L’esperienza della pandemia ha trasformato il rapporto degli italiani con la propria casa, che da semplice luogo privato è tornata un centro nevralgico della vita quotidiana, rinsaldando valori affettivi, sociali e culturali
Dopo esperienza dell’emergenza sanitaria nell’Italia del post-pandemia erano cambiati valori e funzioni della casa, evolvendosi da luogo del privato e familiare a luogo di una molteplicità di attività tradizionalmente svolti fuori. La casa aveva acquistato cosi un valore sociale che non era mai stato cosi alto. La relazione tra la casa e chi la abita era diventata forte e si intensificarono le aspettative future degli italiani. Il valore sociale della casa usciva rinsaldato proprio dall’esperienza della pandemia. La casa, dunque, diventava il centro nevralgico della vita degli italiani: 91% degli italiani considerava la propria casa un rifugio; l’89,7% degli italiani si sentiva tranquillizzato e rassicurato dall’essere proprietario dell’abitazione in cui viveva; l’83,1% degli italiani esprimeva la propria personalità attraverso la propria casa; al 78% degli italiani capitava di trascorrervi gran parte del tempo libero.
Il Covid-19 aveva trasformato le abitazioni in luoghi di salvezza, molti italiani scoprirono un diverso approccio nel vivere la propria casa e, nonostante il venir meno delle restrizioni, scelsero liberamente di innovare il proprio modo di abitare. E’ cosi che la casa iniziò a ricoprire diverse tipologie di utilizzo: il 96,3% degli studenti in casa svolgevano attività di studio e formazione a distanza; l’89,3% degli italiani cucinava in casa; l’84,5% degli italiani utilizzava la casa come luogo di incontro per amici o parenti; il 78% degli italiani trascorreva in casa gran parte del proprio tempo libero; il 47,1% degli occupati vi svolgeva attività di lavoro smartworking; il 43,7% degli italiani vi svolgeva attività di fitness; il 17,7% degli italiani vi svolgeva attività di cura e assistenza.
La casa, dunque, tornava al centro dello stile di vita e diventava fattore di rassicurazione in tempi difficili, ben l’87,2% degli italiani dichiarava che in relazione alle necessità familiari lo spazio in casa era adeguato e ben suddiviso. Per la maggioranza degli italiani le proprie abitazioni sono confortevoli.
La verità è che la casa con le sue mura, le sue pareti era diventata il nostro rifugio, il luogo che aveva protetto noi e la nostra famiglia durante la pandemia. Nelle nostre abitazioni è rinato lo spirito familiare e comunitario, dentro quattro mura si lavora e si lavorerà sempre più; da quel luogo si diramavano e si hanno rapporti con tutto il mondo. La casa è tornata ad essere la “domus” di memoria romana come centro di affetto, di lavoro, di affari e di relazioni politiche.
E’ cambiato dunque il rapporto emotivo e sentimentale con la “nostra” casa, che è tornata ad essere il centro della nostra vita. Come una volta. Come quando tutta la famiglia si riuniva intorno alla tavola per il pranzo e la cena. Come quando i nonni di fronte al camino o intorno al braciere ( non esistevano ancora i termosifoni) ci raccontavano favole indimenticabili e, prima di mandarci a letto, a noi bambini facevano recitare le preghiere. Le quattro mura della nostra abitazione sono diventate la rocca del castello medioevale.
Altro che ponti, passerelle e scale mobili, si è tornati al castello fortificato, al territorio delimitato dall’aratro, ai confini per difendersi da malattie e dalle invasioni di tutti i generi.