Alla Francia, ora occorrerebbe una legge speciale, derogando alla legislazione ordinaria, per insediare un esecutivo tecnico che non avrebbe la maggioranza. È il de profundis della quinta repubblica e l’asse franco-tedesco è crollato. Per l’Italia, in Ue, si aprono ampi spazi di manovra ma ci vuole coraggio. Colloquio con il giornalista e saggista, Marco Valle
La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, dopo aver ottenuto la maggioranza con la sua mozione, votata anche dal RN di Marine Le Pen, ha alzato il tiro. Adesso, chiede le dimissioni del presidente Emmanuel Macron. Nel frattempo, il governo guidato da Michel Barnier è capitolato. La Francia è nel caos. Politicamente, “la quinta repubblica è crollata. Ora l’unica chance è quella di insediare un governo tecnico attraverso una legge speciale. Perché Macron è riuscito nell’impresa di frammentare completamente il Parlamento”. L’analisi affidata alle colonne di Formiche.net è di Marco Valle, giornalista, saggista e profondo conoscitore delle dinamiche politiche francesi.
Valle, gli occhi al momento sono puntati sul leader centrista François Bayrou. Lei però prevede un governo tecnico. Perché?
Le leggi francesi impediscono di andare alle urne fino a giugno. Per cui, la parola spetta ai costituzionalisti. Occorrerebbe una legge speciale, derogando alla legislazione ordinaria, per insediare un esecutivo tecnico che, comunque, allo stato dei fatti non avrebbe la maggioranza. E questo è il prodotto politico dell’egocentrismo macroniano.
Il sistema della quinta repubblica vacilla.
No, è crollato definitivamente. Il semipresidenzialismo francese è completamente in panne. D’altra parte, il sistema della quinta repubblica – che prevedeva anche la coabitazione di un presidente e di un capo dell’esecutivo espressioni di parti politiche differenti – aveva come presupposto maggioranze politiche forti. Che, al momento, non è percorribile.
Al di là dell’aspetto più strettamente politico, che fase si apre per la Francia?
È un Paese in piena recessione sotto il profilo economico. Non solo: c’è un dato che in molti non considerano, ma che deve essere tenuto presente. Lo standing internazionale francese è profondamente messo in discussione. Una progressiva regressione, in questo senso, è molto evidente nel continente africano.
Assieme alla crisi tedesca, si profila un indebolimento pesante dell’Europa.
L’asse franco-tedesco sta mostrando tutti i suoi limiti. D’altra parte le crisi politiche riflettono quelle economiche. Scholz è finito. E la chiusura degli stabilimenti Volkswagen è la rappresentazione plastica di un trauma nazionale.
Questa congiuntura potrebbe avere effetti devastanti per l’Italia.
Sì, in particolare per la manifattura del Nord Est. Tuttavia, politicamente, se ci fosse un governo coraggioso, in questo momento potrebbe avere dei grossi spazi di manovra in Europa. Potremmo, finalmente, avere peso politico e potenzialmente determinare gli orientamenti sui principali dossier. A maggior ragione, osservando che molti Paesi si stanno progressivamente spostando verso destra.
Tornando alla Francia, a cosa si deve la saldatura fra le ali estreme della compagine politica Lfi e il Rn?
La miopia e l’egocentrismo di Macron hanno determinato una forte ondata di protesta che ha avuto come sfogo politico gli estremismi. È un fenomeno sociale e politico a cui stiamo assistendo da tempo, non solo in Francia. Fra l’altro il partito del presidente gli si è sciolto in mano, di fatto.
Il Rassemblement National per ottenere questa popolarità, ha però cambiato pelle.
Bardella è sicuramente diverso da Le Pen. Il suo libro è diventato un best seller in Francia ma, soprattutto, politicamente è riuscito a catalizzare il voto del ceto medio e dei pensionati che prima votavano i gollisti.