Bruxelles applaude alla legge di Bilancio italiana e al piano strutturale, unitamente a quelli di Grecia e Francia. E boccia chi ha sempre fatto del rigore la sua filosofia. E così i veri malati adesso sono altri
Doppio esame superato per l’Italia alla prima procedura di giudizio, da parte della Commissione europea, sui piani di bilancio in base alle nuove regole del Patto di stabilità e di crescita, manovra inclusa. Dunque la Penisola viene giudicata adempiente, insieme a Grecia e Francia, altri due Paesi a debito galattico, sui requisiti dei piani di bilancio pluriennali assieme a 20 altri Stati, su un totale di 22 programmi finora presentati. E dunque, la legge di Bilancio italiana incassa un sì decisamente pesante.
Ed ecco la sorpresa. Tra i Paesi cosiddetti frugali, invece, Germania e Finlandia “non sono pienamente in linea”, e anche l’Olanda è fuori asse con le raccomandazioni. Estonia, Germania, Finlandia e Irlanda sono state valutate dalla Commissione come “non completamente in linea con le raccomandazioni di bilancio specifiche per paese, poiché si prevede che la loro spesa netta annuale (per Finlandia e Irlanda) e cumulativa (per Estonia, Germania, Irlanda) sia superiore alle rispettive soglie massime”. Peraltro l’Italia è tra i cinque paesi su cui la Commissione europea offre una “valutazione positiva” in merito al periodo di aggiustamento prolungato a 7 anni, sulla base di impegni supplementari su investimenti e riforme (assieme a Finlandia, Francia, Spagna e Romania).
Come si spiega? Paolo Gentiloni, commissario uscente all’Economia, ha chiarito come “per l’Italia direi che i numeri della legge di Bilancio sono in sintonia con le regole e con le raccomandazioni europee. L’obiettivo di riduzione del debito, credo, renda inevitabile una certa cautela nella legge di bilancio”, ha spiegato l’ex premier. “Questa cautela naturalmente non impedisce di lavorare per la crescita, per recuperare il potere d’acquisto delle famiglie ed è confortante il fatto che nonostante questa cautela nella legge di Bilancio lo spazio per gli investimenti pubblici in Italia rimanga molto forte, secondo le stime della commissione gli investimenti pubblici passano del 3,5 del Pil al 3,8 del Pil da quest’anno all’anno prossimo”.
Poi, un invito ai frugali a fare mea culpa. Senza puntare il dito contro nessuno, Gentiloni ha però di fatto rinfacciato a Germania e Olanda, il fatto che aver pressato per regole “rigide” nel Patto di stabilità e di crescita. Un approccio che ora si ripercuote con valutazioni negative su questi stessi Paesi. Chi brinda è l’architetto della manovra, Giancarlo Giorgetti. Che ha ribadito la sua filosofia: “Un giudizio atteso, frutto di una politica economica e di scelte improntate sulla serietà. Procederemo, come fatto finora, silenziosamente e sobriamente”.