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Il valore della Diplomazia in un mondo in crisi. Il monito di Mattarella

Il Capo dello Stato apre la XVII Conferenza delle ambasciatrici e degli ambasciatori d’Italia cerchiando in rosso la missione della diplomazia e lo fa intrecciandola con le sfide che la politica estera impone all’attualità come le guerre a Kyiv e a Gaza

 

Fare sintesi della proiezione della complessa realtà del Sistema Italia nel Paese in cui opera. Un timbro che, secondo il Capo dello Stato, deve essere osservato nella relazioni diplomatiche, al fine di prevenire conflitti, affrontare le emergenze della contingenza, progettare una strategia nazionale sui versanti di maggiore interesse. Sergio Mattarella intervenendo alla XVII Conferenza delle ambasciatrici e degli ambasciatori d’Italia cerchia in rosso la missione della diplomazia e lo fa intrecciandola con le sfide che la politica estera impone all’attualità come le guerre a Kyiv e a Gaza.

La diplomazia e gli Stati

Punto di partenza le istituzioni, come le Nazioni Unite, definite “strumento ampiamente imperfetto ma prezioso” quasi a volerne perimetrare l’azione perché parallela a quelle dei singoli paesi. Secondo il Presidente della Repubblica lo sforzo incessante della nostra azione è stato diretto a prevenire i conflitti, a elaborare soluzioni idonee a ricostruire il capitale di fiducia tra gli Stati, oggi pericolosamente eroso. “Questo ha consentito alla Repubblica di acquisire influenza e credibilità, in numerosi organismi multilaterali, a partire dalle Nazioni Unite, strumento ampiamente imperfetto ma prezioso”.

D’altronde è proprio questa la ragione alla base del suo elogio al ruolo della diplomazia, sia come accompagnamento alle iniziative commerciali e di investimento (soprattutto in quei contesti in cui i contatti istituzionali con le realtà locali possono avere valore determinante) sia come strumento legato all’obiettivo di natura economica che resta, “per un Paese che ha storicamente fondato il suo sviluppo sulle esportazioni, tassello centrale di un’efficace strategia di internazionalizzazione”.

Naturale in questo senso la sottolineatura sul Piano Mattei, definito una “sfida di grande portata che valorizza il contributo italiano allo sviluppo del continente africano”. Sui temi specifici Mattarella ha precisato alcuni aspetti, certamente già noti circa il raggio d’azione italiano e il suo intreccio con le azioni degli alleati, ma altrettanto utili per rafforzare i concetti in un momento in cui se è ipotizzabile immaginare una fase di dialogo sul fronte ucraino, resta alta la preoccupazione a Gaza e a Damasco.

La diplomazia e le guerre

Su Kyiv la riflessione del Colle verte sulla consapevolezza che “l’ingresso in campo di altri attori che forniscono truppe all’aggressione, allarga il conflitto, suscita allarme anche in aree più remote rispetto al teatro di guerra, alimentando i timori di una deriva fuori controllo”. Ribadisce che Roma continuerà a lavorare affinché vengano rispettati “parametri essenziali”, come il rispetto del diritto internazionale; l’integrità territoriale ucraina; il principio della sicurezza nucleare; il rilascio dei prigionieri di guerra; la restituzione alle famiglie dei bambini ucraini rapiti e condotti in Russia; l’accesso sicuro ai porti del Mar Nero e del Mar d’Azov, anche a beneficio della sicurezza alimentare a livello globale.

Per cui, precisa, la pace richiede il contributo di tutti, in particolare delle potenze globali, perché globali sono le loro responsabilità e globali sono le conseguenze dell’aggressione alla legalità internazionale compiuto dalla Federazione Russa. “Nel frattempo l’Ucraina potrà contare sul nostro convinto sostegno militare, economico, diplomatico e umanitario, oltre che sulle garanzie che sono state inserite nell’accordo bilaterale con Kyiv”.

Fisiologico poi il passaggio sulla prospettiva europea degli Ucraini che possono incassare l’appoggio dell’Italia. “Del resto, messa di fronte al dramma di una guerra ai propri confini, è proprio l’Unione Europea ad aver trovato la forza e l’unità per reagire compatta con strumenti e misure che sarebbero stati inimmaginabili solo pochi anni addietro”.

Il ruolo dell’Ue e dell’Italia

Ma l’Ue non è un tema saltuario nella complessità del ragionamento di Mattarella, bensì si lega carsicamente al tema dell’allargamento europeo ai Balcani, che Giorgia Meloni più volte ha definito come riunificazione balcanica. “Dobbiamo capitalizzare questa esperienza e non disperderla, proseguendo nel percorso di unificazione europea con l’ingresso dei Paesi dei Balcani Occidentali e riattivando efficacemente le politiche di vicinato della Ue e i suoi strumenti, a partire dall’Unione per il Mediterraneo che vedrà, nel 2025, il proprio trentennale. Sono prove che attendono le istituzioni europee al nuovo mandato loro affidato dai cittadini con la rinnovata elezione del Parlamento Europeo”.

Europa ancora chiamata in causa sul conflitto mediorientale, dove la stella polare resta quella di una statualità della Palestina intesa come garanzia di sicurezza anche per Israele. “Per la Repubblica Italiana – osserva – l’autentica prospettiva di futuro risiede nella soluzione a due Stati, un obiettivo privo di alternative, come hanno ricordato i ministri della Regione intervenuti alla Conferenza dei Dialoghi Mediterranei, prezioso foro sviluppato dalla Farnesina”. In questo modo sarà possibile mettere nelle mani del popolo della Cisgiordania e di Gaza “un traguardo di giustizia e una convincente prospettiva di speranza per il proprio futuro, irrinunziabile condizione anche per una finalmente solida garanzia di sicurezza per Israele”.

Infine un plauso al governo nell’esercizio della Presidenza del G7, con l’Italia che ha dimostrato di saper coniugare “la consapevolezza delle proprie scelte di collocazione internazionale con la capacità di interpretare le sensibilità di Paesi, talvolta distanti in termini di sensibilità, interessi, livello di sviluppo o matrice culturale”.


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