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Elezioni Usa, i mercati stanno alla finestra. Rendimenti sotto la lente

Mancano ancora 48 ore all’appuntamento più importante dell’anno. I mercati, finora, si sono dimostrati cauti, consci che per una reazione bisognerà capire chi sarà il successore di Joe Biden. E il primo banco di prova per Wall Street sarà il rendimento dei titolo di Stato

Per i mercati sta per scattare l’ora X. Tra meno di 48 ore gli Stati Uniti sceglieranno il successore di Joe Biden. I mercati, però, non hanno sempre lo stesso metro di misura. Wall Street, per esempio, in questi giorni è rimasta tutto sommato calma, cauta, in attesa. Con rialzi dei listini, ma contenuti. Segno che regna l’incertezza, certo, ma anche che non esiste una reale convinzione sul prossimo inquilino dello Studio ovale, Kamala Harris o Donald Trump. Un effetto, però, c’è stato.

Per esempio, la corsa serrata tra Trump e Harris ha indotto gli investitori a orientarsi verso beni rifugio e a coprire i rischi. Tuttavia, sono d’accordo molti analisti, né il Trump Trade né l’Harris Trade offrono una strategia sicura e garantita, poiché in ultima analisi sarà l’attuazione delle politiche post-elettorali, dunque fiscali, a determinare l’andamento dei mercati. Michael Brown, senior research strategist di Pepperstone London, ha osservato in tal proposito che “la maggiore spinta al rischio, a prescindere da chi vincerà, sarà la certezza del risultato. Perché i mercati desiderano continuamente la certezza”. Messaggio chiaro, nulla accadrà finché non si capirà chi vincerà la corsa.

Ma a urne chiuse, essendo la più grande economia del mondo, con un’influenza senza pari sul commercio globale, sulle prospettive economiche e sulla geopolitica, il processo e l’esito del voto creeranno effetti a catena che avranno un impatto sui tassi di interesse, sulle aspettative di inflazione e, in ultima analisi, sui mercati obbligazionari a livello globale.

Inutile dire che le elezioni presidenziali nella nazione più influente, con oltre 300 milioni di abitanti, provocheranno una notevole incertezza politica sia a livello nazionale che globale. Chi investe nei mercati obbligazionari globali è estremamente sensibile a queste incertezze. È probabile, per esempio, che la domanda di obbligazioni, in particolare Treasury Usa, che sono tipicamente considerate beni rifugio, aumenti durante questo periodo di turbolenza.

Un altro scenario potrebbe portare i mercati obbligazionari nella direzione opposta. Se il futuro leader degli Stati Uniti introducesse rischi politici ed economici più elevati nell’economia più grande del mondo, gli investitori chiederebbero inevitabilmente un premio per il rischio più elevato, facendo salire i rendimenti dei titoli. Ad esempio, se un candidato si dichiarasse favorevole a una spesa fiscale aggressiva, che potrebbe portare a un aumento del debito e dell’inflazione, nonché a un incremento dei tassi d’interesse, i rendimenti obbligazionari potrebbero aumentare in quanto gli investitori si adeguerebbero all’imminente periodo inflazionistico e cercherebbero quindi rendimenti più elevati.


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