“Fino a ieri l’imbuto nel quale si trovava la nazione impediva di immaginare nuove rotte: Giorgia ha rotto quell’incantesimo e oggi in Europa è una delle pochissime leader che può risvegliare il Vecchio continente”. Intervista alla vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Elisabetta Gardini
Il lavoro di Giorgia in giro per il mondo sta dando buonissimi frutti, con il suo Mediterraneo globale, con le sue relazioni internazionali e con tutto il suo costrutto anche personale. Questo elemento si tradurrà nella seconda parte della legislatura con la realizzazione degli obiettivi con cui ci siamo presentati dinanzi agli italiani con una prospettiva di cinque anni. Così a Formiche.net il vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Elisabetta Gardini, presidente della delegazione italiana presso l’assemblea parlamentare del consiglio d’Europa che, prendendo spunto dalla festa di Atreju, disegna la traiettoria del partito anche con uno sguardo rivolto al futuro. “A me pare che FdI sia molto più nella evoluzione dei tempi di quanto non siano le nostre controparti politiche, che mi sembrano veramente ancora agganciate a vecchie modalità”.
Dal Colle Oppio al Circo Massimo: quale la peculiarità di questa edizione di Atreju e come rispondere alle critiche di chi dice che FdI è un mondo chiuso?
Credo che siano molto strumentali gli aspetti che vengono raccontati negativamente, anche perché abbiamo visto domenica scorsa che l’apertura è stata strepitosa, nonostante la pioggia e nonostante fosse l’8 dicembre, una data in cui magari tante famiglie fanno l’albero e il presepe. Invece c’è stata un’affluenza fantastica. Aggiungo che Atreju quest’anno ha fatto buoni numeri anche su internet, con interazioni molto positive, quindi mi sembra che tutto ciò sia la conferma di un lavoro partito anni fa giunto quest’anno ad una sorta di consacrazione della festa, unica nel suo genere, che a sua volta rappresenta la crescita di Fratelli d’Italia.
Quale l’aspetto che l’ha colpita maggiormente?
Quella sorta di amarcord andato in scena il primo giorno, dove i numerosi ragazzi che ieri avevano dato vita ad Atreju oggi siedono in Parlamento. Hanno creduto con forza nelle loro idee e hanno costruito il movimento politico che, ancora oggi, li meraviglia quando pensano alle loro origini. Ho visto una grande emozione nei racconti di questi ragazzi, come le grandi e le piccole difficoltà che si verificano quando si organizza una manifestazione del genere. Tutti ricordano quando Giorgia una volta guardando il palco disse: “Se lo spostiamo di tre metri e mezzo abbiamo la vista sul Colosseo”.
Quale la differenza rispetto alle feste dell’Unità che versano in una crisi anche di presenze?
Non le ho frequentate ed è molto difficile fare un paragone, ma onestamente rivendico per Atreju un altro ruolo, fondato anche sul confronto con i diversi, come dimostrano gli interventi di Fausto Bertinotti e Paolo Bonolis. Si tratta di due figure molto distanti da noi conservatori, ma la cui presenza è stata utile per aprire un confronto e le loro posizioni sono state ascoltate con molto rispetto. Questa credo sia una caratteristica significativa: il rispetto. Abbiamo dimostrato una volta di più di essere veramente aperti al confronto e invitare persone molto distanti dalla nostra visione serve a ritrovare una identità politica che ha dei valori di riferimento e delle parole chiave. Ricordo che me lo disse anni fa Giulio Tremonti.
A che proposito?
L’ex ministro dell’Economia venne in Veneto a incontrare un gruppo di ragazzi riuniti per una scuola di formazione e fece un discorso molto interessante: quello che caratterizzerà sempre di più le diverse forze politiche, disse, non sarà più tanto il tema economico, perché quello oramai è un fattore tecnico scientifico, ma le parole chiave.
FdI quali parole chiave ha?
Noi abbiamo la famiglia che ci caratterizza fortemente e abbiamo una visione del mondo chiara: siamo convinti della nostra visione e non abbiamo paura di confrontarci. A volte confrontarsi può aiutare ad affinare il pensiero, ma il più delle volte anche a convincersi ancora di più della bontà delle proprie idee. A me pare che Fratelli d’Italia sia molto più nella modernità e nella evoluzione dei tempi di quanto non siano le nostre controparti politiche, che mi sembrano veramente ancora agganciate a vecchie modalità di fare politica e a vecchie ricette che non funzionano. Lo dimostra la situazione in Europa: quando qualcosa non funziona ci dicono che non abbiamo applicato abbastanza quelle ricette, mentre invece la verità è che quelle ricette sono sbagliate, dunque bisogna cambiare strada. Noi non abbiamo delle preclusioni ideologiche e siamo aperti a trovare delle soluzioni avendo però questi valori di riferimento che sono rappresentati dalle nostre parole chiave. Non a caso quest’anno nel sottotitolo di Atreju c’è scritto “la via italiana”.
In vista del 2027, dunque, come programmare “il secondo tempo” di FdI al governo?
Il lavoro di Giorgia in giro per il mondo sta dando buonissimi frutti, con il suo Mediterraneo globale, con le sue relazioni internazionali e con tutto il suo costrutto anche personale, ultima dimostrazione è il premio attribuitole ieri da Politico. Questo elemento si tradurrà nella seconda parte della legislatura con la realizzazione degli obiettivi con cui ci siamo presentati dinanzi agli italiani con una prospettiva di cinque anni. Intanto l’Italia ha finalmente una visione ed è nuovamente centrale nello scacchiere internazionale. Lo dimostra anche il recente incontro con Donald Trump a Parigi che le ha riservato delle parole quantomai azzeccate: “Giorgia è piena di energia”. Una frase bellissima, perché l’energia è ciò che muove il mondo e ciò che lo fa andare avanti.
Ci aspetta la prosecuzione del lavoro avviato su vari temi, come il patto di stabilità, la riforma nel settore automotive zavorrato dall’ideologia green, riportare il manifatturiero al centro, proseguire nelle corrette politiche sull’immigrazione, da condividere a livello europeo ma su basi nuove. Il tutto legato al Piano Mattei, all’economia dell’acqua, alle potenzialità energetiche che l’Italia vanta. Fino a ieri l’imbuto nel quale la nostra nazione si trovava le impediva di immaginare nuove rotte: Giorgia ha rotto quell’incantesimo e oggi in Europa è una delle pochissime leader che può risvegliare il Vecchio continente.