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Petrolio proibito. Così Putin e Kim sfidano il sistema internazionale

exxonmobil

La crescente collaborazione tra Russia e Corea del Nord si estende anche all’area energetica con trasferimenti illegali di petrolio confermati da immagini aeree e satellitari. In aperta violazione delle sanzioni internazionali

Sin dall’inizio della guerra in Ucraina l’espansione della collaborazione tra Russia e Corea del Nord è proseguita in modo stabile. Accanto al rafforzamento delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi, avvenuto sia attraverso visite condotte da personalità di primaria importanza che con la ratifica di trattati formali, questo riavvicinamento ha avuto anche conseguenze più pratiche. Basti pensare all’invio di armi e munizioni (e, recentemente, anche di uomini) da parte del regime di Kim Jon Un al sostegno delle forze armate russe impegnate nel conflitto, o al presunto (anche se molto probabile) sostegno tecnologico fornito da Mosca a Pyongyang. Ma in questo consolidamento dei rapporti vi è anche un aspetto legato alle risorse energetiche, che vede i due Paesi partner agire in violazione di quanto deciso dalle Nazioni Unite.

Secondo un’analisi condotta dal Open Source Centre (Osc) londinese e dalla Bbc News, autori di un report relativo proprio a questo fenomeno, da marzo a novembre 2024 sono state registrate più di quaranta visite effettuate da petroliere battenti bandiera nordcoreana al porto russo di Vostochny. Queste navi attraccavano nei pressi di un terminal dedicato al commercio di petrolio gestito dalla società russa Toplivo Bunkering Company, oggetto di sanzioni da parte della Gran Bretagna e di altri Paesi sin dal maggio di quest’anno.

Obiettivo di questi viaggi era (e probabilmente è tutt’ora) il trasferimento dal territorio russo a quello della Corea del Nord più di un milione di barili di petrolio, in palese violazione del limite di 500.000 barili imposto dalle risoluzioni Onu. Inoltre, nella maggior parte dei casi queste operazioni sono condotte da navi che secondo le stesse risoluzioni delle Nazioni Unite dovrebbero essere soggette a detenzione forzata qualora attraccassero in un porto di un Paese membro dell’organizzazione. Nonostante Mosca avesse approvato queste stesse sanzioni in sede Onu, le immagini satellitari dimostrano come adesso non rispetti affatto le loro prescrizioni. Sottolineando un progressivo disimpegno da parte di Mosca nei confronti della comunità internazionale.

Uno degli esempi più emblematici di questa collaborazione è rappresentato dal caso della petroliera nordcoreana Yu Son. In più occasioni, come dimostrano le immagini presenti dentro al report, la nave è stata avvistata mentre caricava petrolio al porto di Vostochny e lo trasportava successivamente in Corea del Nord. Ma la Yu Son è soltanto una delle numerose navi che permettono al regime di Kim Jong un di rifornirsi del prezioso petrolio, che il suo Paese non è apparentemente né in grado di produrre in quantità apprezzabili che di raffinare per l’utilizzo e industriale e militare.

Mosca non è certo nuova a questo tipo di dinamiche. Dopo l’inizio della guerra in Ucraina, per aggirare le sanzioni internazionali il Cremlino ha costituito una vera e propria “Flotta fantasma” con cui portare avanti il commercio del petrolio con i partner interessati. Con tutti i rischi che implica l’operare al di fuori delle regolamentazioni e delle norme di sicurezza.

“Le forniture di petrolio possono essere un piccolo tassello di questa riaccesa amicizia, ma come avvertì Churchill agli albori della Guerra Fredda, gli Alleati non potevano permettersi di ‘lavorare su margini ristretti, offrendo tentazioni a una prova di forza’”, si legge in chiusura del report. “L’Ucraina deve ora affrontare le truppe russe e nordcoreane schierate contro di lei, mentre il petrolio russo alimenterà sempre più l’economia e le forze armate della Corea del Nord”. In un abbraccio mortale, nel vero senso della parola.


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