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Congo, massima allerta per una misteriosa malattia. L’opinione degli esperti

“Nessun allarmismo, ma dobbiamo imparare a ragionare in termini di salute globale”, commenta l’epidemiologo Massimo Ciccozzi. “Questi eventi non sono insoliti – aggiunge il virologo Fabrizio Pregliasco – ma la chiave è agire subito e in modo coordinato proprio per evitare che si trasformino in emergenze globali”

La Repubblica democratica del Congo è in stato di massima allerta dopo l’esplosione di un focolaio di una malattia misteriosa che ha causato decine di morti e centinaia di contagi nella provincia di Kwango. Secondo i dati più recenti, sono stati registrati almeno 71 decessi, mentre i casi sospetti superano i 380, con un’alta incidenza tra i bambini sotto i cinque anni. “Siamo in massima allerta” ha affermato il ministro della Salute congolese Samuel-Roger Kamba durante una conferenza stampa nella capitale Kinshasa.

I SINTOMI

I sintomi osservati comprendono febbre alta, tosse, mal di testa e un’anemia severa, ma l’origine del patogeno rimane sconosciuta. “Non possiamo sottovalutare la gravità di questo tipo di focolai, specialmente quando l’agente infettivo non è ancora stato identificato e ci sono segnali atipici, come l’anemia, che richiedono ulteriori indagini”, commenta a Formiche Fabrizio Pregliasco, virologo e direttore sanitario dell’Irccs Ospedale Galeazzi – Sant’Ambrogio. “La priorità – ha aggiunto il professore – è intervenire rapidamente per circoscrivere il fenomeno”.

UNA RISPOSTA COORDINATA PER CONTENERE IL RISCHIO

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha inviato una delegazione di esperti nella zona colpita per studiare l’epidemia e supportare le autorità locali nel contenimento della crisi. “Molti di questi casi e decessi si sono verificati in comunità isolate, con solo un terzo dei pazienti che ha avuto accesso agli ospedali – spiega Massimo Ciccozzi,  epidemiologo dell’Università Campus Bio-medico di Roma, contattato da Formiche.net – il che fa pensare che potrebbe trattarsi di una zoonosi, un’infezione trasmessa da animale a uomo. Ma senza dati di laboratorio e sequenziamenti genetici, è troppo presto per fare ipotesi certe”.

L’allerta non si limita al Congo. Gli esperti sottolineano l’importanza di un monitoraggio epidemiologico globale, soprattutto per i voli provenienti dalle aree colpite. “Nessun allarmismo, ma dobbiamo imparare a ragionare in termini di salute globale, di one health”, aggiunge Ciccozzi, secondo cui un’ulteriore misura di prevenzione riguarda il monitoraggio dei voli provenienti dalla Repubblica Democratica del Congo. “È fondamentale controllare attentamente tutti i passeggeri in arrivo da queste zone. Se presentano sintomi come febbre o tosse, potrebbe trattarsi di un’influenza, ma è nostro dovere indagare per escludere qualsiasi correlazione con il focolaio, visto che al momento non conosciamo l’origine della malattia”.

LE SFIDE DI UN SISTEMA SANITARIO FRAGILE

Nelle aree rurali della provincia di Kwango, il sistema sanitario è debole e le risorse mediche scarseggiano. Le autorità locali stanno faticando a gestire la situazione, mentre il ministero della Difesa ha emesso un’allerta esortando la popolazione a seguire norme igieniche rigorose e ad evitare il contatto con i corpi dei defunti, spesso considerati un possibile veicolo di trasmissione.

“La vicinanza tra uomo e animale in questi contesti, unita alla difficoltà di implementare misure igieniche adeguate, aumenta il rischio di diffusione”, spiega ancora Pregliasco. “Anche il rituale di accudimento delle salme – aggiunge – che lì è profondamente radicato, rappresenta un problema in situazioni di emergenza sanitaria”.

UNA LEZIONE DAL PASSATO

Il recente focolaio in Congo evidenzia l’importanza di non abbassare la guardia di fronte alle malattie infettive, anche quelle che sembravano debellate. “La pandemia di Covid ci ha insegnato che dobbiamo essere pronti a fronteggiare l’imprevedibile – conclude Pregliasco – Questi eventi non sono insoliti, ma la chiave è agire subito e in modo coordinato proprio per evitare che si trasformino in emergenze globali”.

L’Oms e le autorità congolesi continuano a lavorare per determinare l’origine della malattia e arginarne la diffusione. Nel frattempo, l’attenzione internazionale resta alta, in attesa di aggiornamenti ufficiali sui risultati delle analisi condotte sul campo.


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