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Con l’Ucraina fino alla fine… o forse no? Il bivio di Usa2024

Le elezioni presidenziali negli Stati Uniti potrebbero influenzare in modo determinante il conflitto in Ucraina. Se la vittoria di Harris garantirebbe continuità negli aiuti, dall’altro, quella di Trump potrebbe invece avere esiti imprevisti

Le elezioni americane pendono come una spada di Damocle sul conflitto in corso in Ucraina. Pur non essendo l’unica area ad essere interessata dall’esito delle consultazioni del 5 novembre (ma d’altronde, viene spontaneo chiedersi se esistano affatto aree del mondo su cui queste consultazioni non avranno un impatto di sorta), quale dei due candidati andrà effettivamente ad occupare la Casa Bianca nei prossimi quattro anni trasformerà completamente gli scenari della guerra in corso nell’Europa orientale sin dal febbraio del 2022.

Per Kyiv il sostegno degli Stati Uniti è fondamentale. “Il sostegno politico dell’Europa è indispensabile e le sue armi sono apprezzate, ma le donazioni di aiuti militari da parte di Washington in quasi tre anni di guerra, con oltre sessantaquattro miliardi di dollari, eclissano quelle fornite da tutti gli altri alleati messi insieme”, come notano Emma Graham-Harrison, Shaun Walker e Andrew Roth sul The Guardian. E proprio sul tema degli aiuti i due contendenti in lizza per la presidenza hanno visioni diametralmente opposte.

In caso di una presidenza Harris si prevede che l’approccio dell’amministrazione Biden alla guerra rimarrà invariato. Ovvero nel “sostenere la capacità dell’Ucraina di difendersi dall’aggressione non provocata della Russia”, per usare le parole della candidata stessa. Rivolgendosi al presidente ucraino Volodymyr Zelensky all’inizio di settembre, l’attuale vice-presidente ha affermato che “lavorerà per garantire che l’Ucraina prevalga in questa guerra”. Al contrario, è molto probabile che l’assistenza degli Stati Uniti venga “tagliata” se l’ex presidente Trump venisse rieletto, ha dichiarato l’ex vice-assistente segretario alla Difesa per l’Europa e la Nato durante l’amministrazione Obama Jim Townsend. Che però ha specificato come questa opzione potrebbe essere usata da Trump “come leva su Zelensky” per spingerlo a sedersi al tavolo negoziale. Cosa che ha fatto, seppur in modo diametralmente opposto, anche col Presidente russo Vladimir Putin, dichiarando che gli Stati Uniti daranno all’Ucraina un sostegno ancora maggiore se il leader russo si mostrerà disponibile a cooperare.

Ed è proprio questo lo scenario evocato da una fonte vicina al governo ucraino secondo quanto riportato da Foreign Policy. Secondo la fonte la leadership di Kyiv è “abbastanza tranquilla” riguardo alle elezioni, sapendo che è stato Trump a prendere per primo la decisione di fornire aiuti militari letali all’Ucraina, e a imporre sanzioni su un gasdotto russo verso l’Europa fortemente contrastato dall’Ucraina. “Credono che Putin frustrerà Trump, inducendolo potenzialmente a fornire all’Ucraina un’assistenza militare statunitense più consistente” sono le parole esatte riportate da Fp.

Per quel che riguarda l’adesione del Paese alla Nato, su cui sia lo stesso presidente Zelensky che il resto dell’establishment ucraino hanno spinto a fondo, le prospettive non sono delle più rosee. “Ci occuperemo se e quando si arriverà a quel punto” ha detto Harris durante un’intervista a una domanda sull’invito formale di Kyiv nella Nato, cercando di non affrontare un tema difficile e spinoso come questo. E se la candidata più vicina a Kyiv mantiene un atteggiamento apparentemente neutro (ricordiamoci che l’amministrazione Biden si è schierata formalmente contro l’adesione ucraina all’Alleanza Atlantica), difficile credere che un candidato che minaccia la fuoriuscita di Washington dalla Nato possa fornire speranze migliori.


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