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Replicator 1.2. Ecco la nuova tranche di droni annunciata dal Pentagono

La vice segretaria alla Difesa annuncia un nuovo lotto di sistemi che andranno a costituire la componente offensiva del progetto. Inclusi droni aerei e marittimi, loitering munitions, ma anche programmi per incrementare la resilienza del sistema

Dal Pentagono sono arrivate nuove informazioni sul programma Replicator. La vice-segretaria alla Difesa Kathleen Hicks ha annunciato mercoledì 13 novembre una serie di nuovi sistemi che andranno a comporre l’estesa rete unmanned che Washington intende mettere in piedi nel teatro Indo Pacifico per contrastare la superiorità numerica di cui gode la Repubblica Popolare Cinese. Questa seconda tranche, definita dalla segretaria come “Replicator 1.2”, includerà sistemi capaci di operare nel dominio aereo e in quello marittimo, tra cui il Ghost-X e l’Altius-600 prodotti da Anduril Industries e il C-100 prodotto da Performance Drone Works. Anche il progetto di Enterprise Test Vehicle portato avanti dall’Air Force and Defense Innovation Unit andrà a comporre la rete di Replicator. Hicks ha specificato che nella tranche sono inclusi sistemi aggiuntivi che rimangono “classificati”, tra cui capacità di attacco a lungo raggio a basso costo e sistemi marittimi senza equipaggio. Oltre alla componentistica hardware sono stati annunciati software integrati che miglioreranno l’autonomia e la resilienza di altri sistemi parte dell’iniziativa.

Una prima tranche di sistemi che avrebbero fatto parte di Replicator, tra cui spiccava lo Switchblade-600, era già stata annunciata nel maggio scorso dal Dipartimento della Difesa. Complessivamente, fino ad ora sono state prese in considerazione più di cinquecento aziende commerciali per fornire i componenti hardware e software necessari. I contratti sono stati assegnati a più di trenta aziende di hardware e software, di cui il 75% non sono “appaltatori tradizionali della difesa”, oltre a più di cinquanta subappaltatori.

Sia il lotto annunciato a maggio che quello presentato pochi giorni fa sono parte della “Phase One” del progetto, dove il focus è indirizzato verso sistemi di natura offensiva, mentre nella “Phase Two” l’attenzione sarà spostata su capacità difensive, e in particolare sui sistemi anti-drone.

“L’iniziativa Replicator sta dimostrando di ridurre le barriere all’innovazione e di fornire capacità ai combattenti a un ritmo rapido. Stiamo creando opportunità per un’ampia gamma di aziende tradizionali e non tradizionali del settore della difesa e della tecnologia, tra cui fornitori di sistemi, produttori di componenti e sviluppatori di software, per fornire capacità critiche di cui i nostri combattenti hanno bisogno, e stiamo costruendo la capacità di farlo ancora e ancora”, sono le parole usate da Hicks per descrivere la visione a lungo termine del progetto. Il vice segretario ha sostenuto in più occasioni il fatto che Replicator rappresenti un nuovo approccio operativo anziché un singolo programma. Accelerare il ritmo dell’acquisizione e del dispiegamento di nuovi sistemi è da tempo una sfida affrontata dal Pentagono, e Replicator è concepito proprio per offrire un percorso più veloce per rispondere a esigenze urgenti.

Se poi questa visione sarà influenzata (o meglio, quanto sarà influenzata) dal cambio di amministrazione statunitense, è una questione su cui riflettere. Sicuramente la figura e le idee di Hicks hanno avuto un ruolo di primo piano nello sviluppo dell’iniziativa. Non è però detto che il suo successore diretto o il neo-nominato capo del Pentagono, Pete Hegseth, decidano di seguire la stessa linea.

 


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