La premier Meloni dovrà scommettere sul premierato, evitando di fare la fine di Renzi e non personalizzando troppo il quesito. Per lei e l’intero esecutivo sarà una prova generale in termini di tenuta e di consenso. Sulla giustizia sarà più semplice ottenere il risultato. L’Ue si giocherà molto nel rapporto con gli Usa. E Schlein non riuscirà a dare stabilità al campo largo. Intervista al politologo dell’Università della Tuscia, Luca Massidda
Mentre in Senato la Finanziaria diventa legge, il governo si appresta a entrare nel suo terzo anno di mandato che, anche secondo quanto dice a Formiche.net Luca Massidda, docente di Sociologia dei fenomeni politici all’Università della Tuscia, dovrà “essere quello delle riforme”.
Meloni sarà disposta a correre questo rischio?
Non penso che ci potranno essere molte alternative. Il 2025 dovrà essere l’anno delle riforme, anche perché Meloni ha investito tanto su questo in termini di agenda politica. Diventa un tema di credibilità. In particolare sul premierato.
Ci siamo già dimenticati cosa accadde a Renzi?
Meloni andrà a scommettere su questa riforma, anche in termini di personalizzazione. Il rischio di finire come Renzi c’è, anche se si tratta di due profili di leadership profondamente differenti. Però il premier ha puntato molto sul premierato, anche in termini di eredità politica da lasciare al Paese in ottica di una migliore governabilità.
Uno stress test per capire quanto consenso ancora sostiene l’esecutivo?
Sicuramente sì. È una scommessa che Meloni deve fare, con la consapevolezza che in questo Paese è più facile aggregare forze “ostili” piuttosto che forze propositive. In qualsiasi ambito, figuriamoci sulle riforme costituzionali.
In agenda, a maggior ragione dopo l’assoluzione del vicepremier, è riemersa prepotentemente la necessità di riformare la giustizia. Cosa si aspetta?
Paradossalmente questo è il quesito referendario meno problematico. Sulla giustizia il governo ha la possibilità di andare a dama. Fra l’altro, costruire un framing narrativo per indirizzare l’opinione pubblica sarà molto agevole. Molto più rispetto al premierato.
Dove sta la differenza?
Se la narrazione è quella di frenare un potere non elettivo che non è mai stato messo in discussione, il governo avrà diverse carte da giocare. Sono argomenti che, tendenzialmente, fanno breccia sull’opinione pubblica.
D’altra parte l’argomento per sostenere il premierato è quello della governabilità.
Più che altro, in termini di comunicazione, sarà importante per il governo ribadire il concetto che la riforma si muove nella direzione di tutelare realmente la volontà popolare, mettendola al riparo dai giochetti parlamentari. O, per dirla con il gergo dell’esecutivo, dagli inciuci.
A Bruxelles, dopo gli spauracchi iniziali, l’esecutivo italiano ottiene il risultato di piazzare – a destra di Ursula – un vicepresidente esecutivo. Raffaele Fitto.
Questa vittoria di Meloni, indebolisce fortemente la narrazione populista contro i “burocrati europei” che in parte – in altri temi – le è appartenuta. L’inconsueta instabilità delle due nazioni cardine dell’Europa – Francia e Germania – e lo scenario geopolitico internazionale rendono ancor più centrale il rapporto tra Ue e Stati Uniti.
Cosa si aspetta a questo proposito?
La prima partita determinate sulla quale Donald Trump verrà misurato – anche in relazione all’Ue – sarà legata alla risoluzione del conflitto in Ucraina. In termini di politica economica, mi aspetto un orientamento protezionista così come è stato più volte ribadito. L’Europa potrà reggere e non subire contraccolpi eccessivi solamente se saprà agire come soggetto unitario. Mi aspetto, però, che l’Italia possa avere un ruolo importante nel rapporto con gli Stati Uniti, frutto del solido rapporto tra il premier e il presidente Trump.
E per l’opposizione che 2025 sarà?
Fatico a immaginare che possa essere un anno di svolta e di riorganizzazione. Il campo largo faticherà a trovare una sua stabilità. Potrà contare su successi regionali o territoriali come quelli ottenuti nei mesi scorsi. Però Schlein non ha la forza per coagulare attorno a se una coalizione stabile.