I nuovi dazi che apriranno la seconda amministrazione Trump rappresentano un problema non da poco per l’economia del Dragone, che dovrà farsi trovare pronto e attrezzato. E anche le speranze di ripresa sono un’incognita. Ecco cosa scrive una delle più importanti business school del mondo
Il 2025 della Cina sarà un anno difficile, intenso. Nei giorni scorsi questa testata ha raccontato come l’anno in corso si stia chiudendo all’insegna della sfiducia e del pessimismo, per una serie di ragioni: dai consumi ancora al palo, al mattone che non riparte come dovrebbe. Ora un report dell’International institute for management and development (Imd), una delle più prestigiose business school del mondo, prova a fare chiarezza.
Premessa. “La seconda economia mondiale dovrà trovare un equilibrio tra riforme interne e ambizioni globali, preparandosi a una nuova serie di dazi imposti dal presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump. Con l’avvicinarsi del 2025, la Cina si trova in una fase critica, segnata dalla conclusione del suo 14° piano quinquennale, un periodo che solitamente annuncia una trasformazione profonda, mentre il governo stabilisce priorità politiche dettagliate. Questa transizione è ulteriormente complicata dalla rielezione di Trump come presidente degli Stati Uniti, che introduce un’incertezza accresciuta nel commercio e nella diplomazia internazionali. In questo ambiente sempre più complesso, Pechino deve destreggiarsi in un delicato equilibrio tra riforme interne, aspirazioni globali e strategie per aumentare la resilienza economica”, si legge nel documento.
Ed ecco quattro tendenze principali, destinate a plasmare la traiettoria della Cina nel 2025: stimoli, Trump 2.0, ritorno al futuro e Cina globale. “I mercati continueranno a ricercare ulteriori misure monetarie per rafforzare ulteriormente la fiducia dei consumatori. L’economia cinese spera di riprendere slancio nel 2025, alimentata da una serie di politiche di stimolo implementate dal settembre 2024. Queste includono tagli ai tassi di interesse, sostegno al settore immobiliare e aumento della spesa pubblica, che mirano a guidare l’economia verso un obiettivo di crescita stimato del 5%. Tuttavia, permangono delle sfide. Il calo del valore degli asset immobiliari e un mercato del lavoro lento stanno minando la fiducia dei consumatori, creando effetti negativi sulla ricchezza dei consumatori”. Non è finita. “Dati gli alti livelli di debito degli enti locali, il mercato è alla ricerca di nuovi distretti in grado di imprimere un’accelerazione alla ripresa: dalla Greater Bay Area che attinge a Shenzhen, Guangzhou, Hong Kong e Macao, alle potenze economiche come Shanghai, Zhejiang e Jiangsu”. Poi c’è il capitolo Usa.
“Con la rielezione di Trump e la potenziale escalation delle tensioni commerciali, è probabile che le rinnovate politiche protezionistiche sfidino direttamente il modello di crescita cinese basato sulle esportazioni, creando nuovi ostacoli per il 2025. Prendendo spunto dal manuale cinese, l’Europa ha annunciato piani per costringere le aziende cinesi a trasferire la proprietà intellettuale alle aziende europee in settori selezionati, oltre alle tariffe. Anche gli Stati Uniti stanno scommettendo sul rilancio della produzione nazionale attraverso le tariffe”. Ma, “invece di reagire con allarme, la Cina sta adottando un approccio proattivo e strategico. Diversificare la sua strategia commerciale sarà fondamentale per mitigare gli effetti del protezionismo statunitense. Si prevede che iniziative come la Belt and road initiative svolgeranno un ruolo sempre più importante nel promuovere partnership internazionali ed espandere i mercati”.
Anche la transizione, visto che si parla di uno dei Paesi più inquinanti al mondo, non poteva mancare. “La spinta della Cina verso la neutralità carbonica aggiunge un altro livello alla sua strategia di ritorno al futuro, che mira ad aiutare a identificare e cogliere nuove opportunità prima che altri vedano cosa sta arrivando. Le iniziative di economia verde potrebbero dominare l’agenda del 2025, enfatizzando lo sviluppo sostenibile attraverso la finanza verde, gli investimenti Esg e incentivando pratiche commerciali eco-compatibili. Nel 2023, la Cina ha investito la notevole cifra di 890 miliardi di dollari in energia rinnovabile, che ha consentito alla capacità solare ed eolica di superare per la prima volta quella del carbone. Tuttavia, la sovracapacità nel fotovoltaico e nell’energia solare potrebbe smorzare alcune di queste iniziative e speranze”.