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Energia, spazio e auto. Tutti i business che legano Argentina e Italia

Tra i due Paesi c’è sempre stato un feeling industriale piuttosto forte, corroborato da una robusta presenza italiana. E ora i dogmi ultraliberisti e le privatizzazioni a oltranza del presidente argentino possono dare una nuova spinta agli investimenti tricolore

Era lo scorso febbraio quando Javier Milei, il presidente dell’Argentina, riuniva a Villa Madama, alle pendici di Monte Mario, un piccolo gotha dell’industria italiana. Ora, a distanza di nove mesi, è toccato a Giorgia Meloni volare nella terra delle pampas, Paese che per vicende storiche e culturali è legato a doppio filo all’Italia. Da Rio, dove ha preso parte al G20 e con un accordo di partenariato italo-indiano aggiornato e arricchito in tasca, Meloni ha intrapreso la sua prima visita in America Latina dall’assunzione del suo incarico a Palazzo Chigi.

Anche in Argentina, Paese più volte vicino al default e alle prese con una pesantissima ristrutturazione del debito sovrano, resa ancor più complessa da un’inflazione stellare, il canovaccio è stato quello visto con l’India. Ovvero rafforzare la cooperazione economico-commerciale che, hanno chiarito fonti di Palazzo Chigi, “presenta un elevato potenziale di crescita grazie anche alle oltre 300 imprese italiane, che impiegano più di 16 mila lavoratori e hanno un giro d’affari di quasi 3 miliardi di euro. L’attenzione si focalizzerà, in particolare, sui settori dell’energia e in quelli ad alto valore”. Sull’onda di quella mileinomics che ha come dogma la ritirata dello Stato per far posto ai privati. E dunque anche ad aziende straniere.

Tutto molto in linea con quanto emerso nei precedenti incontri tra i due leader del 14 giugno, al Vertice G7 in Puglia, dove l’Argentina era presente come Nazione invitata nella sessione Outreach e del 23 settembre a New York, a margine della 79esima Assemblea generale delle Nazioni Unite. Occasioni nelle quali i due leader, oltre ad affrontare le principali questioni di attualità internazionale, hanno sempre confermato la comune volontà di rafforzare le relazioni bilaterali. “L’Argentina è il punto di riferimento dell’Italia in America Latina”, ha detto Meloni, alla Casa Rosada, nelle dichiarazioni al termine del bilaterale con il presidente argentino.

“Con il Presidente Milei, ha aggiunto Meloni, abbiamo deciso di lavorare fondamentalmente su più direttrici: la prima è ovviamente la collaborazione politica, abbiamo concordato di scrivere insieme un piano d’azione Italia-Argentina 2025-2030 che individui i settori principali della collaborazione bilaterale su cui concentrare i nostri sforzi e le nostre energie. La seconda direttrice verso la quale vogliamo rilanciare il nostro impegno comune è quella del contrasto al crimine organizzato. Siamo determinati a combattere il narcotraffico, la corruzione, il riciclaggio, l’infiltrazione nel sistema economico e sociale, il traffico di esseri umani”.

Ma quale la consistenza del filo rosso del business che lega Italia e Argentina?  Tra le principali aziende italiane attive nel Paese sudamericano, figurano alcuni dei più importanti gruppi industriali nei settori automotive (Stellantis, Iveco, Pirelli), energia (Camuzzi, Enel), edilizia, infrastrutture e Oil&Gas (Ghella, Mapei, Saipem, Techint, Trevi, Webuild), food & beverage (Campari, Ferrero, Fratelli Branca, Gancia), assicurazioni (Generali) e spazio (Telespazio). Accanto ad essi, numerose sono le piccole e medie imprese, sempre italiane, che operano nei settori più diversi, dalla meccanica ai veicoli, dall’energia, alle infrastrutture, dalle telecomunicazioni all’industria della salute, dai trasporti all’agroalimentare, dal software alla cosmetica. Non stupisce che nei primi sei mesi del 2024 l’Italia ha rappresentato, a livello globale, l’8° fornitore e il 19° cliente dell’Argentina confermandosi, tra i paesi Ue, al 2° posto come fornitore (dopo la Germania).

Va detto che l’Argentina può rappresentare per le imprese italiane una piattaforma privilegiata verso il Mercosur, lo spazio di mercato unico dell’America meridionale, vantando livelli di preparazione universitaria e professionali comparabili con quelli europei, oltre ad una manodopera meglio qualificata rispetto ad altri paesi dell’area. A ciò si aggiunge una forte tradizione nel campo scientifico e tecnologico (è il paese latinoamericano che vanta più premi Nobel) grazie anche agli ingenti investimenti effettuati dallo Stato nell’ultimo decennio. Non è un caso se, per esempio, Telespazio, partecipata da Leonardo, vanti una robusta presenza consolidata in tutta l’America Latina, Argentina inclusa, con sedi e uffici in Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica e Perù, oltre a un network di centri spaziali e teleporti in Argentina e Brasile.

L’ecosistema è insomma positivo, anche sul versante energetico. Buenos Aires è tra i principali produttori mondiali in derrate agricole e prodotti agro-alimentari, con una conseguente importanza del comparto delle macchine agricole. Ma il Paese detiene le seconde riserve al mondo di shale gas e le quarte di shale oil e ciò rende il settore degli scavi e dell’esplorazione di primario interesse per gli investitori stranieri. Molto ricca di materie prime, l’Argentina è anche al sesto posto a livello mondiale per possesso di risorse minerarie (dopo Cina, Perú, Filippine, Brasile e Cile) e ci si aspetta che nei prossimi anni la sua posizione avanzi grazie alle sue ingenti riserve di oro, potassio, argento, boro, litio (una delle maggiori riserve al mondo) e rame.

Tornando alle imprese italiane, anche Enel ha puntato forte in questi anni sul Paese sudamericano. E questo nonostante la strategia 2024-2026 del gruppo guidato da Flavio Cattaneo (che alla vigilia della trasferta di Meloni ha incontrato, a Rio, Milei) prevedesse disinvestimenti mirati per ridurre il debito e concentrarsi sui Paesi core. In linea con questo piano, la società ha per esempio successivamente ceduto due centrali termoelettriche, Dock Sud e Waterfront, a Central Puerto, incassando 102 milioni di dollari. Tuttavia, l’arrivo di Milei alla presidenza, con le sue politiche economiche favorevoli alle imprese, ha impattato sui piani del gruppo. I dirigenti di Enel hanno infatti dato fiducia al piano di deregolamentazione dell’economia del nuovo governo liberista di Buenos Aires, così come confermato dallo stesso Cattaneo in conferenza stampa che presentando il piano 2025/2027 del Gruppo ha dichiarato la volanta di continuare a investire nel Paese sud americano.


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