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Sanzioni sul greggio russo. Scatto del Parlamento Ue contro la flotta ombra

Secondo l’eurodeputata popolare Kalniete le 600 petroliere della flotta ombra, che esportano il 70% del petrolio russo, immettono 12 miliardi di dollari nel bilancio di guerra russo ogni mese. La flotta ombra è raddoppiata quest’anno. Queste petroliere non sono assicurate e il loro personale è scarsamente addestrato. “Sono pericolosamente usurate e, di fatto, sono bombe a orologeria ecologiche che minacciano le acque del mondo con fuoriuscite di petrolio. La flotta ombra russa è una minaccia ibrida diretta per la Lettonia e gli altri Paesi del Mar Baltico”

Dal Parlamento europeo arriva una stretta sulla cosiddetta flotta ombra che trasporta e vende petrolio russo e gnl in giro per l’Europa. Nello specifico, gli eurodeputati chiedono ai singoli Stati membri di segnalare i porti che sono in grado di accogliere le navi sanzionate che trasportano petrolio greggio e gnl, al fine di sequestrare il carico illegale. Una mossa che si inserisce all’interno di una strategia ultrarestrittiva per impedire il flusso di denaro in direzione di Mosca, frutto della cessione degli idrocarburi, in un momento in cui da un lato il conflitto in Ucraina sta subendo un’accelerazione degli attacchi russi e, dall’altro, si osservano le mosse della nuova amministrazione americana.

La risoluzione

Gli eurodeputati hanno deciso di inasprire i provvedimenti contro le petroliere della “flotta ombra” che trasportano greggio russo nonostante i numerosi pacchetti di sanzioni approvate dall’inizio della guerra. Per questa ragione il Parlamento europeo ha chiesto in una risoluzione sanzioni Ue più mirate contro la “flotta ombra” russa, che rappresenta uno stratagemma con cui Mosca mantiene un flusso di cassa alla voce energia dopo l’attacco all’Ucraina di mille giorni fa. La risoluzione approvata dal Parlamento Ue denuncia l’utilizzo da parte della Russia di vecchie petroliere, spesso non assicurate e con proprietà poco trasparenti, per esportare petrolio greggio e prodotti petroliferi all’estero.

Per cui l’euroemiciclo ha chiesto che all’interno dei prossimi pacchetti di sanzioni vengano adottate misure maggiormente severe contro queste navi, ovvero ricomprendendo anche tutte le singole navi oltre ai loro proprietari, compresi gli operatori, i gestori, i conti correnti ad essi connessi, le singole banche e le varie compagnie di assicurazione coinvolte.

Accanto a ciò, viene chiesta la cosiddetta “sanzione sistematica” delle imbarcazioni che navigano nelle acque dei Paesi Ue senza un’assicurazione e sollecita la stessa istituzione continentale a rafforzare le sue capacità di sorveglianza, anche tramite l’impiego di droni e ispezioni in mare.

La flotta ombra

Nel lasso di tempo dato dall’inizio dei provvedimenti sanzionatori per la prima volta quest’anno il gigante Gazprom ha accusato la sua prima perdita annuale in oltre 20 anni, per una cifra che si aggira sui 7 miliardi di dollari dal momento che l’Ue ha deciso di soddisfare diversamente il proprio fabbisogno energetico. Inoltre le istituzioni comunitarie stanno puntando anche sul gnl (oltre che sul greggio) sia per vietare tutti i futuri investimenti che le esportazioni verso progetti in corso di realizzazione in Russia, come Arctic LNG 2 o Murmansk LNG. Inoltre le sanzioni vietano l’importazione di gnl del Paese in terminali specifici, che non sono collegati alla rete europea dei gasdotti.

Anche per questa ragione la flotta ombra rappresenta un’ancora di salvezza per Mosca, grazie a un numero di navi che secondo l’eurodeputata popolare Sandra Kalniete si aggira sulle 600 unità: “Le 600 petroliere della flotta ombra, che esportano il 70% del petrolio russo, pompano 12 miliardi di dollari nel bilancio di guerra russo ogni mese – ha spiegato – . La flotta ombra è raddoppiata quest’anno. Queste petroliere non sono assicurate e il loro personale è scarsamente addestrato. Sono pericolosamente usurate e, di fatto, sono bombe a orologeria ecologiche che minacciano le acque del mondo con fuoriuscite di petrolio. La flotta ombra russa è una minaccia ibrida diretta per la Lettonia e gli altri paesi del Mar Baltico”.


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