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Cacciamine senza equipaggio, l’idea di Francia e Regno Unito che avvantaggia anche l’Italia

I sistemi autonomi e a pilotaggio remoto non sono più solo materia per dibattiti e confronti, ma veri e propri asset cruciali per Forze armate e imprese. Francia e Regno Unito hanno sottoscritto un accordo con Thales per la fornitura di un sistema autonomo di sminamento che in futuro sostituirà completamente le navi con equipaggio. Tuttavia nella corsa ai droni, specialmente subacquei, anche l’Italia può e deve dire la sua 

Le Forze armate del futuro saranno sempre più il risultato di un’ibridazione tra sistemi pilotati da esseri umani e da remoto. In un momento in cui i droni, di ogni foggia e forma, stanno facendo il loro ingresso sul mercato degli equipaggiamenti militari, Francia e Regno Unito si muovono verso una completa remotizzazione dei loro assetti cacciamine. È infatti notizia recente che Thales, l’azienda francese specializzata in equipaggiamenti per la Difesa, fornirà alle Marine di Londra e Parigi una prima versione del suo veicolo a pilotaggio remoto per condurre attività di sminamento subacqueo. La consegna del mezzo è stimata a fine anno per la Francia e a inizio 2025 per il Regno Unito. Il cambio di paradigma è radicale e prefigura un tema più ampio nel dibattito militare ed economico: la progressiva “dronizzazione” delle Forze armate.

L’accordo Francia-Uk con Thales

“Regno Unito, Francia, Belgio, Paesi Bassi e Stati Uniti stanno seguendo una strada molto simile: vogliono avere i loro equipaggi fuori dalle aree minate”, ha detto Chris Cunnell, product line manager di Thales per le contromisure autonome contro le mine, evidenziando come questo apra a diverse opportunità sul mercato per i fornitori di soluzioni avanzate. Il sistema che verrà consegnato alla Royal navy e alla Marine nationale è stato sviluppato nell’arco di un decennio e ha iniziato le prove in mare sul finire del 2020. Il pacchetto di assetti comprende un centro operativo portatile e due tipi di veicoli a pilotaggio remoto, uno di superficie per il rilevamento degli obiettivi e quello che si occuperà materialmente della neutralizzazione sott’acqua. Come spiegato da Cunnell, tutti i sistemi saranno in grado di navigare e operare autonomamente, riducendo sensibilmente l’impiego di personale umano nelle operazioni. Quello delle attività contro-mine è probabilmente un primo terreno di prova sul quale testare la validità di un approccio che preveda una remotizzazione completa di intere funzioni in capo alle Forze armate tradizionali.

Le opportunità per l’Italia

L’Italia è un attore all’avanguardia nel campo della subacquea e delle tecnologie innovative nel settore. Con il suo Polo nazionale della subacquea (Pns), l’Italia è tra i primi Paesi a intendere l’underwater come un dominio a sé. La collaborazione tra il Pns e le aziende del settore sta portando il Paese a sviluppare soluzioni autonome per la sorveglianza dei fondali marini e delle infrastrutture critiche come gasdotti e cavi internet. Inoltre, mentre il mercato si apre a questo tipo di soluzioni, le aziende italiane guadagnano terreno per posizionarsi come fornitori privilegiati per più Paesi e Marine militari. È il caso di Fincantieri, che ha sottoscritto il 9 maggio un accordo con Leonardo per l’acquisizione della linea di business Underwater armament systems (più conosciuta come Wass), operazione a lungo portata avanti e che si allinea con la precedente acquisizione di Remazel. In un momento in cui lo sviluppo tecnologico costituisce più che mai un un fattore di vantaggio, la remotizzazione si conferma come un trend che avrà vita lunga e che premierà quei soggetti che sapranno abbracciarne per primi la portata rivoluzionaria, siano essi Forze armate o aziende del settore.


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