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Fentanyl e Cina. Quali strategie per la prossima amministrazione Trump?

Con 1.500 morti a settimana, l’abuso di fentanyl ha raggiunto dimensioni preoccupanti negli Stati Uniti. Alla luce delle recenti elezioni, il dibattito si estende alle strategie per limitare il fenomeno nel Paese durante la prossima amministrazione. Ma la gestione del dialogo con Pechino si preannuncia complessa

Nel tentativo di arginare la crisi globale legata alla diffusione del fentanyl, Stati Uniti e Cina hanno costituito un gruppo di lavoro congiunto a inizio 2024 per contrastare la produzione e il traffico di droghe sintetiche. Questo passo arriva in un contesto di crescente attenzione in merito a responsabilità internazionali e misure di contrasto al narcotraffico. Alla luce delle recenti elezioni statunitensi, la questione fentanyl ha buone probabilità di rivelarsi uno dei dossier critici per la prossima amministrazione. Di questo e molto altro si è parlato durante l’incontro “China and transnational crime: fentanyl and beyond” organizzato dalla Georgetown University.

PERCHÉ FA PAURA?

“Anche una piccola dose di oppioidi sintetici può uccidere. Abbiamo visto una drammatica escalation di morti per overdose negli Usa”, ha affermato Vanda Felbab-Brown, direttrice della Initiative on nonstate armed actors e senior fellow presso lo Strobe Talbott Center for Security, strategy, and technology in the foreign policy della Brookings institution. Il fentanyl, infatti, è la prima causa di morte in Usa per la fascia d’età compresa fra i 18 e i 45 anni. Il fenomeno ha raggiunto dimensioni preoccupanti nel Paese con 1.500 morti a settimana.

IL RUOLO DI PECHINO

“Un denominatore comune dei mercati illeciti è che sono guidati da attori stranieri”, ha esordito Virginia Comolli, a capo del programma Pacifico presso la Global initiative against transnational organized crime. Infatti, se da una parte Pechino ha imposto nuove restrizioni sui prodotti chimici utilizzati per la sintesi del fentanyl, mostrando un impegno formale verso il contrasto al crimine transnazionale, dall’altra permangono preoccupazioni sul ruolo del Paese come attore attorno alle reti globali di approvvigionamento e traffico.

L’EVOLUZIONE DELLA SUPPLY CHAIN

Nel 2019 la Cina ha imposto controlli normativi sulla produzione, vendita, esportazione e importazione di fentanyl. Questo tuttavia non ha fermato il traffico illecito verso gli Stati Uniti. Infatti, i broker cinesi hanno cessato di immettere il prodotto finito direttamente all’interno del mercato statunitense, focalizzandosi sul traffico dei precursori della sostanza. La nuova catena di approvvigionamento ha coinvolto le organizzazioni criminali messicane che acquistano i precursori e sintetizzano il prodotto. Questo cambiamento ha portato alla moltiplicazione degli attori, creando un vero e proprio “ecosistema”, come lo definisce David Luckey, professore di Policy analysis presso la Pardee Rand graduate school. “Interferire con e prevenire la produzione di precursori e il loro traffico – ha proseguito – è una delle misure più efficaci per ridurre la quantità di fentanyl disponibile ai fruitori. Cinquantacinque galloni di precursori equivalgono a milioni di dosi sulle strade”.

LA NECESSITÀ DI AGIRE INTERNAMENTE…

“Ci sono vari passi che gli Stati Uniti possono intraprendere per arrestare il ruolo della Cina in questa catena di approvvigionamento”, ha sancito Luckey. “Partendo da un’azione legislativa ed esecutiva sul riciclaggio di denaro e sulle criptovalute fino a raggiungere internet e i social media, ma anche sull’azione delle forze dell’ordine di frontiera e non”, ha aggiunto.

… ED ESTERNAMENTE

Non bisogna dimenticare che anche la cooperazione bilaterale e multilaterale giocherà un ruolo fondamentale nel contrasto al fenomeno, soprattutto in ambito di riciclaggio di denaro, e di azione su dark e clear web. “La Global coalition on synthetic drugs – ha affermato Felbab-Brown – è un meccanismo importante, tuttavia la Cina ha deciso di non prendere parte”. Inoltre, sullo scenario globale nuove potenze farmaceutiche stanno emergendo, fra queste sicuramente l’India, Paese con il quale “impegnarsi in una cooperazione bilaterale è ora fondamentale”, ha aggiunto.

MA ATTENZIONE AL DRAGONE

Durante le ultime tre amministrazioni si è assistito a un graduale deterioramento dei rapporti con la Cina. Il 2024 è stato un anno di svolta grazie all’istituzione del working group. Gli esperti hanno tuttavia sottolineato una strumentalizzazione da parte del Paese della cooperazione in materia “per servire i propri interessi strategici, subordinandola allo stato delle relazioni bilaterali” ha spiegato Felbab-Brown. Una riflessione condivisa anche da Comolli che su Pechino ha aggiunto: “La politica estera e il perseguimento degli obiettivi di sicurezza e interessi commerciali sono fattori chiave che contribuiscono alla crescita di mercati illeciti”. Per questo, con la potenziale introduzione di nuovi dazi da parte del presidente eletto Trump, è importante per il tycoon controbilanciare il rischio di una perdita di cooperazione sul tema fentanyl.


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