Il deputato di FdI ha partecipato al ventiquattresimo Forum transatlantico organizzato ogni anno a Washington dall’Assemblea parlamentare Nato e dall’Atlantic Council: “Le mie impressioni sono essenzialmente due: che l’America è pronta e consapevole delle nuove sfide e che l’Italia può recitare un ruolo primario. Oggi con un governo conservatore negli Stati Uniti e un governo conservatore in Italia vi è un orizzonte medio lungo”. I rischi maggiori vengono da Cina e Russia
“Il governo Meloni e l’Italia rappresentano l’unico vero interlocutore con cui parlare in Europa, vista la crisi di Francia, Germania e UK e vi è una grandissima aspettativa di collaborazione tra Roma e Washington”. Così racconta a Formiche.net il deputato di FdI Giangiacomo Calovini, membro della delegazione italiana presso l’assemblea parlamentare della Nato, appena rientrato dagli Usa. Nella cornice degli incontri del 24mo Forum transatlantico che organizza ogni anno a Washington l’Assemblea parlamentare Nato e l’Atlantic Council sono stati affrontati riflessioni interessanti e contingenti con sei sessioni focus su diversi temi di politica internazionale e difesa.
Le nuove sfide globali
Si è trattato del primo appuntamento dopo l’elezione di Trump e soprattutto è avvenuto a poche ore dalla caduta del regime di Assad in Siria, per cui è stata una utilissima occasione per fare una serie di approfondimenti. “Le mie impressioni sono essenzialmente due: che l’America è pronta e consapevole delle nuove sfide e che l’Italia può recitare un ruolo primario. Ho sentito analisti e incontrato politici nelle ore successive, molto determinati, molto lucidi, molto consapevoli delle sfide e delle problematiche che stiamo vivendo. Come dire che, se nel 2016 Trump giunse quasi per caso alla Casa Bianca, ora no, in virtù di un lungo lavoro preparatorio alle spalle”.
Non va dimenticato, aggiunge Calovini, che il mondo è cambiato in otto anni. “Sappiamo bene che il nemico o il competitor è in Cina ed è in Russia. In Cina, sotto l’aspetto soprattutto economico, commerciale, ma anche militare, in Russia sotto l’aspetto militare. Noi siamo amici dell’Europa, vogliamo l’Europa al nostro fianco, dicono gli Usa. Ma l’Europa deve darsi una mossa: questa la vulgata che circola a Washington. Ovvero, i problemi sono talmente grossi che in Usa nessuno è nelle condizioni di aspettare, per cui la situazione è molto complicata e dobbiamo darci tutti una svegliata”.
Il fronte russo-cinese
Inoltre c’è molta preoccupazione sul tema asiatico pacifico, “ma Cina oggi vuol dire tutto, per cui vuol dire anche Africa e anche il ruolo dell’Italia con il Piano Mattei” prosegue. Quindi l’evento transatlantico “ha inteso rappresentare una sorta di sveglia nei confronti del vecchio continente”. A margine del forum Calovini ha anche incontrato due deputati repubblicani, di cui uno, Brian Mast (in foto) indicato formalmente come presidente della Commissione esteri del Congresso americano. “Assumerà un ruolo di primo piano e l’ulteriore messaggio che ho recepito è stato quello di una consapevolezza: la nuova amministrazione Usa sta lavorando con molta lucidità. Li ho visti molto preparati e molto determinati. Studiano dossier, sono consapevoli delle sfide, programmano strategie e variabili: per cui torno a casa molto molto caricato da un’America pronta ad avere un ruolo da leader”.
Meloni ponte verso gli Usa
Quanta quanta aspettativa c’è rispetto all’Italia e ovviamente rispetto al collegamento fra la nuova amministrazione americana e il link anche personale fra Trump e Meloni? “C’è tantissima considerazione nei confronti dell’Italia. Per quanto veloce, l’incontro a Parigi fra Trump e Meloni lo dimostra una volta di più. Meloni e l’Italia avevano oggettivamente un buon rapporto con Biden. Questo è un dato di fatto, ovvero l’Italia e gli Stati Uniti hanno lavorato molto bene negli ultimi anni. A maggior ragione quindi oggi con un governo conservatore negli Stati Uniti e un governo conservatore in Italia vi è un orizzonte medio lungo. Noi comunque abbiamo ancora tre anni sicuri di legislatura e loro ne hanno quattro: significa che i due esecutivi possono respirare, ragionare e programmare insieme”.
La seconda considerazione è che “Meloni è una leader riconosciuta a livello internazionale, per gli scettici ricordo il riconoscimento di Politico secondo cui non solo la presidente del Consiglio è capace a livello internazionale, ma è anche un’interlocutrice naturale, un ponte dell’Europa nei confronti di altri leader. Terza considerazione: l’Europa non sta molto bene, lo dimostrano i casi di Germania, Francia, Spagna e UK per motivi diversi. Ci sono comunque quattro governi deboli. In Germania votano 23 febbraio, in Francia non sanno come uscire alla crisi, in Spagna sono condizionati dal gruppo di minoranza indipendentista e il governo Labour dopo 120 giorni è comunque in crisi.” La consapevolezza, conclude, poggia su questa contingenza: “Il governo Meloni e l’Italia rappresentano l’unico vero interlocutore con cui parlare in Europa e alla luce di tutte queste motivazioni c’è una grandissima aspettativa di collaborazione tra Roma e Washington”.