La difesa rappresenta un valore aggiunto dello 0,3% del Pil, dice un rapporto dell’Area Studi Mediobanca presentato oggi. Il dibattito con Folgiero (Fincantieri), Serafini (Lockheed Martin), Lami (Mbda), Benigni (Elt), McCartan (Pentagono) e il sottosegretario Perego
Il valore aggiunto attribuibile all’industria della difesa è pari a circa lo 0,3 per cento del prodotto interno italiano nel 2023, si legge. È quanto emerge dallo studio, presentato oggi dal direttore dell’Area Studi Mediobanca, Gabriele Barbaresco e dall’analista Nadia Portioli, sui dati finanziari di 40 multinazionali e di 100 aziende italiane che operano nel comparto della sicurezza, oltre a fornire un approfondimento sulle dinamiche più recenti e prospettiche del settore. I progressi in Europa sulle spese comuni nella difesa rappresentano una risposta al risultato delle elezioni americane con la vittoria di Donald Trump, ha evidenziato Alberto Nagel, amministratore di Mediobanca oggi all’evento di presentazione del documento, dal titolo “The Defense Era: capital and innovation in the urrent geopolitical cycle” e moderato da Flavia Giacobbe, direttore di Airpress e Formiche.
Sulla difesa “per anni si è fatto di nascosto, è arrivato momento di comunicare, perché viviamo in un momento in cui si parla di armi nucleari tattiche”, ha dichiarato Pierroberto Folgiero, amministratore delegato di Fincantieri, durante il dibattito. “Le aziende della difesa che hanno un piccolo complesso in questo senso, devono fare un passo avanti. Se dobbiamo convincere i contribuenti a allocare la spesa pubblica sulla difesa, dobbiamo fare passo avanti”, ha aggiunto sottolineando poi l’urgenza di “superare la frammentazione industriale” in ambito europeo per superare inefficienze, costi elevati e ostacoli all’interoperabilità tra i Paesi membri.
Emanuele Serafini, vice president Western Europe Lockheed Martin, ha sottolineato il ruolo di Leonardo, “primo parter strategico” dell’azienda americana e su cui c’è voglia di continuare a investire in particolare nel settore spazio, e di Fincantieri, che è il secondo e che ha “una collaborazione decennale negli Stati Uniti”.
Mbda “è un gruppo europeo che incarna una vera integrazione industriale nel settore della difesa”, ha spiegato invece Guido Lami sottolineando l’importanza dell’integrazione non sia in termini di crescita di capacità sia in termini di possibilità di accedere alle risorse, utilizzandole in modo efficace. “Siamo la dimostrazione che l’integrazione non solo si può fare ma ne giova un intero settore, sia in termini di crescita di capacità sia in termini di possibilità di accedere alle risorse, utilizzandole in modo efficace”, ha detto il manager parlando di Mbda.
Domitilla Benigni, direttore generale di Elt Group, si è invece soffermata sull’importanza di valorizzare e integrare l’intero ecosistema della difesa. Dal rapporto “emerge come gli investimenti nel settore della Difesa sono notevolmente aumentati, tuttavia l’Europa continua a non reggere il confronto con gli Stati Uniti”, ha spiegato. “Sicuramente assistiamo ad una presa di coscienza dell’urgenza di rafforzare la nostra autonomia strategica e di raggiungere una propria indipendenza. Ma per renderci autonomi e garantire continuità operativa alle forze armate, dobbiamo aumentare gli investimenti e soprattutto focalizzarli in modo più opportuno. Allo stesso tempo dobbiamo incentivare una maggiore collaborazione sia tra governi e industria, che tra le industrie stesse, per sviluppare progetti innovativi in modo da evitare un’eccessiva frammentazione e una inutile duplicazione di competenze e tecnologie”, ha aggiunto. Elt Group continua a focalizzarsi sulla sua competenza core e oggi più che mai strategica, ovvero “la gestione dello spettro elettromagnetico oggi abilitante nei nuovi contesti multidominio dove è la superiorità informativa a fare la differenza”, ha spiegato ancora. “L’electronic warfare e il cyber sono oggi al centro di questo cambio di paradigma. Ma come azienda di nicchia dobbiamo essere parte di progetti più grandi, il nazionalismo deve essere superato da una integrazione europea delle migliori competenze”, ha concluso.
Glenn McCartan ha presentato la Defense Innovation Unit del Pentagono, ovvero l’ufficio che lavora con le startup che sperano di fare affari con il Pentagono, di cui è rappresentante presso il Comando europeo degli Stati Uniti.
Le conclusioni sono state affidate a Matteo Perego di Cremnago, sottosegretario al ministero della Difesa: “Se dobbiamo chiedere, come stiamo chiedendo a livello europeo, di scorporare le spese della difesa dal patto di stabilità, non possiamo chiedere ai cittadini italiani di rinunciare alla sanità, all’istruzione”, ha dichiarato. Poi, rivolgendosi agli investitori, ha detto: “Bisogna guardare alla difesa, lo dico in una banca che non è una organizzazione di charity e quindi deve guardare anche i profitti, che ci sono eccome perché la tecnologia offre grandi opportunità e la partecipazione di un intero tessuto economico e finanziario alla difesa significa concorrere a una missione sacra, quella di difendere i nostri valori e il nostro stile di vita, e significa anche profitti ma soprattutto tecnologie”, ha ripreso rivolto alla platea riunita nella sede di Mediobanca. “Immaginiamo un futuro completamente diverso da quello in cui siamo vissuti. Possiamo essere protagonisti o spettatori. Io vorrei essere protagonista”, ha concluso il sottosegretario.