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L’Italia è pronta a cogliere la sfida del nucleare. Gava (Mase) spiega come

Di Vannia Gava

L’integrazione del nucleare nel mix energetico nazionale italiano è fondamentale per affrontare le sfide della decarbonizzazione e garantire un futuro energetico sostenibile e sicuro. Le iniziative del governo e l’impegno nella ricerca e nello sviluppo delle nuove tecnologie rappresentano passi decisivi in questa direzione. L’intervento di Vannia Gava, vice ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica

Le sfide legate alla transizione ecologica, la necessità di garantire sicurezza energetica al nostro Paese e la volontà di mantenere un settore industriale nazionale competitivo sono aspetti che rendono il nucleare di nuova generazione una componente essenziale nel panorama energetico nazionale del futuro.

Si tratta, infatti, non solo di una delle soluzioni più efficaci per affrontare le sfide della decarbonizzazione, in grado di coniugare l’esigenza di produrre energia a ridotte emissioni con la necessità di ridurre la dipendenza dall’estero, ma anche dell’unico vettore in grado di soddisfare, negli anni a venire, la crescente domanda di energia che arriverà dal Paese.

Le recenti crisi internazionali hanno impattato pesantemente sui costi dell’energia, evidenziando tutta la nostra fragilità in termini di approvvigionamento energetico. Mettere in sicurezza l’Italia è dunque la priorità di governo, con buon senso e pragmatismo.

Perché, è chiaro, si deve dire assolutamente sì alle rinnovabili, i cui obiettivi di produzione abbiamo provveduto a potenziare, ma non si può pensare che un Paese manifatturiero come il nostro, quindi altamente energivoro, possa tenersi in piedi solo con il sole e con il vento. Né è intelligente restare indietro mentre gli altri Paesi avanzano.

Siamo il Paese di Enrico Fermi, la culla del nucleare, in questo settore possediamo conoscenze avanzate e aziende d’eccellenza. È tempo di superare le false narrazioni ed essere concreti: la tecnologia è andata avanti, il nucleare è oggi energia anzitutto pulita – non produce, infatti, CO2 durante il suo funzionamento, contribuendo così a ridurre le emissioni di gas serra – quindi efficiente e poco dispendiosa dal punto di vista del consumo del suolo, basti pensare che un megawattora (MWh) può essere prodotto in pochi metri quadrati, a differenza del fotovoltaico che richiede estese superfici di terreno; infine è energia continua, programmabile e sicura.

Grazie all’attuale governo, l’Italia sta facendo passi avanti significativi in questa direzione per integrare il nucleare nel mix energetico nazionale. Al G7 Ambiente, energia e clima abbiamo guidato i Paesi verso impegni precisi riguardo l’energia da fissione da fusione; presso il Mase abbiamo attivato la Piattaforma per il nucleare sostenibile, iniziativa che riunisce esperti di enti, università e grandi imprese per definire insieme una strategia nazionale.

Abbiamo anche stanziato i primi fondi per la ricerca (115 milioni di euro dal Mission innovation fund) e costituito un gruppo di lavoro per studiare la necessaria cornice normativa, sì da farci trovare pronti quando la tecnologia sarà matura. Non solo.

Sul fronte della fissione, infatti, l’Italia è parte dell’alleanza dell’industria europea sugli Small modular reactors (Smr), piccoli reattori altamente innovativi che potrebbero essere disponibili già dal prossimo decennio e che offrono grandi vantaggi in termini di sicurezza, efficienza e riduzione degli scarti radioattivi.

Con una potenza compresa tra 10 e 300 megawatt (MW), gli Smr rappresentano la soluzione ideale per soddisfare la crescente domanda di energia senza occupare vasti spazi di terreno. Si pensi che un reattore da 300 MW può operare ottomila ore l’anno, per la stessa produzione con il fotovoltaico sarebbero necessari 2000 MW installati su 2000 ettari di terreno.

Investiamo anche nella fusione. Partecipando a progetti internazionali come Iter in Francia e collaborando con gli Stati Uniti, l’Italia è, infatti, dentro questo percorso per dare forza a una tecnologia promettente che opererà una vera e propria rivoluzione in futuro sul fronte energetico. Si tratta di una sfida che abbiamo accolto nel Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec), in cui ci siamo posti l’obiettivo di integrare il nucleare nel mix energetico nazionale già dal 2035.

Lo scenario è che le tecnologie da fissione e, nel lungo termine, da fusione, possano contribuire al 2050 con 8GW, coprendo circa l’11% dell’energia elettrica totale richiesta. Uno degli aspetti cruciali è il consenso dell’opinione pubblica. Bisogna dire con chiarezza che il nucleare di oggi non è più quello delle generazioni passate; le nuove tecnologie offrono maggiori garanzie di sicurezza e sostenibilità.

Tuttavia, è necessario un grande lavoro di comunicazione e sensibilizzazione per superare i pregiudizi e informare correttamente i cittadini sulle reali potenzialità e i benefici di questa fonte energetica. Su questo fronte ritengo molto apprezzabile l’impegno e la passione delle numerose associazioni, soprattutto composte da giovani studenti, che organizzano le più variegate azioni di divulgazione, dalle assemblee studentesche ai post sui social network.

Menti libere dagli spauracchi e dalle ideologie che documentano, dati alla mano, le potenzialità e le opportunità che le nuove tecnologie offrono. Per concludere, l’integrazione del nucleare nel mix energetico nazionale italiano è fondamentale per affrontare le sfide della decarbonizzazione e garantire un futuro energetico sostenibile e sicuro.

Le iniziative del governo e l’impegno nella ricerca e nello sviluppo delle nuove tecnologie rappresentano passi decisivi in questa direzione. L’Italia, con il suo patrimonio di conoscenze e competenze nel settore, è pronta a cogliere la sfida del nucleare, contribuendo in modo significativo alla sostenibilità energetica e al rafforzamento del sistema produttivo nazionale.

Analisi pubblicata sulla rivista Formiche di agosto


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