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Le mire cinesi e l’ultima di Biden. Tutto pronto per il G20 di Rio

Diciannove i Paesi presenti in Brasile (oltre a due organismi regionali come l’Unione Africana e l’Unione europea) che rappresentano circa l’85% del pil mondiale e il 75% del commercio mondiale. Chi ci sarà e di cosa si parlerà a Rio

Ambiente, geopolitica, fame, conflitti e scambi commerciali. Ma anche (o soprattutto) sul tavolo di discussione del G20, evidentemente, ci sarà il cambiamento in corso alla Casa Bianca e come esso influenzerà le future politiche americane. Tutto pronto a Rio per il G20 Brasile 2024, in programma al Museum of Modern Art (MAM) dal 17 al 19 novembre 2024 a cui parteciperà la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Sarà il primo vertice mondiale a cui Joe Biden parteciperà dopo la sconfitta elettorale alle presidenziali, e non è escluso un possibile incontro con il presidente cinese Xi Jinping.

Il summit

Diciannove i Paesi presenti in Brasile (oltre a due organismi regionali come l’Unione Africana e l’Unione europea) che rappresentano circa l’85% del pil mondiale e il 75% del commercio mondiale. La cerimonia di apertura vedrà il lancio della Global Alliance Against Hunger and Poverty, un’iniziativa brasiliana per mobilitare Paesi e organizzazioni internazionali ad accelerare gli sforzi nella lotta contro la fame e la povertà entro il 2030. Secondo lo Sherpa del Brasile al G20, l’ambasciatore Mauricio Lyrio, i principali argomenti sul tavolo sono tre: inclusione sociale, riforma delle istituzioni internazionali e transizioni energetiche.

I capi di Stato saranno protagonisti del primo focus sulla riforma della governance globale, un tema centrale perché si discuterà di come modernizzare le principali istituzioni internazionali, ovvero le Nazioni Unite, il Fondo monetario internazionale, la Banca mondiale e l’Organizzazione mondiale del commercio, anche al fine di ottenere una governance più equa ed efficiente. In secondo luogo grande attenzione verrà riservata alla transizione energetica dal momento che i paesi del G20 rappresentano la maggioranza delle emissioni di carbonio.

Infine il passaggio di consegne il 19 novembre, dal Brasile al Sudafrica, a simboleggiare la continuità delle discussioni e la rotazione della leadership. Il Sudafrica assumerà la presidenza nel 2025, fatto che si intreccerà anche con le peculiarità regionali dell’Africa in un anno chiave.

Chi ci sarà

Sarà presente a Rio il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov che guiderà la delegazione al vertice con l’obiettivo di elaborare un documento “che tenga conto delle realtà multipolari del mondo moderno e di una risposta non politicizzata alle sfide socioeconomiche, che riformi le istituzioni globali e rafforzi il ruolo della maggioranza mondiale nel processo decisionale”.

Molta attenzione sarà riservata a Pechino, dal momento che la Cina non è solo il più grande partner commerciale di Brasile e Perù, ma ha anche una partnership strategica globale con entrambi i Paesi. Attualmente il Brasile è uno dei pochi paesi dell’America Latina che non ha ancora partecipato alla Bri, ma da quando il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva è tornato in carica l’anno scorso, ci sono stati continui segnali di un possibile cambiamento.

Ultimo evento mondiale per il segretario di Stato Antony J. Blinken che dopo Lima, sarà in Brasile, assieme al presidente Biden sia per l’Asia-Pacific Economic Cooperation (Apec) che per il G20, con l’obiettivo di rafforzare ‘impegno degli Stati Uniti nel promuovere una crescita sostenibile e inclusiva e nell’emancipare le comunità in tutta la regione Asia-Pacifico.

La centralità del sudamerica

Un tema sicuramente agganciato al G20 è quello legato alla progettualità che investe il sudamerica, quindi connesso all’Apec, istituzione informale delle economie del Pacifico fondata nel 1989, in svolgimento proprio in questi giorni in Perù. Non solo un’enclave che abbraccia gli Stati pacifici, ma allargata ad altri soggetti come Taiwan, presente nell’edizione del 2024, al fine di promuovere il libero scambio.

Apec coinvolge circa 21 economie che contano per il 50 percento del pil globale e il 40 percento della popolazione globale proprio per sottolineare la centralità dell’area situata nel latinoamerica. Apec intreccia le leadership di paesi come Giappone, Nuova Zelanda, Indonesia, Messico, Thailandia, Vietnam per incrociare posizioni e progetti su varie materie strategiche come sviluppo sostenibile, energia verde e commercio. Ad esempio l’Americas Partnership for Economic Prosperity, o Apep, che è la parte latinoamericana dell’IPEF, o il Comprehensive Progressive Trade Partnership for the Pacific, a cui aspirano nuovi membri tra cui l’Ucraina, ma anche Costa Rica, Uruguay, Taiwan e Cina.

A dimostrazione della centralità del sudamerica va ricordato che in occasione della visita di Xi Jinping all’Apec in Perù, verrà inaugurato un nuovo porto a Chancay, cittadina a nord della capitale Lima, dopo l’accordo sino-peruviano datato 2016 con il colosso Cosco Shipping.



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