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Senza la rete Tim viaggia spedita con più margini e meno debito

​A quattro mesi dalla cessione di Netco, il gruppo telefonico raccoglie i primi frutti, sotto forma di perdite dimezzate nei nove mesi, debito più leggero e la prospettiva di un ritorno al dividendo. Il titolo si infiamma in Borsa mentre Labriola guarda al mercato dell’energia

La rete è stata venduta, ormai, quattro mesi fa. E gli effetti, benefici, si cominciano a far sentire per Tim. Nonostante un titolo su corsi ancora troppo bassi in Borsa, ma letteralmente esploso in queste ore, arrivando a guadagnare oltre l’8%, i risultati del gruppo senza l’infrastruttura ceduta a Kkr, in cordata con il Tesoro, sono migliori delle attese, soprattutto per quanto riguarda l’ebitda. In ordine, ricavi in crescita del 3,4% a 10,7 miliardi, con una diversa dinamica tra Brasile (+7,2% a 3,3 miliardi) e mercato domestico (+1,8% a 7,4 miliardi), margine operativo lordo a +8,7% a 3,3 miliardi, con il dato sul mercato italiano in ripresa dell’8,3% a 1,6 miliardi.

Ma sono altre due le poste di bilancio su cui si è fatta sentire la cessione della rete e l’impatto dei proventi generati dal disimpegno in Netco. Primo, forte riduzione dell’ indebitamento netto rettificato, che scende a 10,9 miliardi (dai 25,6 miliardi di fine 2023), a fronte di un flusso di cassa operativo è positivo , con un valore di 1,7. Ma, soprattutto, un dimezzamento delle perdite per nulla scontato. Il risultato netto dei primi nove mesi è sì in rosso per 509 milioni, ma la perdita è ridotta rispetto ai -1,1 milioni dello stesso periodo dello scorso anno. Sulla scia di questi risultati, Tim ha confermato le stime per il 2024 , in linea con il piano industriale 2024-2026, particolare decisamente apprezzato dal mercato.

Le indicazioni circa il futuro dell’ex Telecom sono ovviamente arrivate dal ceo Pietro Labriola, nel tradizionale incontro con gli analisti e la stampa. “Il 2024 anno è stato un chiave per impostare la crescita futura. La nuova Tim è operativa dopo la cessione di Netco, con una forte performace in questi 9 mesi. Ci aspettiamo 250 milioni dalla vendita della partecipazione di Inwit (la tower company, ndr) e crediamo ci sia ulteriore spazio di miglioramento da confermare a fine anno, con l’aggiornamento del piano”.

E ancora, il debito scenderà ancora, alleggerendo sempre di più l’azienda. “I ricavi e l’Ebitda sono in linea o superiori alla guidance. Ci aspettiamo che nel quarto trimestre il trend sulla riduzione del debito acceleri per arrivare a una riduzione significativa: è evidente il continuo miglioramento del nostro asset brasiliano. Vale anche la pena ricordare che anche l’ebitda domestico sta crescendo più velocemente dei ricavi, quindi abbiamo una buona leva operativa grazie alla crescita dei ricavi e allo stretto controllo dei costi”.

Attenzione, poi, al ritorno della remunerazione del capitale, alias dividendo. E qui Labriola ha dato indicazioni piuttosto rassicuranti, che certamente non hanno mancato di scaldare il titolo. “Col nuovo piano c’è spazio per migliorare in diverse aree rispetto al piano presentato quest’anno”, ha chiarito il manager non escludendo l’ipotesi di poter tornare a una remunerazione degli azionisti con il nuovo piano a febbraio. “Avevamo detto che con la presentazione del piano 2025-2027, dopo il primo anno della nuova Tim, avremmo avuto molto più spazio per fornire dettagli sul ritorno a una possibile remunerazione degli azionisti. Non sto dando una nuova guidance ma siamo in linea con questo, quindi abbiamo evidenziato fin dall’inizio che potrebbero esserci possibili opportunità non incluse nel piano”.

Tornando agli orizzonti di Tim potrebbe esserci persino spazio per un ingresso nel mercato dell’energia. Il gruppo telefonico, infatti, “sta cercando di entrare nel settore della vendita di energia e prevede partnership a marzo. Nel mondo dell’energia siamo interssati alla partnership e prevediamo di fare qualcosa a marzo”. E secondo Andrea Rossini, chief consumer small e medium market office di Tim. “abbiamo da guadagnare ma pensiamo che alcune offerte non siano eque e non siano sostenibili. Ma pensiamo che la marginalità di energia e fatturato per player telco sia interessante e può generare potenzialità più che minacce”.


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