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Welfare, flessibilità e organizzazione. La ricetta di Inps spiegata da Conte

Il premio Smart Working Award 2024 (nel settore della Pubblica amministrazione) è stato assegnato a Inps. La possibilità di lavorare a distanza ha facilitato l’inserimento di nuovi talenti, riducendo le difficoltà logistiche e creando un ambiente di lavoro inclusivo. Infatti, tra il 2022 e il 2023, l’ente ha coperto il 92% dei posti vacanti, con un tasso di abbandono assolutamente irrilevante. Colloquio con il direttore centrale delle risorse umane, Giuseppe Conte

Il premio Smart Working Award 2024 (nel settore della Pubblica amministrazione) è stato assegnato a Inps. Il riconoscimento, che promuove le attività innovative più significative messe in campo per favorire il lavoro agile e da remoto, in qualche modo conferma la bontà delle strategie messe in campo dall’ente.  “La testimonianza di un impegno costante verso il miglioramento delle condizioni lavorative e della qualità dei servizi offerti ai cittadini. Un’attenzione che Inps declina in vari ambiti di benessere organizzativo e welfare aziendale”, sottolinea il presidente, Gabriele Fava. Strategie che, come sottolinea la direttrice generale Valeria Vittimberga, si traducono “anche in forme di flessibilità oraria, borse di studio, prestiti e mutui a tassi agevolati, oltre a sussidi per dipendenti con figli o in caso di malattia”. A ritirare il premio, nei giorni scorsi al Politecnico di Milano, il direttore centrale delle risorse umane, Giuseppe Conte, che ha risposto alle domande di Formiche.net.

Conte, un premio come questo nasce dal lavoro di anni: qual è il quadro di riferimento in cui opera l’Istituto che ha portato a questa significativa affermazione?

L’Inps è l’ente previdenziale più grande d’Europa: ha circa 27mila dipendenti e gestisce oltre 500 prestazioni previdenziali e assistenziali destinate a 52 milioni di persone. Negli ultimi anni, l’Istituto ha ampliato le sue funzioni, includendo l’accertamento della disabilità e la vigilanza ispettiva. Tutti questi aspetti sono attentamente seguiti, adottando in modo efficace il lavoro agile per aumentare l’efficienza operativa, promuovendo un equilibrio tra vita privata e professionale, e migliorando la sostenibilità in termini di efficienza energetica e mobilità nelle grandi città. Questo ultimo tema, poi, è diventato particolarmente rilevante, specialmente nella Capitale, in vista del prossimo Giubileo.

I numeri generali di Inps sono certamente rilevanti, ma nello specifico dello smart working ce ne può fornire altri?

Lo smart working, introdotto da noi in forma sperimentale nel 2019 – prima quindi del Covid – ha raggiunto oggi oltre 22.843 accordi di lavoro digitalizzati. L’86% del personale ha aderito a questa modalità che consente flessibilità e libertà di scelta.

Per fare questo, immaginiamo occorra un adeguamento organizzativo interno di rilievo. Com’è avvenuto?

Sì, molte azioni intraprese convergono in questo senso. L’Inps ha implementato corsi di formazione per sviluppare adeguate competenze digitali e ha creato un programma di change management per promuovere la cultura organizzativa, collaborando con le più importanti istituzioni accademiche. Tutto ciò sviluppando piattaforma di e-learning per la formazione continua e un sistema di Knowledge Management per migliorare l’accesso alle informazioni.

Lo smart working ha favorito i nuovi inserimenti di personale in INPS ai quali abbiamo assistito recentemente?

La possibilità di lavorare a distanza ha facilitato l’inserimento di nuovi talenti, riducendo le difficoltà logistiche e creando un ambiente di lavoro inclusivo. Infatti, tra il 2022 e il 2023, l’Inps ha coperto il 92% dei posti vacanti, con un tasso di abbandono assolutamente irrilevante. L’Inps, tra l’altro, sta anche sperimentando l’uso dell’Intelligenza Artificiale, ad esempio con i chatbot, per gestire le richieste dei propri dipendenti. Crediamo che le persone che lavorano in Inps siano – e quindi vadano trattate – prima di tutto come ‘persone’, non ingranaggi o pezzi di una macchina. Persone che vanno fatte crescere nelle loro competenze per creare e alimentare il capitale umano necessario al buon funzionamento dell’ente; vanno fatte crescere e fatte stare bene. In questo senso nell’Istituto abbiamo un continuo aggiornamento delle competenze, che consente ai dipendenti di candidarsi per ricoprire incarichi interni. Le commissioni valutano l’esperienza e la formazione, assegnando posizioni specifiche per tre anni, al termine dei quali i dipendenti possono rimettersi in gioco.


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