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Verso il Trump-bis. Perché The Donald ha detto no a Pompeo e Haley

Il presidente eletto ringrazia l’ex segretario di Stato e l’ex ambasciatore all’Onu per il lavoro svolto nella prima amministrazione ma non gli chiederà di entrare nella squadra di governo. Ecco i nomi che circolano. Dopo la passata esperienza alla Casa Bianca, ora è tentato di circondarsi di figure di comprovata lealtà, dice Politico

Donald Trump ha annunciato sulla sua piattaforma social Truth che Mike Pompeo e Nikki Haley non faranno parte della sua amministrazione. Il presidente eletto degli Stati Uniti ha sottolineato l’apprezzamento per il servizio reso dai due nella prima amministrazione – Pompeo da direttore della CIA e segretario di Stato; Haley da ambasciatrice alle Nazioni Unite. Ma “non gli chiederò” di far parte della squadra di governo, ha aggiunto.

Come ha raccontato Politico, è già iniziato un confronto sui candidati ai posti chiave del governo federale che si insedierà a gennaio. Memore della sua prima esperienza alla Casa Bianca – quando la sua agenda venne “annacquata”, se non ostacolata, dai più esperti dirigenti civili e militari dell’amministrazione, i famosi “adulti nella stanza”, molti dei quali poi sostituiti durante i quattro anni di mandato – Trump sarà tentato di circondarsi di figure di comprovata lealtà. A partire, soprattutto, da quelle che formeranno la sua squadra per la sicurezza nazionale, cui saranno affidati i complicati dossier riguardanti le guerre in Ucraina e in Medio Oriente, alle quali in campagna elettorale il presidente eletto ha promesso di porre fine immediatamente.

Secondo Axios il favorito per il ruolo di segretario di Stato è Richard Grenell, classe 1966, che nella prima amministrazione Trump è stato inviato speciale per le trattative di pace in Serbia e Kosovo, ambasciatore a Berlino e direttore ad interim dell’Intelligence nazionale. Secondo il New York Times, Grenell ha iniziato a spingere per entrare nella ristretta cerchia dei fedelissimi di Trump già quattro anni fa, sposando la battaglia contro i presunti brogli nelle elezioni del 2020. L’allora presidente uscente lo inviò in Nevada per preparare un’azione legale risoltasi con un nulla di fatto. È considerato un falco anti Cina: è consigliere della Protecting America Iniziative, organizzazione non governativa di stampo conservatore che mira a “fermare la minaccia della Cina comunista” nelle istituzioni federali. Secondo Axios, è stato il principale consigliere di Trump in materia di politica estera durante la campagna elettorale e il suo principale compito sarà quello di occuparsi degli eventuali negoziati per porre fine alla guerra in Ucraina.

Per quell’incarico circolano anche i nomi di Bill Hagerty, senatore del Tennessee e ambasciatore in Giappone durante la prima amministrazione Trump, e di Robert O’Brien, già consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, considerato invece un falco anti-russo. Politico cita anche Marco Rubio, senatore della Florida, altro falco anti Cina.

Secondo Politico sarebbe stato proprio O’Brien, durante un pranzo con esponenti repubblicani del Congresso avvenuto alcune settimane fa, a fare il nome di Tom Cotton, senatore dell’Arkansas classe 1977, per il ruolo di segretario alla Difesa. Ma Cotton avrebbe già fatto sapere al giro di Trump la sua indisponibilità a entrare nel futuro governo, ha raccontato Axios. E così, considerato anche il no a Pompeo, al Pentagono potrebbe finire Michael Waltz, classe 1974, rappresentante della Florida, che è stato preso in considerazione anche come consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca o come direttore della CIA. Per quest’ultimo incarico c’è anche l’ipotesi di John Ratcliffe, classe 1965, che nell’ultimo periodo di Trump alla Casa Bianca fu per breve tempo direttore dell’Intelligence nazionale). C’è poi sempre Brian Hook, classe 1968, che fu rappresentante speciale di Trump per l’Iran tra il 2018 e il 2020 e che guiderà la squadra per la transizione al dipartimento di Stato.

Durante il primo mandato di Trump alla Casa Bianca, il dossier mediorientale fu gestito quasi in autonomia dal genero Jared Kushner, marito di Ivanka Trump e negoziatore degli Accordi di Abramo tra Israele e diversi Paesi arabi, che tuttavia ha fatto sapere di non avere intenzione di tornare al governo. Il testimone, riferisce Axios, potrebbe quindi passare ad Avi Berkowitz, che collaborò in quegli anni con Kushner, oppure a David Friedman, già ambasciatore in Israele. Alla Casa Bianca potrebbero tornare anche l’ex inviato di Trump per il Medio Oriente, Jason Greenblatt, e il consigliere speciale di Friedman, Aryeh Lightstone.


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