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Sandu trionfa al ballottaggio in Moldavia. Che succede adesso

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Il ballottaggio vede trionfare la presidente uscente, con dieci punti di distacco rispetto all’altro candidato. Un esito che allontana Chisinau dall’orbita di Mosca, nonostante gli sforzi di quest’ultima

A poche ore dalla chiusura dei seggi, la Commissione Elettorale Centrale della Moldavia sta fornendo i risultati ufficiali dello spoglio del ballottaggio tra candidati presidenziali tenutosi domenica 3 novembre. E secondo questi dati a uscire vincitrice con il 55,4% dei voti è l’attuale presidente europeista Maia Sandu, che si riconferma per un secondo mandato sconfiggendo il candidato Alexandr Stoianogl, sostenuto dal filo-russo Partito Socialista. Il ballottaggio avviene a due settimane da uno degli appuntamenti elettorali più caldi nella storia del relativamente giovane Paese balcanico: in quella data non si è votato soltanto per l’elezione (o la ri-elezione) del nuovo presidente ma anche per un referendum, indetto dalla stessa Sandu, per chiedere alla popolazione di prendere posizione riguardo al processo di integrazione europea portato avanti dalla presidente. Referendum che ha avuto dei risultati tutt’altro che netti, con il 50,39% dei voti favorevoli al proseguimento del processo di integrazione contro il 49,61% dei contrari.

La sera stessa delle elezioni, quando i primi risultati parziali davano addirittura in netto vantaggio il fronte del “No”, la presidente moldava aveva rilasciato un a dichiarazione alla stampa denunciando un “attacco senza precedenti” al processo democratico da parte di “forze straniere”.

L’accusato era, ovviamente, il Cremlino. Le autorità moldave avevano già lanciato più volte l’allarme sui rischi di un’interferenza russa, e a seggi ancora aperti il consigliere per la sicurezza nazionale di Sandu Stanislav Secrieru ha dichiarato che sono state rilevate “massicce” interferenze sul processo di voto: “I continui attacchi informatici coordinati stanno prendendo di mira la connettività dei nostri sistemi nazionali di registrazione degli elettori, interrompendo i collegamenti tra i seggi elettorali all’interno e all’estero”. Dinamiche sospette sono state rilevate nei seggi elettorali all’estero, con voli charter per portare i moldavi residenti in Russia a votare in Paesi vicini come Bielorussia, Turchia e Azerbaigian. Secrieru ha anche aggiunto che si sono verificati degli allarmi-bomba in alcuni seggi elettorali in Germania e nel Regno Unito, mentre a coloro che hanno votato all’ambasciata di Mosca è stato offerto un pasto gratuito in un ristorante vicino.

Dinamiche che ricordano da vicino quelle che hanno caratterizzato le elezioni di un altro Paese dello spazio post-sovietico, cioè la Georgia. In occasione delle consultazioni elettorali svoltesi a fine ottobre nel Paese caucasico, elezioni che hanno dato al partito filo-russo “Sogno georgiano” la maggioranza assoluta, gli osservatori internazionali hanno segnalato la propria preoccupazione per la compravendita di voti, ma anche per “squilibri nelle risorse finanziarie, un’atmosfera di campagna divisiva e i recenti emendamenti legislativi”, aggiungendo che il periodo pre-elettorale è stato compromesso da minacce diffuse, molestie e in alcuni casi violenze, che hanno colpito elettori, attivisti e attori politici. Violenze apparentemente scoppiate anche sabato in diversi seggi elettorali del Paese, mentre gli elettori votavano.

Gli interessi di Mosca nei confronti di entrambi i Paesi menzionati sono notoriamente forti, e non stupisce che il Cremlino abbai deciso di ricorrere ad ogni possibile strumento per manovrarne l’esito. Ma se in Georgia questo sforzo ha avuto successo, in Moldavia è andata diversamente.

Il tono usato dalla Sandu questa mattina era, non a caso, diametralmente opposto a quello di due settimane fa: “Il nostro popolo si è unito e la libertà e i cittadini hanno vinto. La pace e la speranza di una vita migliore hanno prevalso.”, ha dichiarato la rieletta presidente, “Abbiamo dimostrato che, uniti, possiamo prevalere su coloro che volevano metterci in ginocchio”. Sandu ha poi detto, parlando sia in rumeno che in russo (una scelta simbolica molto forte) di aver ascoltato i suoi sostenitori e i suoi critici e di voler “sviluppare la Moldavia in pace e democrazia, insieme a tutti i moldavi e per tutti i moldavi”. Sul piano politico il fattore cruciale è che la riconferma di Sandu garantisce rinvigorisce lo sforzo moldavo di adesione all’Ue, traballante dopo i risultati del referendum. Adesso, per Chisinau la strada sembra più delineata.



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