Reazione dura di Meloni agli attacchi contro Unifil, probabilmente legati a Hezbollah. La presidente del Consiglio esprime preoccupazione e indignazione, riaffermando il ruolo dell’Italia nella missione Onu in Libano
“Apprendo con profonda indignazione e preoccupazione la notizia dei nuovi attacchi subiti dal quartier generale italiano di Unifil nel sud del Libano, che hanno causato anche il ferimento di alcuni nostri militari impegnati in missione di pace”, dichiara la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. “Desidero esprimere la solidarietà e la vicinanza mia e del Governo ai feriti, alle loro famiglie e sincera gratitudine per l’attività svolta quotidianamente da tutto il contingente italiano in Libano”.
Un attacco contro il quartier generale italiano della missione Unifil (United Nations Interim Force in Lebanon) nel sud del Libano ha provocato il ferimento di quattro militari italiani. L’episodio rappresenta un grave segnale di escalation in una regione già profondamente segnata da tensioni politiche e sociali. Sebbene non sono ancora del tutto chiare le dinamiche.
Secondo fonti del ministero della Difesa italiano, gli attacchi sarebbero da attribuire a Hezbollah, il gruppo armato sciita libanese considerato uno degli attori più influenti e controversi del panorama politico e militare del Libano. Questo dettaglio accresce la gravità dell’episodio, evidenziando i rischi per i contingenti internazionali operanti nel sud del Paese. Hezbollah è infatti entrata subito nel conflitto regionale in corso contro Israele, avviato dall’attacco mostruoso di Hamas il 7 ottobre 2023.
Gli attacchi contro la missione Onu in Libano arrivano in un momento di forte tensione regionale. Istituita nel 1978, Unifil ha il compito di mantenere la pace lungo la linea di confine tra Libano e Israele, ma negli ultimi anni è diventata sempre più esposta a rischi, soprattutto nelle aree meridionali del Paese, dove la presenza di Hezbollah e altre forze armate non statali rende la situazione particolarmente instabile.
Dal 10/7 i rischi sono ulteriormente aumentati, cresciuti poi esponenzialmente quando Israele ha iniziato l’operazione terrestre contro Hezbollah qualche settimana fa. Già nei prossimi giorni dell’attacco, gli israeliani avevano colpito postazioni onusiane — non è chiaro se per errore o volontà.
Meloni ha sottolineato la gravità dell’accaduto, esprimendo solidarietà ai militari feriti, alle loro famiglie e a tutto il contingente italiano: “Desidero esprimere la solidarietà e la vicinanza mia e del Governo ai feriti, alle loro famiglie e sincera gratitudine per l’attività svolta quotidianamente da tutto il contingente italiano in Libano”.
L’Italia gioca un ruolo centrale nella missione Unifil, con un contingente tra i più numerosi e un impegno storico nel promuovere la stabilità nell’area mediterranea. Gli attacchi contro il quartier generale italiano non solo mettono in pericolo i militari impegnati in missione di pace, ma rappresentano anche un attacco diretto alla comunità internazionale e alla sicurezza collettiva.
Meloni ha ribadito con fermezza che “tali attacchi sono inaccettabili” e ha chiesto un’azione rapida per individuare i responsabili: “Rinnovo il mio appello affinché le parti sul terreno collaborino per individuare in tempi brevi i responsabili”.
La presidente del Consiglio ha posto l’accento sulla necessità di un impegno condiviso per garantire la sicurezza del personale Onu e dei civili nell’area. “La sicurezza dei soldati di Unifil deve essere garantita in ogni momento,” ha dichiarato Meloni, lanciando un chiaro segnale alla comunità internazionale sull’urgenza di affrontare la situazione.
Questi attacchi evidenziano l’importanza di rafforzare gli sforzi diplomatici e di sicurezza in Libano, un Paese che affronta una grave crisi politica ed economica.g
Con le sue dichiarazioni, Meloni ha ribadito il ruolo centrale dell’Italia come attore di pace e stabilità, riaffermando il sostegno al lavoro di Unifil e la vicinanza ai militari italiani impegnati nella missione. Le parole della presidente del Consiglio non sono solo un messaggio di solidarietà, ma un richiamo alla responsabilità collettiva per evitare che episodi simili possano ripetersi.