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Cosa comporta la vicenda dei cavi sottomarini nel Baltico

Il sequestro della petroliera “Eagle S”, sospettata di far parte della flotta fantasma russa e di essere responsabile del danneggiamento di cavi sottomarini strategici, riaccende i riflettori sulle dinamiche di sicurezza nella regione. Ecco gli ultimi aggiornamenti

Il periodo natalizio non ha impedito che si registrasse un aumento della tensione nel bacino del Mar Baltico. L’evento più significativo, risalente allo scorso giovedì 26 dicembre, è stata la confisca da parte della marina militare finlandese della “Eagle S”, una vecchia petroliera registrata nelle Isole Cook, nel Pacifico meridionale. Dietro la decisione delle autorità finlandesi il sospetto (che potrebbe essere confermato dal materiale acquisito a bordo dai rappresentanti di Helsinki) che il vascello in questione non solo sia parte della flotta fantasma di Mosca, strumento con cui il Cremlino mira ad evadere le sanzioni imposte dai Paesi occidentali, ma che sia anche direttamente responsabile del danneggiamento (avvenuto nel giorno di Natale) di cinque cavi sottomarini, tra cui uno responsabile del trasporto di energia tra Finlandia ed Estonia.

Sia Estonia che Finlandia condividono gli stessi sospetti. “Se tre incidenti simili si verificano nell’arco di un anno, non può trattarsi di una coincidenza o di un incidente”, ha dichiarato venerdì al riguardo il Presidente della Finlandia Alexander Stubb; a Stubb ha fatto eco anche Lauri Läänemets, ministro degli Interni dell’Estonia, che ha dichiarato come “ingenuo” pensare che i tre incidenti avvenuti dall’ottobre 2023 “possano essere solo una coincidenza”.

“Sappiamo della flotta ombra russa che opera nella nostra zona e sappiamo che la Russia conduce sistematicamente una guerra ibrida contro i Paesi Nato/Ue vicini”, ha dichiarato sempre Läänemets in un commento inviato via e-mail al New York Times, “È ora di abbandonare le illusioni e di affrontare la realtà: Nel contesto della guerra ibrida, non dobbiamo concentrarci solo sulle minacce militari, ma considerare anche le minacce ibride”.

I fatti che supportano queste tesi sono evidenti: la “Eagle S” trasportava 35.000 tonnellate di benzina senza piombo che erano state caricate nei porti russi; inoltre, secondo quanto riportato dai media finlandesi, la petroliera aveva subito un forte rallentamento in concomitanza del momento in cui il cavo sottomarino noto come Estlink 2 ha subito il danneggiamento.

Sia da Helsinki che da Tallin è arrivata la richiesta per la Nato di aumentare il proprio sforzo nell’area in funzione di contrasto ai sabotaggi, sottolineando come una crescita del suddetto impegno sosterrebbe gli Stati più piccoli che ora si assumono l’onere di riparare le infrastrutture europee dopo atti di sabotaggio come quello verificatosi pochi giorni fa. Una richiesta che non è rimasta inascoltata: “La Nato rafforzerà la sua presenza militare nel Mar Baltico”, ha dichiarato il segretario generale della Nato Mark Rutte, che ha anche detto che la Nato sosterrà l’indagine condotta dalla Finlandia. Anche la Commissione europea, che ha condannato la distruzione delle infrastrutture e le presunte azioni della Russia, ha promesso una reazione concreta attraverso la proposta di una nuova serie di sanzioni mirate a colpire la flotta ombra russa. “La nave sospetta fa parte della flotta ombra russa, che minaccia la sicurezza e l’ambiente e finanzia il bilancio bellico della Russia”, ha dichiarato la Commissione in un comunicato. “Proporremo ulteriori misure, tra cui sanzioni, per colpire questa flotta”.

Nel frattempo, gli attori direttamente coinvolti dalle vicende hanno già iniziato a muoversi. “Abbiamo deciso di inviare la nostra marina militare vicino a Estlink 1 per difendere e garantire il nostro collegamento energetico con la Finlandia”, ha dichiarato il ministro della Difesa estone Hanno Pevkur, che ha anche proposto un pattugliamento congiunto con la Finlandia. “Non solo con la Finlandia, ma con tutti i nostri alleati, in realtà. I finlandesi ne stanno discutendo e credo che si uniranno a noi”.

Nelle stesse ore in cui si svolgevano queste vicende, il governo finlandese ha svelato la propria intenzione di raddoppiare le spese per la difesa, passando dai 6,8 miliardi di dollari stanziati nel 2025 (circa il2,4% del Pil finlandese) ad una somma prevista di 11,5 miliardi di dollari nel 2032 (equivalente a circa il 3,3% del Pil). Una proposta che ha riscosso il sostegno di buona parte delle opposizioni, aumentando così le sue prospettive di realizzazione.

“La situazione della sicurezza, in Finlandia e nella regione, è difficile da prevedere. Potrebbe deteriorarsi rapidamente. Sono necessari maggiori investimenti nella difesa e nella sicurezza nazionale per migliorare la nostra capacità di contrastare le influenze ad ampio spettro, resistere alle pressioni militari e combattere potenziali guerre su larga scala che potrebbero trascinarsi per anni. Di conseguenza, riformeremo la difesa nazionale e porteremo a termine i principali progetti in corso nelle nostre forze aeree e navali”, ha dichiarato il ministro della difesa finnico Antti Häkkänen.


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