Il disegno di legge presentato da Guerini rappresenta una svolta epocale per l’Italia: introdurrebbe una visione politica a lungo termine e strumenti per una governance più unificata. Il commento di Marco Mayer
Dotarsi di una strategia triennale per la sicurezza nazionale rappresenta per l’Italia una svolta politica significativa. Questa scelta impone a partiti politici, amministrazioni pubbliche, imprese, sindacati e opinione pubblica di proiettarsi verso il futuro, liberandosi dalla “tirannia del presente” che spesso domina la realtà e la narrativa contemporanea.
La creazione di una strategia di sicurezza nazionale è l’obiettivo principale del disegno di legge recentemente presentato dall’onorevole Lorenzo Guerini, presidente del Copasir. L’auspicio è che riceva un ampio sostegno bipartisan, proceda con una corsia preferenziale e venga esaminato dal Parlamento in tempi rapidi.
Il testo propone una strategia per la sicurezza nazionale che si fonda su cinque pilastri: la definizione degli interessi strategici per la sicurezza della Repubblica; la definizione degli obiettivi strategici della politica estera; l’individuazione di rischi e minacce e le relative attività di prevenzione; l’individuazione delle attività che le autorità pubbliche devono svolgere per la prevenzione delle minacce e dei rischi sopracitati; la protezione degli asset e delle infrastrutture strategiche. Questo quadro stabilisce, finalmente anche in Italia, una visione politica di lungo termine.
Non è più accettabile affrontare materie strategiche e interessi nazionali con una logica frammentata o, peggio, subordinata a micro-interessi particolari. In politica estera, l’uso del Golden Power non può continuare a essere valutato caso per caso, senza un contesto strategico che tenga conto della ricerca tecnologica avanzata a livello globale e delle conseguenti vulnerabilità delle infrastrutture critiche. Lo stesso vale per la cybersicurezza, come dimostrato dalla recente inchiesta a Milano. Esportare il maggior numero possibile di bottiglie di Brunello in Cina è certamente in linea con i nostri interessi economici, ma consentire alla Cina di acquisire il controllo di aziende italiane attive nelle tecnologie duali avanzate, come i sistemi laser, potrebbe non esserlo.
Per quanto riguarda la politica estera, esistono modi diversi di interpretare il ruolo dell’Italia nella Nato e nell’Unione europea. Per garantire un approccio proattivo, è necessario individuare priorità strategiche pluriennali in settori chiave come politiche industriali, agricole, bancarie, energetiche, ambientali e sociali.
Il disegno di legge prevede anche strumenti istituzionali per una governance meno frammentata della sicurezza nazionale. L’Autorità delegata, infatti, si avvicinerebbe alla figura del consigliere per la sicurezza nazionale del presidente del Consiglio. Il Consiglio di sicurezza nazionale si aggiungerebbe all’attuale Cisr, fino a oggi strumento poco utilizzato e spesso limitato a un ruolo puramente consultivo.
La logica della governance proposta è chiara: l’obiettivo è superare la compartimentazione tra dicasteri e la frammentazione delle competenze amministrative, garantendo una collaborazione inter-istituzionale concreta e strutturata attraverso strumenti solidi. In un periodo caratterizzato da grande sfiducia e disaffezione dei cittadini, sia la maggioranza che l’opposizione dovrebbero cogliere l’opportunità di confrontarsi su questi temi cruciali. Viviamo in un’epoca in cui c’è poco spazio per una politica di ampio respiro; non è forse il momento di invertire questa tendenza? Su questioni di tale rilevanza, è necessario definire finalmente un quadro condiviso che permetta una gestione coordinata e unitaria.