Da dieci anni Pechino fornisce energia al Paese asiatico ma con contratti assolutamente svantaggiosi e con costi astronomici e non proporzionali alla domanda. Un altro caso che rivela il vero volto della Via della seta
La Cina continua a mostrare al mondo l’effettiva consistenza del suo progetto più ambizioso. Lo si è visto con l’Africa, dove i prestiti capestro hanno condannato al declino tanti governi del Continente. Adesso è la volta del Pakistan: la partitura è diversa ma la musica è la stessa. C’è di mezzo la fornitura di energia. Tutto è cominciato dieci anni fa, quando il governo di Islamabad, gravemente a corto di energia, si è rivolto a Pechino affinché costruisse più di una dozzina di centrali elettriche a carbone, solari e idroelettriche, nell’ambito dell’enorme sforzo infrastrutturale intrapreso dalla Cina nel Paese e inserito nella Belt&Road.
Nel dettaglio, l’accordo tra Pakistan e Cina per la centrale elettrica faceva parte di accordi infrastrutturali da 25 miliardi di dollari, che miravano a stabilire un corridoio commerciale tra i due Paesi e ad aiutare l’economia pakistana a decollare. Ma per assicurarsi le centrali elettriche, il Pakistan ha garantito alle compagnie statali cinesi rendimenti annuali in dollari fino al 34% sulla capacità di generazione installata, indipendentemente dal fatto che l’energia venga utilizzata o meno. Questo ha posto le basi per un enorme debito.
Qui il punto. Secondo il ministero dell’Energia pakistano, oggi la domanda del Paese asiatico è pari a circa il 40% del fabbisogno. Ma nonostante questo, non essendoci una proporzionalità, Islamabad deve pagare un costo del 34% su una domanda del 40%. Di conseguenza, per onorare il debito con Pechino, le autorità cinesi sono state costrette ad aumentare i costi in bolletta in modo esponenziale, gettando intere famiglie e decine di migliaia di attività nell’insolvenza. “Non abbiamo mai assistito prima a una spirale mortale nel settore dei servizi di pubblica utilità”, ha affermato Jenny Chase, analista solare presso Bloomberg, che studia le energie rinnovabili.
Conti alla mano, ad oggi il Pakistan è in arretrato con le aziende cinesi per oltre un miliardo di dollari di bollette elettriche non pagate, oltre a circa 15 miliardi di dollari di debiti per la costruzione delle centrali elettriche della Belt&Road, con altri 9 miliardi di dollari per due centrali nucleari costruite in Cina. Secondo un conteggio dei ricercatori del William & Mary, il Pakistan ha ricevuto 70 miliardi di dollari di finanziamenti dalla Cina dal 2000, diventando il terzo maggiore beneficiario. Islamabad sta ora cercando urgentemente di rinegoziare i termini dei contratti a lungo termine che ha stilato sia con gli operatori privati nazionali che con le centrali elettriche cinesi. L’obiettivo è di tagliare le bollette fino a un quinto. Riuscirci, sarà un miracolo.