L’anno che si sta per chiudere è stato decisamente infausto per il Dragone, tra crescita anemica, poca fiducia e consumi ancora al palo. E ora ci saranno da fare anche i conti con la nuova amministrazione repubblicana. Ecco di cosa si parlerà alla prossima Conferenza sull’economia cinese
Tra un mese e dieci giorni Donald Trump entrerà nello Studio Ovale per dare ufficialmente il via alla sua seconda presidenza. E a Pechino hanno deciso di cominciare a prendere le misure, per capire come regolarsi dinanzi a un’amministrazione che ha tutta l’aria di essere muscolare, soprattutto in termini commerciali.
Più che una scelta, un obbligo, alla luce delle conclamate difficoltà del Dragone, che si prepara a chiudere un altro anno con l’amaro in bocca. I consumi non sono ripartiti come dovevano, nonostante la terapia d’urto sotto forma di 1.400 miliardi raccolti sul mercato e prontamente iniettati nell’economia e nelle banche per aumentare i prestiti. Un metadone che non è riuscito nemmeno a rimettere in piedi il mattone, che anche nel 2025 non tornerà a carburare come i bei tempi andati pre pandemia, a causa della continua discesa dei prezzi delle case.
In tutto questo ci sarà da fare i conti con Trump e i suoi dazi. Ecco perché nelle prossime ore a a Suzhou, nel distretto di Jiangsu, si aprirà l’undicesima Conferenza internazionale sull’economia cinese, con un ordine del giorno corto e chiaro al tempo stesso. Un evento di tre giorni rigorosamente a porte chiuse e che vedrà la partecipazione di numerosi esponenti del partito, economisti, unitamente alle prime linee di banche, assicurazioni e grandi imprese. Il canovaccio è quasi a senso unico. Si prevede che le principali priorità affrontate saranno la stabilizzazione del mercato immobiliare, il salvataggio delle autorità locali indebitate, la soluzione del problema della scarsa fiducia degli investitori e l’elevato tasso di disoccupazione giovanile. Ma, soprattutto, saranno al centro dell’attenzione le politiche relative al secondo mandato di Trump.
“Pechino potrebbe evidenziare la necessità di valutare appieno le difficoltà e le sfide. La conferenza discuterà molto probabilmente del possibile impatto degli aumenti tariffari statunitensi e farà una certa pianificazione preventiva”, ha affermato Wang Tao, capo economista cinese presso la banca d’investimento Ubs. Ed è “probabile che le autorità rimanderanno ogni possibile risposta ai dazi americani fino a quando non saranno annunciati ufficialmente”. E che il tema delle nuove tensioni commerciali sia in cima alla lista della tre giorni, lo dimostra anche la decisione del governo cinese, lo scorso 3 dicembre, di vietare l’esportazione di diversi minerali rari negli Stati Uniti fondamentali fondamentali per l’elettronica high-tech, i sistemi d’arma avanzati e la transizione verde.
Nell’attesa del conclave, comunque, qualcosa si sta già muovendo anche sul fronte monetario. Il Comitato centrale di 24 membri guidato dal presidente Xi Jinping ha annunciato che adotterà una strategia “moderatamente allentata” per la politica monetaria nel 2025, segnando la prima svolta dal 2011. La politica fiscale sarà così più proattiva, al fine di stabilizzare “i mercati immobiliari e azionari”. Tutto per far sì che il 2025 sia diverso dal 2024.