Zhong Shanshan, fondatore dell’azienda di acqua in bottiglia Nongfu Spring, si è scagliato contro Pechino e le piattaforme Internet per aver contribuito al sistema dei prezzi al ribasso che sta influenzando la seconda economia mondiale. L’ultimo a esporsi in modo negativo era stato il patron di Alibaba, finito nell’ombra
Le critiche dall’interno al sistema e al governo cinese sono cosa rara, ragion per cui quando si sentono fanno un rumore sordo. Ancor di più se arrivano dall’uomo più ricco della Cina.
Martedì scorso, durante una visita in nella provincia orientale di Jiangxi, Zhong Shanshan, fondatore dell’azienda di acqua in bottiglia Nongfu Spring, si è scagliato contro le piattaforme online. L’accusa è di “aver fatto crollare il nostro sistema di prezzi”. Su tutte il PDD Holdings Inc, che ha giocato sporco proponendo merci a bassissimo costo. “Un sistema come quello di Pindouduo – che fa parte della PDD Holdings Inc, madre anche di Temu, ndr – danneggia gravemente i marchi e le industrie cinesi”.
Mercoledì invece è toccato a Zhang Yiming, proprietario di ByteDance, la società che controlla TikTok, da cui Shanshan ha preteso delle scuse per aver lasciato circolare dei troll che lo mettevano in cattiva luce, criticandolo in seguito alla morte di Zong Quinghou, a capo dell’azienda rivale Hangzhou Wahaha. Quei commenti negativi, oltre che inventati, sono costati ben 20 miliardi di capitalizzazione alla Nongfu e hanno fatto perdere al suo capo provvisoriamente il posto di uomo più ricco del Paese, poi riconquistato.
Shanshan ne ha avuto per tutti, compreso l’intoccabile governo centrale. Il sistema dei prezzi al ribasso, che sta avendo ripercussioni generali sul mercato cinese costringendo i consumatori a rinunciare a sempre più beni o a scegliere quelli più convenienti, è stato alimentato dalla “negligenza” di Pechino che ha acconsentito alle sue storture. Con ripercussioni per tutti, inclusa la Nongfu che ha dovuto ripensare alle sue strategie lanciando una nuova bottiglia d’acqua ancor più economica.
C’è un motivo che giustifica lo sfogo del businessman, ben sottolineato da Bloomberg. Quando parliamo di Shanshan stiamo parlando di un imprenditore che ha costruito la sua fortuna in un’epoca in cui Internet aveva un ruolo marginale, incentrandosi più sulla produzione che non sulla promozione online. Le critiche hanno riguardato non a caso anche gli algoritmi e le aziende che se ne servono per scopi commerciali. Ce ne sono alcune che si basano sul live streaming come canale di vendita, un qualcosa di inconcepibile per Shanshan che le ha definite “aziende senza radici”. La sua promessa, invece, è di “non farlo mai”.
C’è curiosità nel vedere le reazioni alle sue parole. Quando a esporsi in modo netto e antitetico alla narrazione era stato l’altro tycoon, Jack Ma, la situazione è degenerata nel giro di poco. Il fondatore del colosso dell’e-commerce Alibaba è passato dall’essere l’imprenditore più famoso e influente del Paese a mistero nazionale. Tutta colpa di un discorso che aveva pronunciato a Shangai nel 2020, incentrato contro le banche e le autorità di regolamentazione nazionale, che gli hanno fatto pagare tutto. Gli hanno subito messo gli occhi addosso, avviando indagini su Alibaba per presunta condotta anticoncorrenziale, facendo sfumare l’Ipo da 37 miliardi di dollari che aveva lanciato per l’acquisizione di Ant Group. Jack Ma è stato di fatto silenziato e fatto sparire dai radar pubblici. Una lezione che Shanshan spera di non dover imparare sulla sua pelle.
(Foto profilo X-@ZhongShanshan6 )