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Mosca lancia il più massiccio attacco di droni dall’inizio del conflitto. Ecco i dettagli

Nella notte tra il 25 e il 26 novembre la Russia ha sferrato il più massiccio attacco di droni registrato dal febbraio del 2022. In parte per ritorsione, in parte per stressare ulteriormente il Paese nemico

Circa un anno fa, Kyiv denunciava quello che fino a poche ore fa era stato il più grande attacco terroristico con droni condotto dalle forze armate russe sin dall’inizio del conflitto nel febbraio del 2022. Ma nella notte tra il 25 e il 26 novembre Mosca ha superato il suo precedente record, lanciando un nuovo e massiccio attacco contro diversi bersagli sparsi in tutto il Paese.

Un totale di centottantotto tra loitering munitions e “droni esca” (a cui si aggiungono quattro missili balistici ipersonici Iskander-M) hanno preso parte all’azione di Mosca; di questi, le forze ucraine affermano di averne abbattuti settantasei, mentre cinque si sono diretti verso la Bielorussia, probabilmente a causa di malfunzionamenti o di interferenze con il sistema di guida. I rimanenti hanno invece colpito i loro bersagli. “Purtroppo, in diverse regioni sono stati colpiti impianti di infrastrutture critiche e sono stati danneggiati edifici privati e condominiali a causa del massiccio attacco dei droni”, si legge in una dichiarazione rilasciata dalle forze aeree ucraine.

Tra le aree più colpite quella della cittadina di Ternopil, nell’Ucraina occidentale. Intervenendo sulla rete televisiva nazionale, il governatore della regione Vyacheslav Nehoda ha dichiarato che l’erogazione di energia è stata interrotta verso il 70% della regione a causa dei danni riportati dalla rete elettrica, specificando che “le conseguenze sono gravi perché l’impianto è stato colpito in modo significativo e questo avrà un impatto sulla fornitura di energia elettrica dell’intera regione per molto tempo”. L’attacco ha anche interrotto le forniture di acqua e calore, ha dichiarato su Telegram il capo del quartier generale della difesa regionale Serhiy Nadal. Oltre a Ternopil, anche l’oblast di Kyiv ha subito dei danni dall’attacco: secondo il governatore Ruslan Kravchenko quattro residenze private, due grattacieli, due garage e un’auto nella regione circostante la capitale sono stati danneggiati dai droni e dai loro detriti; tuttavia, non ci sarebbero stati danni o feriti in città.

L’attacco su larga scala sarebbe una delle “ritorsioni” promesse dal Cremlino per l’utilizzo dei missili americani Atacms contro bersagli siti nella regione di Kursk, utilizzo che è stato confermato dallo stesso Cremlino. Ma dietro quest’operazione c’è anche l’intenzione di Mosca di stressare al massimo le difese ucraine, per cielo e per terra. Accanto all’attacco con droni su larga scala va infatti avanti la spinta offensiva dell’esercito russo nell’Ucraina orientale per cercare di massimizzare la porzione di territorio sotto il proprio controllo. Creando una sorta di psicosi mediatica. Come fa notare l’Institute for the Study fo War, “Il tasso di avanzamento delle forze armate russe dall’autunno 2024 è aumentato notevolmente rispetto a quello del 2023 e del resto del 2024, ma i recenti resoconti dei media occidentali che paragonano i recenti guadagni russi a quelli dell’inizio dell’invasione su larga scala della Russia continuano a descrivere in modo errato la natura graduale e tattica dei recenti progressi della Russia”. Le avanzate delle forze di Mosca non sono infatti inquadrabili in un’ampia operazione di manovra, quanto piuttosto in una serie di guadagni marginali effettuati grazie al vantaggio di cui esse dispongono in un confronto dettato dalle logiche d’attrito. Nell’attesa di un negoziato che la rielezione di Donald Trump ha reso sempre più probabile.

Ma la diplomazia internazionale non sta al momento ignorando l’Ucraina. Nella dichiarazione rilasciata a conclusione dei lavori summit del G7 Esteri svoltosi a Fiuggi pochi giorni fa, l’Ucraina è la prima tematica ad essere ampiamente affrontata, ribadendo come il sostegno occidentale al Paese in lotta contro Mosca rimanga fermo e costante e condannando l’invasione russa e tutti i crimini ad essa collegati. I Paesi-membri affermano che “Il nostro obiettivo finale rimane quello di conseguire una pace globale, giusta e duratura, in grado di ripristinare il pieno rispetto dei principi fondamentali del diritto internazionale, apertamente violati dalla Russia”.



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