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Verso una nuova frontiera nella guerra spaziale? L’appello di Stone

Nel suo articolo l’esperto di guerra spaziale invoca una riforma delle forze spaziali in senso offensivo, delineando la loro importanza come attore protagonista nella guerra del futuro

“Come definito da Robert Leonhard nel suo libro ‘L’arte della manovra’, la ‘guerra di manovra’ è ‘il mezzo per sconfiggere… il nemico’. L’obiettivo è raggiungere la vittoria, non il mantenimento della competizione. Per ottenere questa vittoria è necessaria un’aggressività che, nell’attuale politica e strategia spaziale del Dipartimento della Difesa, è considerata irresponsabile. Come afferma Leonhard, ‘la guerra di manovra è, per dirla semplicemente, un calcio nell’inguine, un pugno nell’occhio, una pugnalata alla schiena. È rapida, violenta per un momento e ingiusta. È decisiva, persino preventiva, a spese del protocollo e della postura’. Per usare i termini militari cinesi nel loro documento strategico, La scienza della strategia, questo tipo di attacco dovrebbe essere ‘rapido e distruttivo’[…] Una forza di combattimento spaziale deve rendere irrilevante una forza nemica nel punto decisivo, che sia ‘un teatro (area di responsabilità), un’area di operazioni o un campo di battaglia’”.

Una descrizione ruvida quella fornita da Cristopher Stone, senior fellow per la deterrenza spaziale presso l’Istituto nazionale per gli studi sulla deterrenza nonché ex-assistente speciale del vice assistente del segretario alla Difesa per la politica spaziale, nel suo OpEd pubblicato da Breaking Defense in cui critica la postura attualmente assunta dai vertici delle Forze Spaziali, colpevoli di perseguire una linea prettamente difensiva anziché assumere una posizione proattiva. Il riferimento è ai recenti discorsi sulla guerra di manovra per la deterrenza e le operazioni di combattimento nello spazio, i quali esprimono una visione limitata a semplici manovre evasive, piuttosto che a una vera applicazione del concetto di guerra di manovra, che enfatizza un’aggressività strategica e l’abilità di colpire duramente e in modo decisivo.

Se la Space Force desidera davvero ottenere un vantaggio competitivo e prevalere su potenze rivali come la Cina nello spazio, afferma Stone, è necessario adottare un atteggiamento molto più deciso e investire in capacità offensive spaziali, inclusi sistemi d’arma capaci di colpire bersagli a terra. In questo modo, la Space Force non sarebbe soltanto un elemento di supporto per le forze terrestri e marittime statunitensi, ma si trasformerebbe nel nucleo di una forza offensiva e strategica in grado di garantire la superiorità spaziale.

Una simile capacità spaziale potrebbe offrire agli Stati Uniti un modo per compensare l’espansione delle capacità cinesi nell’area indo-pacifica. Non è una novità infatti che la Cina abbia investito pesantemente negli ultimi anni in un sistema stratificato di capacità anti-access/area denial (A2/Ad) costituito da armi aeree, terrestri e marittime che le permettono di mantenere il controllo delle prime e seconde catene di isole del Pacifico. Con numerose unità navali e missilistiche, linee di rifornimento interne e una capacità industriale robusta, la Cina è riuscita a costruire una struttura di deterrenza e difesa estremamente resiliente, supportata da una struttura di comando centralizzata e da un regime autoritario capace di reagire in modo rapido. In questo contesto, la guerra di manovra spaziale potrebbe fornire agli Stati Uniti una modalità innovativa per neutralizzare il sistema A2/Ad cinese. Invece di cercare di penetrare questo sistema con forze convenzionali rischiando di subire perdite significative, gli Stati Uniti potrebbero utilizzare armi spaziali per colpire chirurgicamente i punti nevralgici delle difese cinesi, riducendo significativamente la capacità di interdizione dell’area.

La Cina ha già dimostrato di avere ambizioni simili attraverso lo sviluppo del sistema di bombardamento orbitale frazionale. E questo rende ancora più urgente la necessità per gli Stati Uniti di stravolgere l’approccio delle proprie forze spaziali. Una vera e propria forza d’attacco orbitale darebbe agli Stati Uniti un vantaggio strategico non solo in ambito spaziale, ma anche nelle aree terrestri che questa nuova tipologia di guerra di manovra potrebbe sostenere.


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