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Ecco come Londra rilancia l’industria della Difesa nazionale

Davanti alle mutate esigenze di sicurezza, il governo britannico sta mobilitando la propria industria per sostenere le Forze armate. Con la Defence industrial strategy Londra prende spunto dai Paesi europei e apre a un maggiore coinvolgimento dello Stato nelle dinamiche industriali. La nomina, per la prima volta, di un direttore per gli armamenti e il focus sulle partnership pubblico-private segnano il cambio di tempi anche per il Paese che ha dato i natali alle regole del libero mercato

Mentre il Regno Unito sta portando avanti la Strategic defence review (Sdr) per adeguare le proprie Forze armate agli scenari conflittuali odierni, Londra annuncia anche una strategia dedicata a sostegno dell’industria della Difesa. La nuova Defence industrial strategy (Dis) ha infatti il duplice obiettivo di potenziare il comparto industriale e fare da volàno per la crescita economica. Le due strategie saranno l’una complementare all’altra. Se la Sdr specifica quali sono le esigenze operative delle Forze armate, la Dis serve a fare in modo che l’industria sia in grado di sostenerle e di rilanciare al contempo produzione e posti di lavoro. 

I dettagli del documento

In base a quanto dichiarato dal governo britannico, la strategia si baserà su quattro pilastri fondamentali che permettano di conseguire gli obiettivi prefissati: priorità all’industria nazionale, collaborazioni tra pubblico e privato, riforma della normativa degli appalti e nomina di un Direttore nazionale per gli armamenti. In primo luogo, viene stabilità la priorità di appalto ad aziende nazionali per gli investimenti pubblici nella Difesa, similmente a come raccomanda la strategia “Buy European” della Commissione europea. La misura servirà a ridurre il grado di dipendenza delle Forze armate britanniche dall’estero per l’approvvigionamento di mezzi, munizioni ed equipaggiamento, ritenuta una vulnerabilità nell’ottica dell’autodifesa e della tutela degli interessi nazionali. Inoltre, il cammino verso una riqualificazione dell’industria avverrà per mezzo di partnership pubblico-private. Similmente a come avviene in molti Stati europei (tra cui l’Italia), il Regno Unito stabilirà un contatto diretto con le proprie aziende per sviluppare soluzioni e strategie organiche in un’ottica che noi definiremmo di “sistema Paese”. Queste direttrici di intervento saranno poi affiancate da una riforma del sistema degli appalti, per ridurre gli sprechi e sostenere le esportazioni, che dovranno essere tutelate per soddisfare la rinvigorita domanda interna senza penalizzare eccessivamente quella esterna. Da ultimo, Londra nominerà un Direttore nazionale per gli armamenti per coordinare il procurement delle Forze armate e garantire l’ottimizzazione delle filiere produttive. Finora, una simile figura non esisteva nel Regno Unito, diversamente da come accade nei maggiori Stati europei. La strategia, che avrà un orizzonte temporale fino al 2035, dovrebbe essere pubblicata in primavera.

Come cambiano i paradigmi economici davanti alla minacce

L’introduzione di procedure e protocolli che vedano un maggiore coinvolgimento dello Stato nelle dinamiche industriali della Difesa di un Paese altrimenti uso a un’economia di mercato aperta rispecchia il profondo mutamento dei tempi. Dall’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, tutti i principali attori internazionali si stanno impegnando in un processo di riarmo graduale per adeguarsi alle nuove dinamiche geopolitiche che vedono nella sicurezza un elemento cardine. Il punto non è che il Regno Unito, culla del libero mercato, si sia improvvisamente risvegliato statalista, ma che le vecchie regole della concorrenza pura non possono più da sole assicurare il soddisfacimento della domanda di sicurezza. Durante le guerre totali del novecento, la cosiddetta conversione dell’economia in economia di guerra ha visto gli Stati prendere pieno possesso degli asset produttivi. Così facendo, le leadership politiche e militari potevano riplasmare l’industria per dedicarla esclusivamente allo sforzo bellico. In questo caso, la situazione è e rimane diversa. Il mantenimento di un solido perimetro nazionale di difesa e sicurezza richiede inevitabilmente un ruolo di guida da parte dello Stato, ma tramite questo approccio ibrido, che lega le esigenze dello Stato alla crescita dei privati, il Regno Unito (così come il resto dell’Occidente) può dirigere lo sforzo senza compromettere la libertà e la concorrenzialità del mercato interno. D’altronde, questa è anche la via perseguita (da molto prima del 2022) dagli Stati Uniti. Più che di una trasformazione in economia di guerra, la quale sarebbe totale ed esclusivamente allineata alla Difesa, si può dire che il Regno Unito (così come gli altri) si sta muovendo per passare da un’economia in tempo di pace, caratterizzata dal non intervento statale e dalla libera concorrenza, in una “economia in tempo di guerre”.



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