Tra pochi mesi potrebbe vedere la luce il primo veicolo pubblico per riportare il nucleare pulito in Italia. E Stefano Buono, fondatore di Newcleo, potrebbe essere dei giochi. In questa intervista spiega perché lo Stivale ha tutto da guadagnarci dall’energia atomica
In questi mesi diverse forze, tutte a latitudini diverse, sembrano convergere verso un obiettivo comune: riportare in Italia un nucleare pulito e di ultima generazione. Da una parte c’è un ritrovato consenso degli italiani (si veda l’articolo dedicato alla sesta edizione dell’Intelligence week, a Palazzo Altieri), che non sembrano più considerare l’atomo come una minaccia, bensì un’opportunità per garantire energia sicura a buon mercato. Dall’altra ci sono i piani del governo, che vanno dritti verso un nucleare di Stato.
E qui il punto. L’Italia potrebbe dotarsi della prima newco a trazione pubblica per lo sviluppo e la messa a dimora di mini reattori, gli small modular reactors, considerati tra i più promettenti per le potenziali efficienze sui costi e l’elevata sicurezza. Guardando ai pesi, Enel avrebbe la quota di maggioranza con il 51%, seguita da Ansaldo Nucleare col 39% e da Leonardo col restante 10%. Attenzione, perché della partita vorrebbe essere anche Newcleo, la startup del nucleare pulito lanciata nel 2021 dal fisico diventato imprenditore, Stefano Buono, che ha già raccolto oltre mezzo miliardo da circa 700 azionisti. E proprio con Buono Formiche.net ha parlato a margine dell’evento a Palazzo Altieri, per capire la consistenza del tutto. Che non sembra essere banale.
“Direi che questa volta ci siamo, in 40 anni sono cambiate tante cose, a cominciare dagli elettori. Oramai c’è una grandissima maggioranza a favore del nucleare, un italiano su due vuole quella energia”, spiega Buono. “Sono numeri rassicuranti, l’Italia ha bisogno di quella tecnologia, sento davvero che è cambiato il vento rispetto a decenni fa e questo mi rende contento. Aggiungo che contiamo sul fatto che la nuova Commissione europea liberi risorse per il nucleare dopo averlo riconosciuto come fonte utile per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione”.
Parlare di nucleare, però, vuol dire parlare soprattutto di tecnologia. Versante in cui l’Italia ha tante carte da giocare. “Sono tre anni che abbiamo cominciato ad assumere italiani, sono circa 400 e adesso le competenze sono molto alte. All’interno della nostra azienda ho trovato un know how elevato e produttivo, dalla Francia, con le cui abbiamo un confronto con le autorità locali, ci hanno fatto molti complimenti. E questo dimostra la qualità e la consistenza delle nostre competenze”.
Quanto alla possibile partecipazione di Newcleo al progetto del governo per un ritorno dell’atomo in Italia, Buono spiega come la startup sia “un nuovo attore in Italia, noi rappresentiamo gli investitori privati e dobbiamo lavorare in sintonia con il pubblico. Siamo e saremo molto contenti di collaborare in ogni forma. D’altronde, mai dimenticare che il nucleare è una tecnologia matura molto sicura che non impatta il territorio e non ha neanche più bisogno del deposito delle scorie”.