In un clima di tensione crescente, la presidente uscente Zourabichvili sfida il nuovo presidente Kavelashvili e si unisce ai manifestanti che chiedono l’integrazione europea e il rigetto dell’influenza russa
Sulla carta, oggi per la Georgia dovrebbe essere un giorno di passaggio di poteri. Sulla carta scade oggi il mandato della presidente Salome Zourabichvili, che dovrebbe farsi da parte in favore del suo sostituto eletto dal Parlamento, l’ex calciatore Mikheil Kavelashvili. Ma al momento, questa transizione si preannuncia tutt’altro che ordinata.
La crisi istituzionale che il Paese caucasico sta attraversando oramai da mesi sta raggiungendo un nuovo picco in queste ore. Da una parte della barricata c’è il partito di governo “Sogno Georgiano”, fautore di una linea politica fortemente filo-russa e vincitore delle discusse elezioni dello scorso ottobre segnate dall’ombra dell’influenza russa; dall’altra i manifestanti filo-occidentali, che si oppongono alla deriva filo-Cremlino dell’esecutivo sia nella politica estera che nella politica interna (come mostrato dalle tensioni sviluppatesi intorno all’adozione della foreign agents law nella primavera di quest’anno). Delle posizioni assunte da questo gruppo durante l’ultimo anno si è fatta paladina la presidente Zourabichvili, guadagnando così un forte sostegno per la sua persona.
Le tensioni in Georgia sono montate ulteriormente dopo che il governo ha annunciato poche settimane fa una sospensione (apparentemente temporanea) del processo di integrazione nell’Unione Europea, in risposta ad alcune dichiarazioni critiche rilasciate dalle istituzioni europee nei confronti del poco trasparente processo elettorale svoltosi nel Paese. In risposta a questa scelta la popolazione georgiana è di nuovo scesa in piazza, portando avanti le proteste giorno dopo giorno nonostante i tentativi di repressione portati avanti dalle forze dell’ordine.
Sabato 28 dicembre, a un mese esatto dall’inizio dell’ultima ondata di proteste, a Tbilisi (ma anche a Batumi, Kutaisi, Zugdidi e in tante altre località del Paese) i manifestanti si sono presi per mano costituendo una lunga catena umana, in un gesto che ricorda molto quello compiuto dalla popolazione dei Paesi Baltici nel 1989 per protestare contro la cinquantennale occupazione sovietica, chiedendo il riavvio del processo di integrazione con l’Europa e l’abbandono delle posizione filo-Cremlino da parte dell’esecutivo. In mezzo alla catena umana c’era anche la presidente Zourabichvili.
Questa mattina, mentre Kavelashvili giurava come Presidente del Paese entrando ufficialmente in carica, Zourabichvili si è rivolta ai suoi sostenitori fuori dal palazzo presidenziale, dichiarando che avrebbe lasciato la residenza “per stare con voi”, e che Kavelashvili non aveva alcuna legittimità come presidente. “Porterò con me la legittimità, porterò con me la bandiera, porterò con me la vostra fiducia”. Se questi sono i presupposti, è difficile credere che la questione sia destinata a risolversi facilmente nel prossimo futuro.