“La percezione della Corea del Sud a livello internazionale ha rischiato di subire gravissime conseguenze da questa azione, dopo molti anni in cui si era registrato un netto miglioramento”, spiega Milani (UniBo). Tuttavia, anche in questo caso, “la rapidità con cui si è fatto fronte alla crisi credo possa limitare fortemente i possibili effetti negativi”
Il caos in cui la dichiarazione della legge marziale annunciata del presidente, Yoon Suk-Yeol, aveva gettato la Corea del Sud è rapidamente rientrato, per ora. L’effetto è stato enorme, con ricadute internazionali, perché Seul è ormai un attore globale. Per decifrare quanto accaduto e prevedere quando accadrà, Formiche.net ha raggiunto Marco Milani, dell’Università di Bologna, uno dei massimi esperti di storia e cultura della Corea contemporanea.
Una fonte diplomatica commenta che la mossa del presidente Yoon è stata “stupida”, ma ha evidenziato la “resilienza del sistema di check & balance della Corea del Sud”. È così? E soprattutto, qual è la sua lettura di quanto è successo?
In linea di massima, sono d’accordo sul fatto che sia stata una mossa davvero scellerata da parte del presidente Yoon, che ha messo in serio pericolo la tenuta democratica della Corea del Sud, in un momento in cui la fortissima polarizzazione all’interno del sistema politico e della società civile del Paese avrebbe potuto causare conseguenze davvero drammatiche. A una prima analisi, sembra essere stata anche un’azione pianificata male e frettolosamente, dal momento che non ha trovato alcuna sponda politica – il suo partito si è immediatamente schierato contro la decisione di istituire la legge marziale – e quindi avrebbe potuto essere sostenuta solo dall’azione dei militari, configurandosi quindi come un vero e proprio colpo di Stato. Anche le motivazioni addotte per la decisione erano davvero molto vaghe e inconsistenti, oltre che vicine a quelle utilizzate per decenni dai regimi autoritari in Corea del Sud, prima delle democratizzazione del 1987. Il sistema politico del Paese si è immediatamente attivato per respingere questa azione, all’interno del quadro costituzionale, coinvolgendo sia l’opposizione progressista sia il partito conservatore al governo, dimostrando quindi la solidità del sistema; ma soprattutto la società civile e la popolazione tutta si sono attivate per respingere questo tentativo di rovesciamento della democrazia, scendendo in piazza immediatamente e dimostrando ancora una volta quanto questa componente sia forte e fondamentale per la stabilità del Paese.
Yoon avrà problemi di stabilità interna enormi: si dimetterà?
Al momento Yoon non si è ancora dimesso ma l’opposizione ha già depositato una mozione di impeachment contro di lui presso l’Assemblea Nazionale, che dovrebbe andare al voto tra venerdì e sabato; al momento la mozione è stata sostenuta da 190 parlamentari su 300, nessuno dei quali del partito conservatore di Yoon, per essere approvata al voto è necessaria la maggioranza dei 2/3, quindi 200 voti su 300. Sarà importante vedere come voteranno i parlamentari conservatori e anche se nel frattempo il presidente verrà in qualche modo “obbligato” a rassegnare le dimissioni. Se la mozione di impeachment dovesse essere approvata, andrà poi confermata dalla Corte Costituzionale, ma data la gravità delle azioni compiute dubito che la Corte possa rigettarla (come era accaduto nel 2004 all’allora presidente Roh Moo-hyun). In un modo o nell’altro, sono sicuro che la carriera politica di Yoon sia giunta al termine, anche perché la popolazione pretende che questa azione scellerata porti a delle conseguenze forti per il presidente. Se non dovessero esserci ulteriori sviluppi negativi, si può quindi presumere che, dopo l’uscita di scena di Yoon, si possa avere un periodo di reggenza del primo ministro Han Duck-soo e nuove elezioni entro 60 giorni.
Che effetti avrà negli equilibri sudcoreani, sia a livello sociale che politico?
Per quanto riguarda la stabilità interna, al momento sembra che il peggio sia passato e che il sistema politico del Paese abbia retto bene a questa minaccia; credo che al momento ci sia una diffusa e bipartisan volontà di non portare ad ulteriori escalation e rassicurare sia la cittadinanza, sia il sistema economico-finanziario, sia i partner e gli alleati. Ci saranno manifestazioni e proteste a favore dell’arresto e dell’impeachment di Yoon – immagino anche qualche sporadica e limitata manifestazione a suo favore – ma una rapida uscita di scena dell’attuale presidente dovrebbe riportare la calma nel Paese. A livello politico, questa situazione sicuramente porterà benefici all’opposizione del Partito Democratico e al suo leader Lee Jae-myung, così come era accaduto con l’impeachment della presidente Park Geun-hye fra il 2016 e 2017; tuttavia la saggia scelta del partito conservatore e del suo leader Han Dong-hoon, che nelle scorse settimane si era più volte scontrato con il presidente e ne aveva preso le distanze, di schierarsi immediatamente contro la legge marziale e per il ristabilimento dell’ordine costituzionale credo possa creare uno spazio di manovra per ricostruirsi in vista di una probabilmente imminente campagna elettorale. Considerati anche i risultati molto positivi per i progressisti alle ultime elezioni parlamentari di aprile, credo però che, se si andrà a elezioni a breve, il Partito Democratico parta con un vantaggio davvero significativo.
E sul piano esterno?
Considerando la rapidità con cui il Paese tutto è riuscito a fare fronte a questo tentativo di sovvertire l’ordine democratico, non credo che ci saranno conseguenze significative a livello internazionale.
E cambierà la percezione della Corea del Sud a livello internazionale?
La percezione della Corea del Sud a livello internazionale ha rischiato di subire gravissime conseguenze da questa azione, dopo molti anni in cui invece si era registrato un netto miglioramento da questo punto di vista; tuttavia, anche in questo caso, la rapidità con cui si è fatto fronte alla crisi credo possa limitare fortemente i possibili effetti negativi.
Ci saranno effetti più specifici sulle dinamiche della Penisola Coreana?
Probabilmente la Corea del Nord sfrutterà questa situazione a fini propagandistici, come d’altronde ha già fatto in passato, ma non molto più di questo. È chiaro che un’eventuale, e probabile, uscita di scena di Yoon, che aveva assunto alcune decisioni di politica estera particolarmente rilevanti e controverse – come il riavvicinamento con il Giappone, il chiaro allineamento con le posizioni americane nella regione, l’enfasi sulla questione dei valori democratici e dell’ordine liberale, e la posizione estremamente dura verso la Corea del Nord – potrebbe portare ad un cambiamento di alcune di queste posizioni, soprattutto se dovesse essere eletto un presidente democratico.
(L’intervista a Marco Milani è contenuta in “Indo-Pacific Salad”, la newsletter tematica intitolata questa settimana “Seul nel caos”. Per iscriversi basta seguire il link)