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Perché Italia e India sono due Paesi complementari. Parla l’amb. Bartoli

Il piano d’azione tra Italia e India ha l’obiettivo di identificare, a 360 gradi, i settori principali. “Ora inizia la stagione in cui dovremo raccogliere i risultati”, spiega in un’intervista esclusiva a Formiche.net l’ambasciatore italiano a Delhi (mentre a Roma arriva il ministro Jaishankar)

I premier Giorgia Meloni e Narendra Modi lunedì 18 novembre hanno firmato a Rio, al margine del G20, un piano strategico di azione per i prossimi 5 anni. “È un programma di lavoro che identifica dieci aree prioritarie di cooperazione”, spiega a Formiche.net l’Ambasciatore Antonio Bartoli, a Delhi dal 29 luglio. I settori sono dialogo politico; collaborazione economica e investimenti; connettività; scienza, tecnologia e innovazione; transizione energetica; settore spaziale; difesa; cooperazione nel settore della sicurezza; migrazione e mobilità; cultura, turismo e rapporti people-to-people.

“È questo il senso di una partnership strategica. Una collaborazione ad ampio spettro, ma con obiettivi concreti. Il presupposto è una forte intesa politica che si sostanzi in un dialogo strutturato. Parlarsi con regolarità vuol dire scambiarsi idee, lanciare e realizzare progetti”. I due primi ministri si sono incontrati per la quinta volta in due anni. E con intensità proseguirà il dialogo tra ministri (a cominciare da Esteri e Difesa) ma anche alti funzionari. Il ministro degli Esteri indiano, S. Jaishankar, torna in questi giorni in Italia per partecipare al G7 Esteri e ai “Med Dialogues” organizzati dall’Ispi. Il ministro italiano delle Imprese, Adolfo Urso, il sottosegretario alla Difesa, Matteo Perego di Cremnago, arriveranno poco dopo in India (Perego vi era già stato lo scorso anno, quando Urso aveva ospitato il suo omologo Piyush Goyal). “Il vicepremier Antonio Tajani prevede di essere qui nei prossimi mesi per co-presiedere, tra l’altro, un grande business forum”, aggiunge Bartoli.

Eppure non abbiamo esattamente lo stesso approccio geopolitico, Delhi mantiene una relazione con la Russia, si vuole portavoce del Global South. “L’India è una grande democrazia e guarda con sempre maggiore attenzione all’Occidente e al nostro Paese. Il suo ruolo è fondamentale perché il cosiddetto Sud Globale non assuma un atteggiamento anti-occidentale. Certo, Delhi persegue una politica di multi-allineamento, noi invece siamo parte fondamentale di alcune chiare alleanze, dalla Ue alla Nato. Ma tra i due governi c’è un idem sentire: perseguire l’interesse nazionale senza obbedire a logiche precostituite. C’è, come si dice, chimica tra i leader e tra i due Paesi”.

E ci sono anche complementarità oggettive, geomorfologiche e dunque geostrategiche. “Vero: siamo entrambi penisole, proiettate nei rispettivi mari, il Mediterraneo e l’Oceano indiano. E questi mari formano una regione comune: l’Indo-Mediterraneo. Comuni sono le sfide e le opportunità. Noi capiamo che la nostra stabilità e prosperità dipendono anche dall’Indo-Pacifico, lontano geograficamente ma vicino ai nostri interessi. Come Paese esportatore, per noi è essenziale la libertà di navigazione. Ed è così anche per Delhi, da Malacca al Mar Rosso. Per entrambi, la connettività è cruciale, e passa soprattutto per le rotte marittime globali”.

L’India, del resto, ha connessioni con il Golfo e con Israele, interagisce sempre più con l’Europa, ha forti interessi in Africa. Esempio perfetto di questa convergenza di vedute è proprio il progetto Imec, l’India-Middle East- Europe Economic Corridor. L’impegno per l’Imec è uno degli elementi di continuità strategica tra la presidenza indiana del G20, nel 2023, e quella italiana del G7, nel 2024.

“India e Italia — continua Bartoli — sono terminali naturali di quel corridoio tra il subcontinente indiano e l’Europa. Vogliamo siglare un memorandum of understanding di collaborazione tra porti, per facilitare gli scambi di merci e le procedure. Il corridoio può, in prospettiva, diventare un fattore di stabilizzazione e prosperità condivisa per il Medio Oriente. Oltre a rappresentare un moltiplicatore economico è un canale di dialogo e cooperazione tra regioni cruciali per gli equilibri globali. Il corridoio è anche digitale. Con il progetto Blue Raman, la nostra Sparkle sta posando un cavo sottomarino che unisce Mumbai a Genova, per fornire servizi di comunicazione ad alta velocità a operatori telecom, imprese e istituzioni. Oltre un miliardo di indiani sono connessi ad Internet e hanno un cellulare. Non è un caso che abbiamo anche iniziato un dialogo tra governi a proposito di cyber-security”.

L’Italia è sempre più presente nell’Indo-Pacifico. L’anno scorso il pattugliatore Morosini a Mumbai, uno dei gioielli della Marina. Lo scorso ottobre, la portaerei Cavour e la fregata Alpino a Goa, che hanno svolto esercitazioni congiunte con la Marina indiana. Dal 28 di questo mese, Nave Vespucci con il “Villaggio Italia” e tanti eventi a Mumbai. “È una presenza che riflette il sostegno alla stabilità internazionale e la libertà di navigazione. E anche la determinazione nel promuovere il rapporto bilaterale con l’India, le opportunità di coproduzione nel settore difesa e, più in generale, di cooperazione economica. È questa l’altra fondamentale complementarità”, spiega Bartoli.

Un partenariato, quello economico, che a detta dell’ambasciatore presenta margini di crescita su numerosi versanti. Dalle rinnovabili, in particolare solare e biofuel, all’industria 4.0. Dalle tecnologie IT allo spazio. “Si prevede che l’India diventi, nel 2027, la terza economia del mondo, e tre anni dopo anche la terza borsa globale. Solo nel periodo dal 2022 al 2028 il delta della sua crescita dovrebbe superare 2.260 miliardi di dollari, più o meno quanto l’intero Pil annuale dell’Italia. L’India ha bisogno di irrobustire il suo sistema industriale, anche per creare occupazione. E noi siamo la seconda manifattura d’Europa. Il Made in Italy ha grande successo, per via della sua qualità e affidabilità. Il 40% delle nostre esportazioni è in macchinari. Le tecnologie green e le nostre competenza nell’industria del riciclo possono essere cruciali per un Paese alle prese con un forte tasso d’inquinamento ma che punta a soddisfare con le rinnovabili metà del suo fabbisogno energetico entro il 2030”.

L’India ha una popolazione giovane (un sesto dell’umanità, con età mediana 28 anni). E vanta un ecosistema dinamico e innovativo. È il quarto Paese ad essere andato sulla luna. In aree quali esplorazione spaziale, osservazione della terra, satelliti ci sarebbe molto da fare insieme. L’India è anche il terzo per numero di “Unicorni”, come vengono definite le start-up da oltre un miliardo di dollari. “Dobbiamo far dialogare le nostre aziende più innovative. Solo quest’anno, il governo investe in infrastrutture 30 miliardi di dollari. Nel biennio 23-24 sono stati realizzati oltre 5.500 km di nuovi binari. Segnalamento, sicurezza, sostenibilità sono competenze che possiamo apportare. È un treno, il caso di dirlo, che non dovremmo perdere”, sottolinea la feluca.

Una complementarità ci sarebbe anche sul mercato del lavoro, giusto? “Anche in questo caso gli interessi reciproci possono ben armonizzarsi. L’India dovrebbe occupare ogni mese un milione di persone. Noi abbiamo settore professionali in sofferenza. Per questo i governi hanno concluso un accordo sulla mobilità, che consente di portare in Italia personale qualificato indiano, a condizione che sia stato formato in India. Stiamo lavorando ad un progetto pilota, quello sugli infermieri. Ma allo stesso modello potrebbero poi attingere le imprese, per tecnici e ingegneri. Opportunità si aprono anche per il nostro sistema di formazione, professionale e accademica e per la diffusione dell’italiano. Bocconi e Marangoni sono direttamente presenti a Mumbai da anni, con loro sedi. Altre dovrebbero seguire e su questo dall’India c’è grande apertura”.

Dopo un periodo di incomprensioni, il rapporto bilaterale viaggia quindi a pieno regime. E c’è una vasta serie di dossier che definiscono come i due Paesi siano complementari. Per Bartoli, “il piano d’azione, voluto dai due Premier, ha proprio questo obiettivo. Identificare, a 360 gradi, i settori principali. Ma mantenere sempre un atteggiamento pragmatico. Ora inizia la stagione in cui dovremo raccogliere i risultati. Con progetti pilota e iniziative concrete”.


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