Meloni partecipa al vertice in Lapponia assieme ai capi di governo di Svezia, Finlandia e Grecia e rafforza il ruolo dell’Italia sul piano internazionale. Migrazione e sicurezza rappresentano due priorità dell’agenda politica europea e l’approccio pragmatico del premier aiuta il nostro Paese a consolidarsi come interlocutore fondamentale. Colloquio con Giangiacomo Calovini, capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Affari Esteri
Il vertice Nord-Sud nella Lapponia finlandese “consolida ancora di più il ruolo internazionale dell’Italia, allargando la strategia geopolitica di questo esecutivo”. Giangiacomo Calovini, parlamentare di Fratelli d’Italia e capogruppo in Commissione Affari Esteri, nella sua intervista a Formiche.net, ragiona sulle ultime 96 ore in cui “il presidente Meloni si è confermata una leader in grado di mettere allo stesso tavolo personalità di differenti sensibilità per trovare una sintesi concreta su due delle tre tematiche prioritarie per l’Unione Europea”.
I governi di Finlandia, Grecia, Svezia e Italia si trovano a ragionare di sicurezza e immigrazione.
I due fronti sono estremamente collegati, come dimostrano le interlocuzioni che sono state avviate sia a Bruxelles che in Finlandia. Peraltro sia la Svezia che la Finlandia sono due interlocutori “preziosi” sia sul piano dell’immigrazione che sul piano della sicurezza.
Quest’ultimo è un tema delicato che si fa sempre più largo a livello comunitario. Cosa emerge da questo summit?
Innanzitutto la volontà di irrobustire il radicamento dei due Paesi alla Nato, nella quale sono entrati relativamente da poco. Fondamentale, sotto questo profilo, la visita di Meloni al contingente italiano in Lituania. A questo si aggiunge l’esigenza, stimolata anche dall’Italia, di affrontare il tema sicurezza in modo pragmatico e non ideologico.
A proposito di migrazione. Proseguirete con il “modello Albania”?
Il pronunciamento della Cassazione riconosce all’esecutivo il fatto di dover stabilire quali siano o meno i Paesi “sicuri”. Fra l’altro, il premier Meloni ha convocato una riunione domani dedicata a questo dossier. Quello dell’Albania, comunque, non è il solo modo che abbiamo introdotto per affrontare la questione.
A cosa fa riferimento?
Quanto emerso in questi giorni fotografa un esecutivo concentrato su diversi fronti: dal Mediterraneo al Balcani, da Nord a Sud. Noi abbiamo affrontato il dossier migrazioni con lo spirito collaborativo dell’Europa (von Der Leyen ha accompagnato spesso Meloni) e stringendo accordi bilaterali con diversi Paesi. Centrale, nella visione di questo governo, è il rapporto con l’Africa. Tanto che il Piano Mattei è diventato un vero e proprio modello.
Il cambio di approccio dell’Europa secondo lei si è modificato anche in virtù di questo “metodo” nei confronti dell’Italia?
Il contesto internazionale ci aiuta, anche se le crisi di Francia e Germania colpiscono profondamente anche il nostro Paese (e lo vediamo in alcuni settori strategici come la manifattura). Detto questo, in Europa siamo passati in due anni dall’essere considerati come un potenziale pericolo per la tenuta dell’Unione a essere un cardine fondamentale dell’Unione stessa. Tanto che, pochi giorni fa in alcune interlocuzioni informali, importanti esponenti della Cdu mi hanno chiesto lumi su come funzionasse il Piano Mattei e il piano Albania definendoli “modelli”.
In premessa ha indicato sicurezza e migrazioni come due fra i temi prioritari per l’Europa. Qual è il terzo?
Il terzo – che è comunque molto legato ai due che ho indicato – è legato alla politica industriale europea. Negli ultimi anni l’Ue ha fatto dei danni profondissimi, mettendo in ginocchio tante imprese approvando un Green Deal fallimentare che si è dimostrato un condensato di ideologia. Penso però che, anche su questo e grazie alla stabilità dell’esecutivo, l’Italia saprà essere una voce autorevole e correggere il tiro. In nome dell’interesse nazionale, che è l’interesse dell’Europa intera.