Noi contrastiamo sia l’Autonomia che il Premierato che sono riforme non coordinate fra loro nate da una spartizione di priorità fra le forze politiche di maggioranza, che insieme se dovessero essere applicate indebolirebbero la nostra struttura istituzionale. Questo non deve far venire meno un ragionamento di valorizzazione dell’autonomia delle regioni italiane, che però va fatto in modo completamente diverso in un quadro che sostiene l’unità nazionale del Paese. Colloquio con il parlamentare dem, Andrea De Maria
La riforma sull’Autonomia differenziata che porta la firma di Roberto Calderoli “va tolta dal tavolo perché divide il Paese”, ma d’altra parte questo non deve “precludere un ragionamento sulla valorizzazione dell’autonomia regionale”. Andrea De Maria è uno di quei parlamentari del Partito democratico che, alle chiusure pregiudiziali, preferisce il ragionamento di merito. Non a caso, ai tempi della riforma Renzi, fu uno dei più attivi nella promozione del sì. Ora, però, come dice a Formiche.net, è in gioco “l’indebolimento dell’assetto istituzionale del Paese”.
L’Ok della Cassazione al referendum sull’Autonomia differenziata che cosa rappresenta?
Che si possa svolgere il referendum sull’Autonomia differenziata mi sembra una cosa positiva, consentirà ai cittadini di esprimersi. Anche a seguito di questo pronunciamento abbiamo chiesto alla maggioranza di fermarsi e casomai di tornare a ragionare insieme su un vero progetto di Autonomia Differenziata che parta dai livelli essenziali di prestazione, che unisca il Paese e non lo divida. Vedremo come risponderà la maggioranza.
Qualora dovesse arrivare il via libera dalla Cassazione sulla conformità del referendum alla Costituzione, lei pensa di riuscirà ad arrivare al quorum?
Sono convinto che il quorum ci siano tutte le condizioni per raggiungerlo. È senz’altro un impegno che dovrà essere messo in campo qualora si dovesse svolgere il referendum. Nel Paese c’è una sensibilità. Nel Mezzogiorno, in particolare, si rischia di assistere a un aumento delle disparità. Più in generale, vedo che in tutte le regioni c’è una comprensione di quanto sia sbagliata questa riforma.
Alcuni sostengono che vogliate contarvi per poter travasare il vostro eventuale bacino di favorevoli contro il premierato. È così?
Noi contrastiamo sia l’Autonomia che il Premierato che sono riforme non coordinate fra loro che nascono da una spartizione di priorità fra le forze politiche di maggioranza, che insieme – nel loro combinato disposto – se dovessero essere applicate entrambe indebolirebbero la nostra struttura istituzionale. Sono due partite diverse. Come è noto, se si farà il referendum sul premierato non avrà il quorum essendo un referendum costituzionale. Noi ci opponiamo a entrambe.
Perché l’Autonomia, dalla vostra prospettiva, deve essere fermata a tutti i costi?
Sono profondamente convinto che questa riforma Calderoli vada tolta dal tavolo. Questo non deve però far venire meno un ragionamento di valorizzazione dell’autonomia delle regioni italiane che però va fatto in modo completamente diverso in un quadro che sostiene l’unità nazionale del Paese.
E qui torna l’eterno tema della revisione del Titolo V della Costituzione.
Sì, penso che sia necessario intervenire in questo senso. In particolare, nelle parti del Titolo V in cui sussistono sovrapposizioni di competenze, anche per riportarne alcune allo Stato centrale. Questo tipo di provvedimento, di intenzione, era presente nella riforma approvata dal governo Renzi. Una riforma che – sono convinto – avrebbe migliorato l’assetto istituzionale del Paese, sconfitta per come è stata gestita più che per il merito in sé della riforma.
Dunque pare di capire che la vostra non sia una chiusura totale alla prospettiva delle riforme.
No, non lo è. Però occorre sgomberare il campo dalla Calderoli e dal premierato. La riforma Calderoli divide il Paese e genera squilibri tra gli italiani, è molto pasticciata e confusa. Tolta dal campo questa riforma, va fatto un ragionamento serio sulle riforme necessarie al rafforzamento dell’assetto istituzionale del Paese.