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La Georgia continua a rimanere sospesa tra proteste e repressione

Le proteste in Georgia contro la sospensione dei colloqui per l’adesione all’Ue continuano imperterrite, nonostante scontri e arresti. Nel frattempo cresce il coinvolgimento internazionale

In Georgia le tensioni interne non sembrano essere prossime ad un riassorbimento. Per la settima notte consecutiva i manifestanti sono scesi in piazza per opporsi alla decisione del governo di sospendere i colloqui per l’adesione del Paese all’Unione europea, considerato un obiettivo nazionale di lunga data.

In tutte queste notti le forze dell’ordine sono state schierate per reprimere le proteste, facendo ricorso a cannoni ad acqua e a gas lacrimogeni, ma anche all’arresto dei manifestanti. Il partito di opposizione Coalizione per il Cambiamento ha pubblicato un video su X che mostra il leader del partito Nika Gvaramia trasportato per le braccia e le gambe da diversi uomini lungo alcuni gradini. Il partito ha dichiarato che Gvaramia stato “gettato in un’auto mentre veniva aggredito fisicamente e perdeva i sensi”. Oltre a Gvaramia la polizia ha arrestato anche Aleko Elisashvili, leader del partito di opposizione Strong Georgia e esponente di spicco del movimento di protesta giovanile Dafioni, oltre ad almeno altri sei membri di partiti politici di opposizione. Il difensore civico della Georgia, ex politico dell’opposizione, ha accusato martedì la polizia di aver maltrattato duramente le persone detenute durante le manifestazioni, affermando che il loro trattamento equivale a tortura.

Fonti del ministero degli Interni riportate da media locali affermano che sette persone sono state arrestate con l’accusa di “aver organizzato e guidato la violenza di gruppo”, un reato che prevede fino a nove anni di carcere. Il ministero ha dichiarato di aver perquisito le case di sei persone e di aver sequestrato oggetti tra cui fucili ad aria compressa, fuochi d’artificio e bombe molotov. Interrogato in una conferenza stampa sulle affermazioni che le autorità stavano reprimendo l’opposizione, il primo ministro Irakli Kobakhidze ha detto: “Non la chiamerei repressione, è più prevenzione”. Kobakhidze ha anche aggiunto che le forze dell’opposizione hanno rifornito i manifestanti di fuochi d’artificio, che hanno scagliato contro la polizia durante le manifestazioni, senza però fornire alcuna prova.

Salome Zourabichvili, la presidente europeista del Paese giunta ormai allo scadere del suo mandato che si è fatta portavoce del movimento di protesta, ha scritto mercoledì su X: “Il mio appello urgente ai nostri partner e a coloro che vogliono evitare che la crisi (si) aggravi…, è ora di esercitare una forte pressione su un partito al governo che sta portando il Paese verso il precipizio! Non tardate…!”.

I funzionari georgiani hanno ripetutamente accusato i manifestanti dell’opposizione di complottare una rivoluzione sulla falsariga delle proteste di Euromaidan che hanno avuto luogo in Ucraina dieci anni fa, culminate con le dimissioni e la successiva fuga del presidente ucraino di tendenze nettamente filorusse Viktor Janukovyč. Anche allora quelle proteste erano scoppiate in seguito ad un passo indietro del governo del Paese rispetto al processo di avvicinamento all’Unione Europea (in quel caso non si parlava di adesione, ma in ballo c’era un accordo di libero scambio).

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha condannato le azioni del governo georgiano, definendole “vergognose” e mirate a rendere il Paese dipendente dalla Russia. Il leader ucraino ha inoltre annunciato di aver imposto sanzioni all’ex primo ministro georgiano Bidzina Ivanishvili e altri membri del governo della Georgia, per un totale di diciannove persone sanzionate.


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