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Unicredit muove su Banco Bpm. Un’operazione nel segno di Draghi

L’istituto guidato da Andrea Orcel, dopo il blitz in Commerzbank, muove sulla quarta banca italiana per capitalizzazione, con un’offerta da 10 miliardi. Segno che dopo il riassetto in Mps, il risiko è ormai in atto. E che aveva ragione Draghi

Tutto o quasi, dicono i bene informati, è cominciato dopo che il Tesoro ha blindato Mps, coinvolgendo soci battenti bandiera tricolore. E nel segno di Mario Draghi. Unicredit, poco prima delle 8 di mattina, ha deciso di rompere gli indugi, con un seconda incursione nel mondo bancario, dopo l’affondo su Commerzbank, la seconda banca tedesca, di cui Gae Aulenti si è aggiudicata il 9%, un mese fa. Stavolta, la sonora sferzata al risiko bancario, è però tutta in casa. Come? Offrendo 10 miliardi di euro per Banco Bpm. Un’operazione che isserebbe la banca italiana al vertice delle banche europee per capitalizzazione e valore di asset, su per giù 73 miliardi di euro.

Nel dettaglio, il controvalore complessivo dell’offerta di Unicredit nei confronti di Banco Bpm, in caso di integrale adesione, sarà di 10,1 miliardi di euro. L’ importo è pari alla valorizzazione monetaria del corrispettivo, cioè 6,657 euro per azione di Banco Bpm.  Ma sul valore dell’operazione molto di più si può capire analizzando i numeri della super banca che nascerebbe dall’unione Unicredit-Bpm: quasi 100 mila dipendenti, 5 mila filiali e 19 milioni di clienti. E ancora, la redditività del gruppo combinato Unicredit-Banco Bpm beneficerà di sinergie di costo al lordo delle imposte stimate in circa 900 milioni all’anno a regime, da realizzare attraverso misure volte a migliorare la redditività, efficienza operativa, anche attraverso programmi di formazione e riqualificazione. Ciò, si aggiunge alle sinergie di ricavo al lordo delle imposte stimate in circa 300 milioni all’anno.

E qui viene una prima considerazione. Andrea Orcel, ceo di Unicredit si conferma il nuovo raider del mondo bancario. Lo dimostrano le sue stesse parole a valle dell’annuncio dell’operazione con Banco, che ha messo le ali al titolo dell’istituto guidato da Giuseppe Castagna, schizzato dell’8% fin dalle prime battute in Borsa. “La nostra posizione in Commerzbank è un investimento che ha tempo per maturare. Quella su Banco Bpm è invece una vera transazione. Che riconosce tra il 12 e 20% di premio implicito. Ed è il momento giusto perché il risiko bancario è ormai iniziato in Italia e noi ne vogliamo fare parte e anche perché non impatta sul nostro capitale in maniera significativa, 20 punti base, visto che abbiamo un capitale in eccesso per oltre 6 miliardi. Ma soprattutto il momento è ottimale perché i valori di Banco Bpm e Unicredit sono allineati”.

Fonti vicine al dossier consultate da Formiche.net hanno poi fatto notare un aspetto, che porta dritto a una seconda considerazione. L’operazione voluta da Unicredit, altro non è che la messa a terra della dottrina Draghi in materia di banche, che ha sempre avuto come pietra angolare il consolidamento. E questo perché le banche più sono piccole e dalle spalle strette, più hanno possibilità di non sopravvivere al mercato. E che Unicredit abbia fatto sua questa postura, dicono le medesime fonti, lo dimostra anche la mossa su Commerzbank, che anche se con tempi più dilatati, va avanti. Le parole dello stesso Orcel dimostrano quanto detto: “L’Europa ha bisogno di banche più forti e più grandi che la aiutino a sviluppare la propria economia e a competere contro gli altri principali blocchi economici”.

E il governo? Non tutto potrebbe filare liscio, almeno a sentire il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. “Citando Von Clausewitz il modo più sicuro per perdere una guerra è impegnarsi su due frontiì. L’operazione è stata comunicata ma non concordata col governo. Come è noto esiste la golden power quindi il governo farà le sue valutazioni e valuterà attentamente quando Unicredit invierà la sua proposta per le autorizzazioni del caso”. Partita aperta.



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