Secondo Ramez Homsi, direttore del giornale al-Hal.net: “Gli sviluppi geopolitici in Medio Oriente hanno certamente creato un’occasione d’oro per lanciare l’offensiva”. Mentre per il generale di Damasco, Mohammed Abbas, dietro l’offensiva dell’opposizione c’è la mano di Ankara
L’operazione israeliana in Libano, che ha decapitato i vertici di Hezbollah, e la successiva tregua, ha aperto nuovi scenari di tipo geopolitico e militare in Medio Oriente. Il Paese che per primo è stato interessato da questi cambiamenti è la vicina Siria. Le fazioni dell’opposizione siriana stanno sfruttando il vuoto lasciato da Hezbollah, ormai in crisi, per avanzare nel Paese. Dopo aver lanciato un attacco a sorpresa nel nord della Siria, in cui sono riusciti a impadronirsi di circa 40 città e villaggi che erano sotto il controllo delle forze governative, oltre a una base militare siriana, ora i ribelli di Tahrir al Sham sono sul punto di entrare ad Aleppo. È di 242 morti il bilancio degli scontri in corso nelle province siriane secondo l’Osservatore siriano per i diritti umani con sede a Londra.
Oggi in particolare si combatte nei dintorni di Aleppo dove gli uomini di Tahrir al Sham sono entrati nei sobborghi della città. L’opposizione armata siriana ha annunciato la “liberazione” dell’intera campagna occidentale di Aleppo dopo feroci battaglie con le forze del regime siriano. Questi scontri hanno portato all’interruzione della strada internazionale che porta a Damasco. L’opposizione armata ha lanciato in quell’occasione un’importante operazione militare chiamata “Dissuadere l’aggressione” e ha affermato di averla lanciata per evitare un previsto attacco da parte delle forze del regime e dei loro alleati alle loro roccaforti.
Diverse fazioni stanno partecipando all’operazione, tra cui Hay’at Tahrir al-Sham e altri dell’Esercito nazionale siriano dell’opposizione In una dichiarazione rilasciata all’alba di oggi sulla piattaforma “X”, il tenente colonnello Hassan Abdul Ghani, portavoce del dipartimento delle operazioni militari dell’opposizione armata, ha affermato che le loro forze hanno preso il controllo completo della campagna occidentale di Aleppo dopo feroci battaglie con le forze del regime siriano durate 36 ore. Abdul Ghani ha aggiunto che le forze di opposizione hanno “liberato” la città strategica di Kafr Halab, a ovest della città di Aleppo, e il dipartimento delle operazioni militari ha annunciato il controllo dei siti strategici nella campagna sud-orientale di Idlib.
“I ribelli vedono un’opportunità per testare la prima linea con l’indebolimento di Hezbollah, la pressione sull’Iran e la preoccupazione della Russia per l’Ucraina”, ha detto Nanar Hawash, un analista senior della Siria presso l’International Crisis Group. I ribelli sono rimasti sorpresi dal successo ottenuto, che ha superato ogni loro aspettativa. Hawash ha sottolineato che le fazioni dell’opposizione hanno fatto questo dopo aver visto “uno spostamento negli equilibri di potere”. Nell’ultimo anno, le forze combattenti di Hezbollah hanno spostato la loro attenzione verso Israele e hanno ritirato le loro forze dalla Siria al Libano, nel tentativo di compensare le perdite subite mentre il presidente Bashar al-Assad si avvicinava agli stati del Golfo ed ha cercato di essere meno coinvolto con “l’asse della resistenza” iraniano, secondo Hawash.
Dopo 36 ore di combattimenti con le forze del regime siriano, l’opposizione controlla più di 245 chilometri. Durante queste battaglie il comandante delle forze iraniane affiliate alla Guardia Rivoluzionaria nella città di Aleppo, Kiumars Pourhashemi, noto come Hajj Hashem, ha perso la vita. Secondo quanto ha spiegato a Formiche.net l’analista siriano Ramez Homsi, direttore del giornale al-Hal.net, “gli sviluppi geopolitici in Medio Oriente hanno certamente creato un’occasione d’oro per lanciare l’offensiva, segnando un notevole ritorno all’attività militare nel nord della Siria, dopo anni di relativa calma in seguito all’annuncio di un accordo di allentamento della tensione tra Russia e Turchia nel 2019”.
Esistono diversi scenari che, secondo l’analista, “ci portano a credere che questo attacco sia stato lanciato per ragioni politiche: 1- sembra che la Turchia voglia avvertire il presidente siriano Bashar al-Assad che è in grado di destabilizzarlo, soprattutto perché al-Assad ha rifiutato più volte di incontrare Erdogan; 2- anche la Russia non sembra opporsi a questo attacco. Ciò è dimostrato dal ritiro e dalla riduzione della presenza delle forze russe oggi dall’area di Tal Rifaat”.
Questa situazione rappresenta un cambiamento importante dopo un periodo di cessate il fuoco e relativa calma, che potrebbe cambiare il panorama strategico del conflitto siriano. Tuttavia, data la natura instabile di tali conflitti, la situazione può cambiare rapidamente.
Anche secondo il giornale al Quds al Arabi, l’offensiva lanciata dai ribelli siriani contro le forze del regime di Assad non è altro che un tentativo di cambiare gli equilibri di potere in Siria. Con il nome di “Battaglia per scoraggiare l’aggressione”, le fazioni dell’opposizione siriana hanno aperto un nuovo fronte operativo dell’asse a est del governatorato di Idlib, nel nord del paese, dopo aver sorpreso il regime e le milizie che lo sostengono, negli ultimi due giorni con un attacco riuscito a ovest del Governatorato di Aleppo. Quanto accaduto registra un importante sviluppo negli eventi iniziati nel 2011.
Le forze del regime e i loro alleati Russia e Iran controllano due terzi del paese, mentre le forze dominate dal Partito dei lavoratori del Kurdistan turco controllano un quarto del paese e sono supportate dalle forze americane fedeli alla Turchia che controllano anche una striscia di confine e un’area di confine separata. Il gruppo Hay’at Tahrir al-Sham, un’organizzazione salafita armata, controlla circa la metà del governatorato di Idlib e parti dei governatorati di Aleppo, Hama e Latakia, e ci sono zone in cui l’Isis è talvolta attivo nel deserto siriano.
Secondo l’analisi del giornale arabo “il recente attacco delle fazioni dell’opposizione rappresenta il primo cambiamento negli equilibri di potere nel nord del paese, nel tentativo di ripristinare i confini della cosiddetta ‘zona di de-escalation’ concordata da Russia, Iran e Turchia nel 2019. La zona è stata modificata dopo gli attacchi della Russia e del regime, con la partecipazione di Hezbollah e delle milizie sostenute dall’Iran, nel 2020, che la Turchia ha considerato una violazione dell’accordo”. Per questo il recente attacco può essere considerato, in questo contesto, “come un’operazione per spostare i negoziati su quella controversia. Arriva infatti dopo le iniziative prese dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan per raggiungere un accordo con il regime siriano, che ha respinto l’iniziativa, così come hanno fatto i suoi alleati di Russia e Iran. Arriva anche dopo l’armistizio tra Israele e Hezbollah che è attualmente impegnato a riorganizzarsi”.
Gli attacchi dell’opposizione siriana si stanno muovendo quindi nella direzione che sembra appropriata per la Turchia. “Questi movimenti tengono conto anche della notevole tensione tra l’Iran e Hezbollah, da un lato, e il regime siriano, dall’altro e del declino tangibile della forza russa, a causa della guerra in Ucraina. Molto probabilmente queste mosse tengono conto di molti fattori come l’arrivo di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti”.
Della stessa opinione è l’analisi del generale siriano in pensione di Damasco ed analista di Difesa, Mohammed Abbas. Ciò che accade oggi nel nord della Siria, e in particolare a Idlib e Aleppo, non è altro che un’offensiva della Turchia, con l’aiuto di Usa e Israele, concentrato contro il regime di Assad dopo la fine dell’offensiva israeliana nel sud del Libano. Non sono riusciti a far cadere la Siria e quindi ora riprendono con l’uso di questi gruppi dell’opposizione – spiega Abbas a Formiche.net – Non c’è dubbio che tra loro ci sono anche terroristi siriani che operano in gruppi considerati da Damasco come dei proxy dell’esercito turco sul terreno. Queste forze approfittano di quanto avvenuto in Libano e della volontà di Israele e degli Usa di cambiare gli equilibri in Siria accendendo il fuoco a Idlib e Aleppo”. In questo modo per il generale “non è necessario per loro intervenire sul terreno”.
Posizione simile è quella del portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Ismail Baghaei, il quale ha descritto gli attacchi delle fazioni armate dell’opposizione nella Siria nordoccidentale nelle campagne di Aleppo e Idlib come una “violazione” degli accordi di Astana. Baghaei ha aggiunto: “Qualsiasi ritardo nell’affrontare i movimenti delle fazioni nella Siria nordoccidentale farà entrare la regione in una nuova fase di insicurezza e instabilità”.