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L’Italia tiri fuori i denti con Teheran. Parla Luttwak

Secondo il politologo, l’arresto della giornalista è una chiara manovra per uno scambio di prigionieri. E la risposta italiana sarà cruciale per la reputazione di Roma sulla scena internazionale. “Quello che gli americani dicono al governo italiano è quello che i cittadini italiani dovrebbero esigere. Cioè di farsi rispettare”. Conversazione con Edward Luttwak

Poche ore fa le autorità iraniane hanno diffuso pubblicamente le motivazioni dell’arresto della giornalista italiana Cecilia Sala, avvenuto lo scorso 19 dicembre ma reso pubblico soltanto una settimana dopo. Formalmente, il capo d’accusa alla base della detenzione di Sala sarebbe la “violazione della legge islamica”. Ma l’arresto di pochi giorni prima dell’imprenditore iraniano Mohammed Abedini, fermato a Malpensa dalle autorità italiane su richiesta di quelle statunitensi, suggerisce che dietro la detenzione della giornalista italiana ci sia l’intenzione di realizzare uno scambio di prigionieri. Quanto è veritiera questa ipotesi? Quali mosse deve seguire Roma adesso? Formiche.net ha chiesto l’opinione del politologo Edward Luttwak, esperto di politica internazionale e consulente strategico del Governo degli Stati Uniti d’America, che ha accettato cortesemente di rispondere alle nostre domande.

Con il passare del tempo, il fatto che l’Iran abbia arrestato Cecilia Sala per trattare sul rilascio di un cittadino iraniano arrestato pochi giorni fa è sempre più concreta. Lei come vede la situazione?

Che dietro l’arresto ci fosse l’idea dello scambio è palese. Adesso è Roma che deve decidere che posizione assumere.

Si spieghi meglio..

Contestualizziamo la situazione. La Repubblica Italiana mantiene rapporti diplomatici con l’Iran, di grande importanza per quest’ultimo, e fino ad ora ha assunto una posizione tutt’altro che ostile verso il Paese sciita. Pensiamo alla crisi del Mar Rosso, dove gli Houthi, sono una proxy iraniana, ricevono da Teheran missili anti-nave e droni che poi usano per attaccare il traffico marittimo che transita nell’area. Con ricadute economiche che per l’Italia sono pesantissime, poiché viene così messa a repentaglio la navigazione attraverso il canale di Suez, dirottando così la navigazione intorno all’Africa di tutto quel flusso di navi che ha come destinazione finale Genova, Gioia Sauro, Trieste e così via. La marina italiana è la più grande di tutte le marine mediterranee. E il governo italiano non ha usato la marina italiana per proteggere il vitale commercio del Mar Rosso limitandosi a mandare una sola nave, oltretutto né sotto bandiera Nato né sotto bandiera Italiana, ma sotto bandiera europea, a riprova dell’intento dimostrativo di questo dispiegamento. Fino ad ora, dunque, Roma è stata molto gentile con Teheran.

Ma questi equilibri sono stati stravolti dall’arresto di Cecilia Sala. Cosa succede adesso? 

Dipende. Se Roma vuole ottenere la liberazione di questa giornalista senza fare concessioni, deve minacciare una ritorsione. Se invece il governo italiano non è disposto ad usare nessuna delle sue capacità militari e/o diplomatiche, schierando la marina o ritirando l’ambasciatore da Teheran (ma non chiudendo l’ambasciata) saranno gli iraniani a guidare il gioco. E l’assenza di una reazione italiana sarebbe un invito a essere presa a sberle da tutti, in primis dall’Iran. Dipende se il governo italiano vuole farsi rispettare o no.

Quindi per lei l’idea dello scambio sarebbe soltanto deleteria?

Ripeto: se l’Italia ha arrestato qualcuno su mandato americano, e lo libera perché loro hanno preso una giornalista italiana che era lì, è un invito a tutti a prendere l’Italia a calci e a sberle, perché l’Italia non reagisce. Non viene difesa la sovranità dell’Italia. E gli iraniani vincono. Qui si vedrà di che tipo è il governo italiano. Se è un governo arrendevole e debole, che vuole farsi vedere sulla scena internazionale come carino e gentile, ma che poi non difende gli interessi italiani, allora opteranno per lo scambio. Ma in questo caso si mettono contro il sistema legale internazionale di cui la stessa Italia fa parte.

Quale ruolo potrebbe avere Washington nel risolvere questa crisi?

Non un ruolo protagonista. Washington vuole e spera che l’Italia mantenga la sua posizione rispetto alla suddetta legalità internazionale. Se l’Italia si piega ad ogni tipo di ricatto questo darà molto fastidio alla gente. E quello che gli americani dicono al governo italiano è quello che i cittadini italiani dovrebbero esigere dal governo italiano. Cioè di farsi rispettare.


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