Mentre le forze russe avanzano in Ucraina, l’incertezza sul futuro atteggiamento americano verso il conflitto aumenta con la vittoria di Trump, sollevando timori (o speranze) su un possibile congelamento della situazione sul campo
Il Cremlino sembra essere intenzionato a capitalizzare al massimo dall’attuale fase offensiva in cui sono le forze armate russe a godere dell’iniziativa, costringendo l’Ucraina ad affrontare difficoltà crescenti. A dichiararlo è il massimo vertice militare ucraino, Oleksandr Syrskyi, che sabato ha pubblicato un post su Facebook dove afferma che “La situazione rimane difficile e mostra segni di escalation. Il nemico, facendo leva sul suo vantaggio numerico, sta continuando le azioni offensive e sta concentrando i suoi sforzi principali sulle direzioni di Pokrovsk e Kurakhove”. Proprio nei pressi di quest’ultimo villaggio, secondo quanto confermato tanto da fonti russe che ucraine, si sono concentrati gli scontri nelle ultime ore (si parla di quaranta scontri a fuoco), con i soldati di Mosca impegnati nel tentativo di circondare il centro abitato.
Negli ultimi due mesi, come nota l’Institute for the Study of War, le forze russe hanno intensificato le operazioni offensive in due aree principali: una è quella di Kupyansk, nell’Oblast di Kharkiv; l’altra invece è l’Oblast di Donetsk, nello specifico attorno alle località di Selydove, Kurakhove e Vuhledar. In questo sprint, i russi stanno riuscendo ad avanzare ad un ritmo marginalmente più veloce di quello con cui sono avanzate le precedenti offensive di Mosca negli ultimi due anni, ma “non hanno ancora compiuto avanzamenti significativi dal punto di vista operativo, e in questo periodo hanno compiuto la maggior parte delle loro avanzate attraverso campi aperti e piccoli insediamenti”, scrivono gli analisti dell’Isw.
E anche se le forze russe finiranno per ottenere guadagni significativi dal punto di vista operativo se le truppe ucraine non riusciranno ad arrestare l’impeto offensivo in corso, le difficoltà nel sostenere gli attuali tassi di perdita (con un tasso medio di vittime tra i soldati di Mosca che si aggira sulle 1.271 unità giornaliere, secondo i dati dello Stato Maggiore ucraino, ripresi dal Ministero della Difesa del britannico) porterà ad un esaurirsi della spinta. Che nel frattempo può beneficiare dell’afflusso dei soldati nordcoreani “che si stanno preparando a partecipare a operazioni di combattimento a fianco delle forze russe”, afferma il capo di Stato maggiore di Kyiv. Fino ad ora ci sono stati soltanto sporadici contatti tra il contingente di Pyongyang e i militari ucraini, ma la situazione sembra destinata a cambiare.
Il fatto che Mosca abbia deciso di intensificare i propri sforzi offensivi in concomitanza con la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali americane sembra tutt’altro che una coincidenza. Il neo-eletto presidente statunitense si è infatti esposto più volte durante la campagna elettorale riguardo alla crisi ucraina, affermando addirittura che avrebbe “posto fine alla guerra in un giorno”. Toni iperbolici a parte, è molto probabile che l’amministrazione guidata dal Tycoon si spenderà per un raggiungimento del cessate il fuoco, “congelando” la situazione sul campo di battaglia e garantendo così a Mosca un potere negoziale tanto maggiore quanto maggiore è la porzione di territorio ucraino occupata militarmente. Ignorando le ambizioni della leadership di Kyiv di liberare il resto del Paese.
Un’eventualità rafforzata dalle dichiarazioni di Bryan Lanza, personaggio considerato vicino a Trump, che nelle scorse ore ha dichiarato alla Bbc che la nuova amministrazione “punterà alla pace, non alla riconquista territoriale”, affermando l’impossibilità per gli ucraini di riconquistare la Crimea e facendo indirettamente pressioni affinché Kyiv assuma posizioni più morbide. Anche se lo staff di Trump ha poi smentito le dichiarazioni di Lanza, i timori e le incertezze sul futuro approccio di Washington alla questione ucraina permangono. Tuttavia, fino ad ora si possono fare soltanto speculazioni.