Un nuovo rapporto dell’Atlantic Council propone di coinvolgere Carabinieri e Guardia di Finanza nella lotta contro la flotta ombra, una minaccia crescente per la sicurezza marittima globale. L’Italia potrebbe fornire competenze investigative per smascherare i veri proprietari delle navi e imporre misure di deterrenza efficaci
La comunità internazionale potrebbe avvalersi delle competenze italiane per contrastare l’espansione della cosiddetta flotta ombra, un fenomeno che sta minando il sistema marittimo globale. È quanto emerge da un rapporto dell’Atlantic Council, che sottolinea il ruolo cruciale che i Carabinieri e la Guardia di Finanza potrebbero svolgere nella lotta ai traffici illeciti di petrolio russo e di altre merci sanzionate.
Queste forze italiane, già esperte nel contrasto alla criminalità organizzata, potrebbero identificare i reali proprietari delle navi coinvolte, spesso nascosti dietro società di comodo registrate in paradisi fiscali. Un’azione di “naming and shaming” potrebbe non solo dissuadere nuovi attori dall’entrare nel settore, ma anche imporre sanzioni mirate come il rifiuto di visti per i proprietari e le loro famiglie, si legge. Il suo rapporto denuncia che, nonostante gli sforzi dei Paesi del G7 per limitare le operazioni della flotta ombra, questa continua a crescere, supportata da Stati bandiera compiacenti e porti che accolgono le navi senza controlli rigorosi. Le sanzioni da sole non bastano, ha scritto Elisabeth Braw, autrice dello studio, che suggerisce misure legali complementari per rafforzare l’efficacia degli interventi occidentali.
Il problema si acuisce nei mari del Nord Europa, dove navi cariche di petrolio russo transitano senza piloti, aumentando il rischio di incidenti ambientali gravi. Anche in Italia, l’attenzione su questo fenomeno cresce: le forze dell’ordine e gli organi di controllo marittimo possono giocare un ruolo chiave nel proteggere non solo le acque nazionali, ma anche l’integrità dell’intero sistema marittimo globale.
Gli incidenti legati alla flotta ombra, come collisioni e perdite di carico, non solo mettono in pericolo la sicurezza delle acque internazionali, ma rappresentano anche un costo enorme per gli stati costieri. La gestione di un singolo incidente di una nave Aframax potrebbe costare fino a 1,6 miliardi di dollari in Asia sud-orientale. Le navi della flotta ombra, spesso vecchie di oltre 20 anni, rappresentano un rischio elevato per l’ambiente marino. La scarsa manutenzione e l’età avanzata aumentano la probabilità di perdite di petrolio e altri materiali pericolosi, con conseguenze devastanti per gli ecosistemi costieri.