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Luce verde degli Usa sugli Atacms. Ecco le reazioni internazionali

Gli Usa autorizzano Kyiv a colpire bersagli siti in territorio russo, ma solo in determinate condizioni. E a Washington si accodano Parigi e Londra

Dopo settimane (o meglio, mesi) di pressioni ucraine in questo senso, e seppure con dei distinguo importanti, nelle scorse ore l’amministrazione statunitense guidata da Joe Biden ha dato un parziale via libera all’utilizzo di alcuni sistemi d’attacco a lungo raggio contro bersagli siti in territorio russo, purché siti entro un raggio di centottanta miglia. Questa scelta, apparentemente non supportata all’unanimità dal team di consiglieri del Presidente, è stata presa in seguito all’intervento nel conflitto del contingente inviato da Pyongyang e al massiccio attacco aereo contro l’Ucraina lanciato da Mosca nel fine settimana appena conclusosi, suggerendo che la Casa Bianca abbia dato una certa rilevanza a questi sviluppi sull’escalation ladder. Cosa di cui però non possiamo avere la certezza, poiché sia la Casa Bianca che il Pentagono hanno rifiutato di fornire commenti. Sulla scia della decisione statunitense, anche Londra e Parigi hanno dato luce verde a Kyiv per l’uso dei loro missili Scalp e Storm Shadow all’interno di attacchi in profondità.

Al momento pare che il via libera dell’amministrazione statunitense sull’impiego di capacità a lungo raggio riguardi soltanto gli Army Tactical Missile Systems, più noti come Atacms, e non si estenda anche ad altre tipologie di armi come i missili cruise o quelli balistici. Inoltre, l’uso di questi sistemi sarebbe limitato soltanto all’oblast di Kursk, parte del quale è ancora occupato dalle truppe ucraine dopo l’incursione lanciata nello scorso agosto. Ed è proprio per difendere questa porzione di territorio, che potrebbe risultare particolarmente preziosa in occasione di eventuali negoziati, che l’amministrazione avrebbe dato il parziale via libera all’uso degli Atacms contro bersagli russi e nordcoreani, che sono stati dispiegati nel settore in vista di una possibile azione offensiva.

Nel suo intervento serale, il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato che i missili “parleranno da soli. Oggi molti media dicono che abbiamo ricevuto il permesso di intraprendere azioni appropriate. Ma gli attacchi non si fanno a parole. Queste cose non si annunciano”. Dalle parole del leader ucraino sembra trasparire un tono piuttosto critico verso la fuoriuscita della notizia nei canali mediatici. E quanto avvenuto in passato sembra spiegare appieno i toni duri di Zelensky: in occasione di precedenti cambi di policy riguardo all’utilizzo di determinati sistemi d’arma forniti dai partner occidentali, come nel caso della prima fornitura di sistemi Atacms, la segretezza mantenuta aveva contribuito ad incrementare in modo esponenziale l’effetto sorpresa del loro utilizzo.

Da parte del Cremlino non ci sono state ancora reazioni ufficiali alla notizia, e solo alcune figure istituzionali minori della Federazione Russa hanno preso posizione al riguardo: il primo vice capo del comitato per gli affari internazionali della Camera alta russa Vladimir Dzhabarovil ha dichiarato che la decisione di Washington di permettere a Kyiv di colpire in profondità la Russia potrebbe portare ad un terzo conflitto mondiale, mentre Andrei Klishas, membro anziano del Consiglio della Federazione (la camera alta della Duma), ha dichiarato su Telegram che  “L’Occidente ha deciso un livello di escalation tale che potrebbe finire con la completa rovina dello Stato ucraino entro domattina”.

Anche Roma prende posizione sulla questione. “Per quanto ci riguarda noi continueremo a seguire la linea che abbiamo sempre seguito: quella dell’utilizzo delle nostre armi all’interno del territorio ucraino. Non cambierà la nostra linea, andiamo avanti in questa direzione” sono le parole pronunciate dal ministro degli Esteri Antonio Tajani a margine del Consiglio Ue Esteri a Bruxelles. “Sull’Ucraina c’è una posizione molto chiara da parte del G7. Noi stiamo dalla parte dell’Ucraina, continueremo a sostenerla. Questo non vuol dire che non si debba contemporaneamente lavorare per la pace. Lo abbiamo sempre detto, siamo favorevoli a una conferenza di pace come quella che c’è stata in Svizzera però con i russi, i cinesi, gli indiani, i brasiliani. Io mi auguro che la Cina possa svolgere un ruolo positivo per far comprendere alla Russia che non bisogna continuare con questa guerra insensata. Certo la presenza militare dei nordcoreani non è un ben segnale”.


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