di Stato maggiore dell’Esercito, il generale Carmine Masiello, il capo di Stato maggiore della Marina, l’ammiraglio Enrico Credendino, il capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, il generale Luca Goretti e il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, il generale Salvatore Luongo. Presente in videoconferenza anche il ministro della Difesa Guido Crosetto, il quale ha inaugurato i lavori.
“Oggi, oltre ai domini tradizionali, terrestre, aereo e marittimo, le sfide si estendono ai nuovi domini, cyber, spazio, dimensione subacquea”, ha affermato Crosetto, sottolineando come il passaggio di tempi abbia influito poderosamente sulle prerogative della Difesa moderna. “Questi temi”, prosegue il ministro, “cruciali per la sicurezza, sia a livello nazionale che internazionale, impongono un’evoluzione decisa e rapida nella preparazione delle nostre Forze armate. In un mondo che si evolve rapidamente, infatti, viviamo scenari complessi, che sono caratterizzati da nuove sfide, che inevitabilmente portano a nuove preoccupazioni, nuove minacce, non sempre visibili, difficilmente identificabili, sempre più difficilmente”.
Anche l’ibridazione degli strumenti di difesa e offesa ha aggiunto un ulteriore strato di complessità all’equazione della sicurezza nazionale e internazionale. Nell’epoca degli attacchi informatici e delle strategie di destabilizzazione, la Difesa si estende anche ad ambiti che finora non erano convenzionalmente racchiusi entro il perimetro di interesse delle Forze armate. Come ricorda Crosetto: “In questo momento nella Nato si sta decidendo di aggiungere un ulteriore dominio, il cognitivo, a dimostrazione di quanto giochino un ruolo cruciale la disinformazione e le fake news”. Questi cambiamenti impongono riflessioni profonde la creazione di “una strategia che vada oltre l’approccio tradizionale e guardi al futuro. È necessario sviluppare le competenze per interpretare, comprendere e fronteggiare queste complessità”.
Solo chi intercetterà per tempo questo cambiamento nel paradigma, finora esclusivamente dicotomico, tra mondo civile e militare riuscirà a mettersi nelle condizioni per non essere colto alla sprovvista. Secondo Crosetto, il forum rappresenta la migliore espressione di questa consapevolezza da parte della Difesa nazionale ed evidenzia che “gli istituti militari con un approccio innovativo dovranno puntare su una formazione avanzata, dalla capacità di analisi, di gestione, di integrazione di dati, all’adozione di soluzioni tecnologiche innovative che consentano di prendere decisioni più rapide e consapevoli, dall’intelligenza artificiale al quantum computing, dai big data alla difesa dagli attacchi cyber”.
Dunque, esattamente come le competenze che in passato erano rigidamente separate tra civile e militare dovranno ora mescolarsi, lo stesso dovranno fare le attività addestrative delle varie branche delle Forze armate. Nelle parole del ministro: “dobbiamo costruire percorsi di formazione che promuovano una sinergia tra Esercito, Marina, Aeronautica, Arma dei Carabinieri e non soltanto. Allo stesso tempo dobbiamo essere consapevoli che la tecnologia da sola non basta. Il capitale umano è il vero asset strategico. La preparazione dei nostri giovani si basa su un lavoro di squadra, sul rispetto reciproco e sulla leadership. È la forza del gruppo associata al perseguimento degli obiettivi comuni che determina la buona riuscita di questo percorso formativo condiviso”.