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Tutti i nodi da sciogliere per un eventuale partito di centro. Parla Campati

È in programma per il 18 gennaio l’appuntamento milanese organizzato da Graziano Delrio per lanciare il progetto centrista, Comunità democratica. Restano però molti nodi da sciogliere a partire dalla collocazione di questo soggetto politico, se dentro o fuori dai due schieramenti. In un contesto di legge elettorale che non incoraggia formazioni centriste. Colloquio con il docente della Cattolica, Antonio Campati

Se ne parla spesso. Oggi ancora di più, domani chissà. La certezza che accompagna il dibattito pubblico al crepuscolo del 2024 e all’alba del nuovo anno è legata alle sorti del centro. Il tema è tornato di gran moda per una serie di ragioni. E certamente l’appuntamento milanese organizzato da Graziano Delrio, che ha l’ambizione di tenere a battesimo – il 18 gennaio prossimo – un progetto centrista di ispirazione cattolica. Comunità democratica. A leggere i nomi degli ospiti – da Pierluigi Castagnetti a Romano Prodi – non potrebbe essere altrimenti. Eppure, secondo quanto dice Formiche.net Antonio Campati, ricercatore di Filosofia politica all’Università Cattolica del Sacro Cuore, restano “ancora diversi nodi da sciogliere per capire che esito avrà questo progetto, così come tutti gli altri che stanno muovendosi nella cosiddetta area centrista”.

In un recente editoriale su Avvenire, lei – citando un sondaggio di Pagnoncelli – ha spiegato che nell’elettorato non c’è voglia di un partito centrista. Eppure, c’è sempre più movimento da quelle parti. Come se lo spiega?

Dopo trent’anni dalla fine della Prima Repubblica, siamo ancora a disquisire di centro. Non definendo, però, i confini di ciò di cui parliamo. Infatti, non è spesso chiaro se per “centro” si intenda un modo di fare politica ispirato alla moderazione e alla mediazione, oppure se con centro si identifichi un’area valoriale di riferimento, come ho spiegato su queste colonne. Di qui, i nodi da sciogliere di cui parlavo in premessa.

Partiamo dall’iniziativa organizzata da Delrio. Di cosa si tratta e che esiti prevede?

Innanzitutto non è stato chiarito se l’appuntamento milanese sarà il prodromo di un nuovo partito di centro nell’ambito del centrosinistra, se sarà l’inizio di una nuova “corrente” interna al Pd oppure se sarà qualcosa di autonomo rispetto agli schieramenti.

Questa ultima ipotesi, considerando anche il contesto della legge elettorale, sarebbe poco percorribile…

È vero. Ma non scordiamoci che nel 2013 un grande “centro” – utilizzo la parola per identificare qualcosa di diverso rispetto ai due schieramenti – nacque in questo contesto elettorale: il Movimento 5 Stelle. Più che altro, ci sarebbe un problema di tipo politico oltre che di consenso potenziale.

Il timore di un fiasco sulla base di un sondaggio può far desistere questa spinta?

Partendo dal presupposto che l’elettorato non dimostra una grande “voglia” di un partito di centro, se gli animatori di questo progetto vorranno dar vita a un partito, evitando di partire subito con un probabilissimo buco nell’acqua fatto di vecchi slogan, dovranno caratterizzarlo fortemente. Se l’idea è quella di riproporre la Dc, siamo completamente fuori fase.

A questo punto entra in gioco Ernesto Maria Ruffini. Quale sarà secondo lei il suo ruolo?

Non è ancora chiaro. Se vorrà fare il leader di un partito di centro, nuovo, dovrà sciogliere in fretta la riserva. D’altra parte se vorrà fare il federatore del centrosinistra con la configurazione attuale, le scadenze elettorali sono ancora molto lontane. E sicuramente la segretaria del Pd, Elly Schlein non gli cederà lo scettro di “federatore” tanto facilmente.

Nel centrodestra gli esperimenti centristi sembrano aver maggior fortuna. 

Sì, al di là del grande centro – di berlusconiana memoria – rappresentato da Forza Italia, anche Noi Moderati di Maurizio Lupi sembra guadagnare terreno. Vedremo, in termini elettorali, cosa varranno. Va detto, comunque, che FI e Nm fanno comunque parte di una coalizione.

Oggi ricorrono i due anni dalla morte di papa Ratzinger. 

Un gigante che, quando ancora era cardinale, parlava di minoranze creative. Un concetto molto interessante che dovrebbe essere riportato al centro del dibattito politico.


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