In una lunga riflessione firmata da Peter Rough e Daniel Kochis (del Center on Europe and Eurasia dell’Hudson Institute) viene elogiata la capacità della premier italiana perché “la sua personalità mescola fascino e grinta in egual misura”. E, a differenza di Orban, è più credibile e capace
Donald Trump e Giorgia Meloni come Ronald Reagan con Margaret Thatcher? La politica estera spesso si basa sulle relazioni personali tra i leader, osservano sul Wall Street Journal Peter Rough e Daniel Kochis (rispettivamente direttore del Center on Europe and Eurasia dell’Hudson Institute e ricercatore senior presso lo stesso istituto), citando anche esempi negativi come “l’acrimonia tra Donald Trump e Angela Merkel che ha limitato un’alleanza chiave”. E tra gli attuali leader nessuna, sentenziano, è posizionata meglio della presidente del Consiglio italiano.
Il comune denominatore
Un’analisi che mette l’accento su un punto: Meloni, meglio di altri, può immedesimarsi nel nuovo presidente degli Stati Uniti; inoltre molti degli alleati più stretti del 47mo presidente, tra cui Elon Musk, ammirano Meloni perché “la sua personalità mescola fascino e grinta in egual misura”.
I punti di contatto si ritrovano in molteplici dossier, in primis il contenimento dell’immigrazione incontrollata così come fatto nel primo biennio di Meloni a Palazzo Chigi. Il primo compito di Trump come presidente, prosegue l’analisi del Wsj, che segue quella di altre autorevoli testate straniere, sarà “districare le politiche di frontiere aperte dell’amministrazione Biden”. Inoltre entrambi i leader sono stati “ferventi difensori dei valori tradizionali”.
Non solo interni: il quotidiano finanziario loda la “chiarezza morale anche negli affari esteri” di Meloni. A differenza di altri primi ministri europei, ha sostenuto senza ambiguità Israele e condannato Hamas. Ha incoraggiato l’Occidente a continuare ad aiutare l’Ucraina e si è espressa con forza contro Vladimir Putin. La deterrenza, ha osservato, “è la migliore garanzia che non ci sarà alcuna escalation”.
Per il Wsj Meloni, a differenza di Orban, è più credibile e capace perché il premier ungherese è “limitato dalla sua scarsa reputazione nel resto d’Europa”, mentre la premier italiana è stata premiata con un’ambita vicepresidenza esecutiva nella nuova commissione europea, con il ministro Raffaele Fitto.
Scenari
E conclude con una riflessione di scenario: “Roma potrebbe diventare un gradito contrappeso a Berlino”. Se in passato Trump ha cercato di costruire un ponte ideale e valoriale con Vienna e Varsavia durante il suo primo mandato, “con successo variabile”, ora le dimensioni dell’Italia dovrebbero darle un ulteriore vantaggio come partner europeo preferito da Washington, visto che “in Europa, solo la Germania ospita più militari americani e oltre 12.000 soldati statunitensi sono di stanza in Italia e Napoli è il quartier generale della Sesta Flotta della Marina degli Stati Uniti”.
“Il ritorno del signor Trump a Washington è un’opportunità promettente. Per governare efficacemente, avrà bisogno di amici in Europa. Non troverà un alleato migliore della signora Meloni”.