Tra sanzioni, impennata dei prezzi e asset congelati, parlare di resistenza economica è pura fantascienza. Al Cremlino conviene, anche se lo stesso presidente è fin troppo cosciente della realtà dei fatti. Parola di Mark Sobel
No, la Russia non è quell’invincibile armata in molti credevano. Di questo sono convinti fior di economisti, tra cui Mark Sobel, uno dei massimi esperti in forza all’Omfif, l’organismo che raggruppa le banche centrali del mondo. “Le politiche economiche della Russia e la ricchezza nazionale”, scrive Sobel in un report che porta la sua firma, “hanno contribuito a creare forti buffer negli anni passati, dando al Paese la capacità di finanziare una guerra prolungata. Ma, come hanno scritto molti altri , la sua economia è debole e deve affrontare oneri insostenibili sempre più grandi”.
Per esempio, “l’impennata della spesa per la difesa e la carenza di manodopera potrebbero aumentare i salari reali e creare posti di lavoro per ora. Ma tale generosità non può essere portata avanti indefinitamente e ci sono molte difficoltà economiche all’orizzonte. Non è un caso che i principali indicatori macroeconomici si stanno deteriorando. L’inflazione sta salendo verso il 9%, il rublo sta precipitando e il tasso di interesse ufficiale è al 21%, frenando gli investimenti. I controlli sui capitali abbondano. La spesa per la difesa sovralimentata significa che le risorse per i servizi sociali, le infrastrutture e l’istruzione vengono ridotte”.
E poi c’è il fattore esterno. “Le sanzioni occidentali stanno mordendo . Hanno bloccato il patrimonio della Russia, minacciando di togliere i guadagni passati del Paese di circa 300 miliardi (i famosi asset russi congelati, ndr) e persino di darli all’Ucraina per la ricostruzione. Anche se i guadagni energetici russi rimangono elevati, le ultime sanzioni che coinvolgono Gazprombank hanno ulteriormente colpito la capacità della Russia di vendere petrolio”, ragiona Sobel.
Non è finita. Mosca “sta affrontando una fuga di cervelli di massa e mentre i diplomatici negli Stati Uniti, in Europa e in Ucraina cominciano a cercare percorsi verso una soluzione negoziata, non dovrebbero dare per scontato che la posizione di Putin sia così forte o che il popolo russo possa avere una tolleranza illimitata per la guerra. E questo perché anche se le sanzioni e i beni russi bloccati non metteranno in ginocchio l’economia russa in un colpo solo, rimangono una leva potente e possono essere usati con più forza in qualsiasi accordo per porre fine ai combattimenti e garantire il futuro dell’Ucraina”.
Insomma, un’illusione ottica costruita a tavolino da Mosca. Ma forse nemmeno lo stesso Putin crede a tale artificio. Arrivando a capire “che una delle sue eredità durature sarà un’economia russa decimata dalla guerra e dall’isolamento per gli anni a venire. Altrimenti come si spiega il fatto che ogni volta che si parla di un accordo, la prima richiesta di Putin è la fine delle sanzioni occidentali?”